ROMA - Nel 2009 il numero di persone occupate dovrebbe flettere dell'1,3%, cioè circa 300.000 posti di lavoro in meno. Lo prevede l'Isae nel suo rapporto sull'economia italiana, ipotizzando per quest'anno un tasso di disoccupazione al 7,9% e al 9,3% nel 2010 (dal 6,7% del 2008).
In base alle previsioni Isae il Pil si contrarrà quest'anno del 5,3% (-5,2% in termini grezzi) mentre l'anno prossimo si prevede una crescita dello 0,2% ( 0,3% senza l'aggiustamento per gli effetti del calendario). Le cifre sono in linea con quelle contenute nell'ultimo Dpef del governo. Tra le diverse componenti della domanda si segnala un calo del 2,2% dei consumi quest'anno ( 0,1% nel 2010) e un calo a due cifre delle spese per investimenti (-11,2%) e per l'export (-18,5%).
Il forte ricorso alla cassa integrazione e alle forme di lavoro part time però, per gli economisti, "contribuirebbero ad attutire l'impatto della crisi sui posti di lavoro effettivamente persi dando invece luogo a una più rilevante flessione del monte ore lavorate".
La previsione, infatti, sull'occupazione totale registra un calo complessivo delle unità di lavoro equivalenti a tempo pieno del 2,7% (pari a circa 664mila unità in meno rispetto al 2008). Una flessione dell'input di lavoro che proseguirebbe anche nel 2010 "pur se in misura meno marcata chiudendo l'anno con -0,8%. A salire, invece, secondo le previsioni Isae, il tasso di disoccupazione che aumenterebbe al 9,3% nel 2010 (dal 7,9% del 2009 e dal 6,7% del 2008), riportandosi così su un livello leggermente superiore a quello del 2001".
Di ripresa graduale parla anche il rapporto Afo elaborato dall'Abi, secondo cui il Pil italiano vedrà un calo del 5% quest'anno per poi risalire dello 0,4% nel 2010 e dell'1% nel 2011. Secondo l'Abi la ripresa economica per l'Italia arriverà gradualmente nel 2010 e nel 2011, con indicatori sostanzialmente in linea con quelli previsti dal Dpef ma le banche sconteranno "pesanti effetti" dalla recessione con un dimezzamento degli utili nel 2009 (dopo il già consistente salasso del 2008), della redditività e una crescita delle sofferenze e della qualità del credito.
La ripresa delle attività produttive per il 2010 "si prefigura lenta nella sua intensita", si legge. Per le banche quindi saranno necessarie "politiche molto accorte su ricavi e costi". L'utile netto vedrà un calo del 49% nel 2009 e per l'anno successivo si prospettano "ulteriori ma lievi effetti negativi con una limatura poco inferiore al punto percentuale". Il superamento della fase critica arriverà solo nel 2011 quando l'utile potrebbe riavvicinarsi ai livelli del 2008. La recessione avrà effetti importanti anche sulla redditività con il Roe in picchiata dal 4,4% del 2008 e al 2,3-2,2 del 2009-2010. In deciso aumento, come ammonito più volte dalla Banca d'Italia, le sofferenze che cresceranno di oltre il 12% nel 2009 e nel 2010.
In base alle previsioni Isae il Pil si contrarrà quest'anno del 5,3% (-5,2% in termini grezzi) mentre l'anno prossimo si prevede una crescita dello 0,2% ( 0,3% senza l'aggiustamento per gli effetti del calendario). Le cifre sono in linea con quelle contenute nell'ultimo Dpef del governo. Tra le diverse componenti della domanda si segnala un calo del 2,2% dei consumi quest'anno ( 0,1% nel 2010) e un calo a due cifre delle spese per investimenti (-11,2%) e per l'export (-18,5%).
Il forte ricorso alla cassa integrazione e alle forme di lavoro part time però, per gli economisti, "contribuirebbero ad attutire l'impatto della crisi sui posti di lavoro effettivamente persi dando invece luogo a una più rilevante flessione del monte ore lavorate".
La previsione, infatti, sull'occupazione totale registra un calo complessivo delle unità di lavoro equivalenti a tempo pieno del 2,7% (pari a circa 664mila unità in meno rispetto al 2008). Una flessione dell'input di lavoro che proseguirebbe anche nel 2010 "pur se in misura meno marcata chiudendo l'anno con -0,8%. A salire, invece, secondo le previsioni Isae, il tasso di disoccupazione che aumenterebbe al 9,3% nel 2010 (dal 7,9% del 2009 e dal 6,7% del 2008), riportandosi così su un livello leggermente superiore a quello del 2001".
Di ripresa graduale parla anche il rapporto Afo elaborato dall'Abi, secondo cui il Pil italiano vedrà un calo del 5% quest'anno per poi risalire dello 0,4% nel 2010 e dell'1% nel 2011. Secondo l'Abi la ripresa economica per l'Italia arriverà gradualmente nel 2010 e nel 2011, con indicatori sostanzialmente in linea con quelli previsti dal Dpef ma le banche sconteranno "pesanti effetti" dalla recessione con un dimezzamento degli utili nel 2009 (dopo il già consistente salasso del 2008), della redditività e una crescita delle sofferenze e della qualità del credito.
La ripresa delle attività produttive per il 2010 "si prefigura lenta nella sua intensita", si legge. Per le banche quindi saranno necessarie "politiche molto accorte su ricavi e costi". L'utile netto vedrà un calo del 49% nel 2009 e per l'anno successivo si prospettano "ulteriori ma lievi effetti negativi con una limatura poco inferiore al punto percentuale". Il superamento della fase critica arriverà solo nel 2011 quando l'utile potrebbe riavvicinarsi ai livelli del 2008. La recessione avrà effetti importanti anche sulla redditività con il Roe in picchiata dal 4,4% del 2008 e al 2,3-2,2 del 2009-2010. In deciso aumento, come ammonito più volte dalla Banca d'Italia, le sofferenze che cresceranno di oltre il 12% nel 2009 e nel 2010.
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