
«Siamo partiti il 28 luglio da Tripoli con altre 77 persone, per lo più eritree e in minima parte etiopi», ha detto, «Dopo 6 giorni di viaggio però avevamo finito cibo, acqua, benzina; i cellulari erano ormai scarichi. L'imbarcazione si è trovata in balia dl vento e della corrente. Vi sono stati i primi morti e a mano a mano li gettavano in mare. Sono stati 73. Durante il viaggio abbiamo incrociato almeno 10 imbarcazioni, cui è stato chiesto aiuto, ma invano. Solo nei giorni scorsi, tra lunedì o martedì, abbiamo incrociato un pescatore che ci ha dato acqua e cibo».
I superstiti sono cinque: una donna, due uomini e due minorenni, tutti eritrei. Dura la condanna di Save The Children per l'indifferenza e l'omissione di soccorso nei confronti dei migranti alla deriva nel Mediterraneo. «È necessario», si legge in una nota, «adottare politiche efficaci e di responsabilità condivise a livello europeo per garantire protezione ai migranti adulti e minori in arrivo via mare, in particolare a coloro che scappano da situazioni di pericolo e necessità».
«È fondamentale che principi quale quello del soccorso a migranti che rischiano la vita, in mare, tornino ad essere rispettati», ha aggiunto Carlotta Bellini, responsabile Protezione di Save the Children Italia, «ed è altrettanto importante che l'Italia e l'Unione europea adottino adeguate ed efficaci politiche di gestione dei flussi migratori misti, ossia composti da persone con bisogni di protezione differenti».
Fonte: Repubblica.it
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