MESSINA — È morto in elicottero mentre veniva trasferito a Catania perché in tutta la città di Messina non c'era un solo posto di rianimazione disponibile. Un calvario quello del piccolo Mirko, 4 anni, romeno, deceduto dopo essere stato travolto da un'auto e dopo aver peregrinato da un ospedale all'altro senza che si riuscisse a trovare un posto letto per tentare di salvargli la vita
Ora la magistratura ha aperto un'inchiesta per stabilire quanto abbia pesato tutta quella perdita di tempo prezioso. «Stiamo raccogliendo elementi che ci permettano di capire si limita a dire il procuratore di Messina Guido Lo Forte - dobbiamo innanzitutto accertare la tempistica dei soccorsi e capire se eventuali ritardi hanno influito».
Sulla vicenda indaga anche la procura di Catania a cui è stata già consegnata una prima relazione del medico legale. «Stando a quel che ci è stato riferito - afferma il procuratore Enzo D'Agata - il bambino aveva un trauma cranico devastante ed è probabile che non sarebbe stato comunque possibile salvargli la vita. Tanto che il medico legale ha escluso la necessità dell'autopsia. In ogni caso le indagini vanno avanti d'intesa con i colleghi di Messina».
Al di là di quello che diranno gli accertamenti medico-legale e l'indagine della magistratura resta il dato drammatico di una città come Messina in cui non si riesce a trovare un posto letto in rianimazione. «Siamo molto dispiaciuti per la morte del bambino - dice il direttore generale degli ospedali Papardo e Piemonte, Armando Caruso - noi stiamo attivando tutte le procedure e stiamo acquistando gli strumenti sanitari necessari per ampliare entro un mese a otto i posti riservati in rianimazione al Piemonte, che attualmente sono tre».
L'incidente in cui è stato coinvolto Mirko è avvenuto domenica mattina. Il bambino è stato colpito alla testa dallo specchietto retrovisore di una Renault Twingo guidata da Giuseppina La Rocca, 54 anni, che stava attraversando un incrocio nel cuore di Messina. Mirko viveva in un campo nomadi e quando è stato investito era con i genitori, ma ancora non si capisce se sia sfuggito al loro controllo e se fosse lì a chiedere l'elemosina. Sul momento non sembrava nulla di grave. A bordo della stessa Twingo il bambino è stato trasportato all'ospedale «Piemonte» dove si pensava di dover medicare solo un taglio alla testa. Ma i medici l'hanno comunque sottoposto alla Tac che ha evidenziato il gravissimo trauma cranico. A quel punto si è reso necessario ricoverarlo in rianimazione in attesa di decidere come procedere e si è scoperto che in tutta Messina non c'era un solo posto disponibile. Non c'era al Piemonte:
«Da tre giorni - dicono i medici - abbiamo il reparto pieno e non potevamo ospitare il bambino». Da lì Mirko è stato trasferito al «Papardo» che si trova dalla parte opposta della città. Ma anche qui non era libero nessuno degli otto posti letto. E visto che non c'era disponibilità neppure al Policlinico si è deciso di trasferirlo in elicottero all'ospedale «Cannizzaro» di Catania dove però è giunto cadavere. Al momento l'unica indagata per omicidio colposo è la donna che era alla guida dell'auto. Resta da vedere se qualcuno verrà chiamato a rispondere per la mancanza di posti in rianimazione. «Una situazione drammatica - dice il sindaco Giuseppe Buzzanca - che si trascina da anni».
Fonte: corriere.it
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Ora la magistratura ha aperto un'inchiesta per stabilire quanto abbia pesato tutta quella perdita di tempo prezioso. «Stiamo raccogliendo elementi che ci permettano di capire si limita a dire il procuratore di Messina Guido Lo Forte - dobbiamo innanzitutto accertare la tempistica dei soccorsi e capire se eventuali ritardi hanno influito».
Sulla vicenda indaga anche la procura di Catania a cui è stata già consegnata una prima relazione del medico legale. «Stando a quel che ci è stato riferito - afferma il procuratore Enzo D'Agata - il bambino aveva un trauma cranico devastante ed è probabile che non sarebbe stato comunque possibile salvargli la vita. Tanto che il medico legale ha escluso la necessità dell'autopsia. In ogni caso le indagini vanno avanti d'intesa con i colleghi di Messina».
Al di là di quello che diranno gli accertamenti medico-legale e l'indagine della magistratura resta il dato drammatico di una città come Messina in cui non si riesce a trovare un posto letto in rianimazione. «Siamo molto dispiaciuti per la morte del bambino - dice il direttore generale degli ospedali Papardo e Piemonte, Armando Caruso - noi stiamo attivando tutte le procedure e stiamo acquistando gli strumenti sanitari necessari per ampliare entro un mese a otto i posti riservati in rianimazione al Piemonte, che attualmente sono tre».
L'incidente in cui è stato coinvolto Mirko è avvenuto domenica mattina. Il bambino è stato colpito alla testa dallo specchietto retrovisore di una Renault Twingo guidata da Giuseppina La Rocca, 54 anni, che stava attraversando un incrocio nel cuore di Messina. Mirko viveva in un campo nomadi e quando è stato investito era con i genitori, ma ancora non si capisce se sia sfuggito al loro controllo e se fosse lì a chiedere l'elemosina. Sul momento non sembrava nulla di grave. A bordo della stessa Twingo il bambino è stato trasportato all'ospedale «Piemonte» dove si pensava di dover medicare solo un taglio alla testa. Ma i medici l'hanno comunque sottoposto alla Tac che ha evidenziato il gravissimo trauma cranico. A quel punto si è reso necessario ricoverarlo in rianimazione in attesa di decidere come procedere e si è scoperto che in tutta Messina non c'era un solo posto disponibile. Non c'era al Piemonte:
«Da tre giorni - dicono i medici - abbiamo il reparto pieno e non potevamo ospitare il bambino». Da lì Mirko è stato trasferito al «Papardo» che si trova dalla parte opposta della città. Ma anche qui non era libero nessuno degli otto posti letto. E visto che non c'era disponibilità neppure al Policlinico si è deciso di trasferirlo in elicottero all'ospedale «Cannizzaro» di Catania dove però è giunto cadavere. Al momento l'unica indagata per omicidio colposo è la donna che era alla guida dell'auto. Resta da vedere se qualcuno verrà chiamato a rispondere per la mancanza di posti in rianimazione. «Una situazione drammatica - dice il sindaco Giuseppe Buzzanca - che si trascina da anni».
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