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"Colle, vicina intesa su nome condiviso" Indiscrezioni: non sarebbe né Amato né D'Alema


ROMA - Una giornata che potrebbe essere decisiva per la corsa al Colle. A meno di 24 ore dalla riunione del Parlamento in seduta comune, la trattativa per un'intesa Pd-Pdl è entrata nel vivo. L'agenzia Agi annuncia che i due partiti sarebbero vicini all'intesa e intenzionati a chiudere la partita su un nome gradito anche a Scelta Civica. Fonti parlamentari riferiscono sche il candidato scelto non sarebbe né Giuliano Amato né Massimo D'Alema ma una personalità che si vuole ancora tenere 'coperta' fino a ridosso delle votazioni. La bersaniana Alessandra Moretti in mattinata aveva annunciato che il segretario Pd aveva "un asso nella manica, un nome di altissimo profilo".

Grillo attacca Bersani. Beppe Grillo, dopo l'offerta di ieri ai democratici, rompe definitivamente con il Pd e lancia un messaggio durissimo al suo segretario: "Ognuno si prenda le sue responsabilità - scive sul suo blog - Bersani ha ignorato i nomi proposti dal MoVimento 5 Stelle per un semplice motivo. Gargamella ha già deciso. Ha fatto le Berlusconarie. Finora questo signore ci ha chiesto solo il voto per un governo Bersani per farsi i cazzi suoi", accusa Grillo, "Berlusconi vuole un garante per i suoi processi. D'Alema, il principe dell'inciucio, e Amato, l'ex tesoriere di Craxi sono candidati ideali. Dopo l'occupazione del Tribunale di Milano da parte dei suoi parlamentari, vorrebbe occupare anche il Quirinale" è la lettura della situazione da parte del leader 5 Stelle. "Dal suo punto di vista - osserva - è un legittimo obiettivo, per Bersani - rincara - è il suicidio della Repubblica di cui lui e solo lui sarà il responsabile". Per il capo dei 5 stelle con "Amato o D'Alema l'Italia andrà alla dissoluzione".

Il primo commento sulle parole di Grillo è del portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia: "Mi pare evidente -scrive su Twitter - che Beppe Grillo sia in piena confusione. E le Quirinarie sono state solo un'illusione per i militanti del mov5stelle".

Sul fronte dei Cinque Stelle, la vincitrice delle Quirinarie - Milena Gabanelli - prende tempo: "Deciderò in giornata se accettare la candidatura", dice. Mentre interviene Gino Strada, il secondo classificato, per dire: "Per ora il candidato del M5S è Milena. Cosa succederà dopo lo decidono loro, non io, sono il secondo più votato, ma è irrilevante, il Movimento ha fatto la sua scelta".

No a Prodi da Scelta civica. Intanto da Scelta civica arriva un no a Prodi: "Serve il consenso anche del Pdl", dice il coordinatore Andrea Olivero. Nelle ultime ore la rosa è stata molto ristretta, ma tutti i candidati sono esposti  veti incrociati. Giuliano Amato, Franco Marini, Massimo D'Alema e l'outsider, il giudice costituzionale Sabino Cassese: questi i nomi possibili per l'accordo. Con ancora qualche chance per Anna Finocchiaro, riproposta dalla Lega, e per Luciano Violante. Ma resta soprattutto, sullo sfondo, il nodo del governo con il Cavaliere sempre intenzionato a collegare le due partite - palazzo Chigi e Quirinale - mentre Bersani insiste sull'esecutivo di cambiamento.

Le candidature. Il segretario Pd ha comunque messo in conto il fallimento e dalla quarta votazione in poi, quando scatterà il quorum della maggioranza assoluta, potrebbero tornare in pista Romano Prodi e Stefano Rodotà, terzo classificato nelle Quirinarie del Movimento 5stelle. Questa sera  incontrerà i senatori e deputati del Pd per concordare con loro la linea da tenere domani, anche se non si escludono sorprese dell'ultima ora come accaduto per i presidenti di Camera e Senato. Saltati, invece, sia l'incontro tra i Cinque Stelle e il Pd, sia l'ufficio di presidenza del Pdl, che era previsto per la mattinata, poi spostato al pomeriggio, infine rinviato a data da destinarsi. Slitta a un orario da definirsi anche l'altro appuntamento in agenda per Silvio Berlusconi, cioè l'assemblea dei gruppi parlamentari che doveva tenersi alle 18.

Gli sherpa hanno lavorato ieri su Amato come prima scelta. Poi, però sono arrivati lo stop secco di Maroni, il veto di Nichi Vendola e il segnale lanciato dal Movimento Cinque Stelle con la vittoria alle Quirinarie di Milena Gabanelli, la giornalista anti-casta. Dopo questi passaggi, il nome dell'ex premier socialista ha perso qualche colpo. Per ora invece nessuna risposta del segretario all'apertura - da alcuni interpretata come una trappola - arrivata da Beppe Grillo: "Bersani voti Gabanelli e, se lei rifiuta, Rodotà".

Oggi, dal fronte Cinque Stelle, sono arrivati attacchi agli altri nomi di papabili. Il deputato Roberto Fico, su Facebook: "Sentire nei corridoi la probabilità che sia Massimo D'Alema a diventare Presidente della Repubblica perché di garanzia come da vent'anni a questa parte anche per Silvio Berlusconi mi fa venire i brividi. Chiedo a molti deputati del Pd di non permetterlo e di lottare ora. Ora o mai più!". Sempre sul social network, un'altra eletta alla Camera, Tatiana Basilio: "Auspichiamo che il parlamento non voti Giuliano Amato. Sarebbe l' ennesimo, madornale errore, il quale si trascinerà per lungo tempo come una coda lunga sette anni".


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