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L'Ilva verso il commissariamento

L’Ilva sarà commissariata. Parola di Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico, che al suo arrivo in aula alla Camera per l’informativa sull’acciaieria pugliese ha dichiarato: “Abbiamo deciso di convocare il governo per mettere a punto un decreto che prevede il commissariamento temporaneo“. Il decreto, ha precisato, “consentirà di gestire l’azienda attuando l’Aia“.

E ha aggiunto: “Siamo consapevoli che il risanamento non può essere condotto con la necessaria convinzione da chi ha determinato l’allarme ambientale di cui stiamo discutendo e che mette a rischio tante persone”. Il decreto, che “è ormai definito”,verrà adottato “nel primo pomeriggio e prevede la sospensione dei poteri degli organi societari e la nomina del commissario”. Al termine di questa fase di gestione eccezionale e straordinaria, secondo Zanonato, “potranno essere ricostituiti gli ordinari organi di amministrazione restituendo alla proprietà i suoi poteri”.

Dalle decisioni che vengono prese sull’Ilva, ha aggiunto il ministro, “dipende il futuro della siderurgia italiana e più in generale la credibilità del nostro Paese“. Perché un’eventuale chiusura dello stabilimento “avrebbe un impatto economico negativo per 8 miliardi di euro annui”. Tuttavia, ha concluso, “gli investimenti pur realizzati in questi anni non sono stati sufficienti a riequilibrare il rapporto tra produzione, salute e ambiente”, visto che “molte disposizioni totalmente o parzialmente disattese dall’azienda”.

Intanto Fabio Matacchiera, presidente del Fondo antidiossina onlus di Taranto, ha annunciato che è pronto a consegnare un esposto alla Procura di Taranto con il video girato da operai e diffuso da alcune tv nazionali che mostra le emissioni all’interno dell’acciaieria, facendo presente che porterà all’attenzione dei “magistrati e alla Commissione europea anche un altro video eclatante girato di notte nelle ore passate”.

Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha concesso ieri all’Ilva la facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo sequestrati per inquinamento il 26 luglio 2012, pur confermando il sequestro. Nei giorni scorsi sia l’autorità giudiziaria di Milano che quella di Taranto hanno disposto il sequestro del patrimonio dei Riva. Nel primo caso i pm milanesi contestano ai proprietari di essere appropriati di oltre un miliardo di euro, finito all’estero e successivamente anche scudato. Il 24 maggio scorso invece i magistrati di Taranto hanno disposto il sequestro di 8,1 miliardi.
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