Terremoto giudiziario sulla Lega Nord. La Procura di Milano, in una indagine congiunta con quelle di Napoli e Reggio Calabria, ha indagato il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, ex sottosegretario alla Semplificazione amministrativa, e altre due persone (Stefano Bonnet e Paolo Scala) con l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e appropriazione indebita. Carabinieri e uomini della guardia di finanza si sono presentati quartier generale della Lega in via Bellerio a Milano. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto milanese Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Antonio Filippini. Nella sede del Carroccio c'era anche anche il pm napoletano Henry John Woodcock. "Non vi posso dire niente", si è limitato a dire. A chi gli chiedeva se c'era stata collaborazione da parte dei leghisti, ha risposto: "Certo".
L'ira di Maroni. "Dobbiamo reagire, reagire subito, dimostrando di non avere nulla da nascondere", ha commentato l'ex ministro leghista Roberto Maroni a margine di un incontro all'Università Cattolica. "Questa inchiesta mi sembra particolarmente importante, quindi la risposta giusta che la Lega deve dare è un passo indietro da parte dell'amministratore e la nomina di un amministratore di cui tutti abbiamo fiducia". E l'eurodeputato leghista Matteo Salvini dai microfoni di
Radio Padania: C'è stata una "gentile visita", stamani nella sede della Lega Nord, "proprio mentre migliaia di nostri militanti stavano depositando le liste" per le prossime elezioni amministrative. Noi non crediamo ai complotti, registriamo soltanto quanto è accaduto". Salvini ha poi cambiato i toni quando ha incrociato i giornalisti in via Bellerio: "Non abbiamo nulla da nascondere, comunque in Lega se qualcuno sbaglia paga".
L'inchiesta. L'indagine è partita da accertamenti su transazioni finanziarie sospette di cui erano protagonisti, secondo l'accusa, due uomini d'affari. Da qui i pm sono risaliti ai collegamenti con il cassiere nazionale del Carroccio. I fatti contestati vanno dal 2010 al 2012. A Napoli il tesoriere è accusato di truffa sui rimborsi elettorali, un reato dunque connesso con il finanziamento ai partiti, mentre a Milano di appropriazione indebita per aver sottratto denaro alla Lega Nord. La prima Procura a far partire le indagini è stata quella napoletana, che procede per riciclaggio. Poi una parte dell'inchiesta è passata a Milano. A procedere c'è anche la Procura di Reggio Calabria.
Il filone calabrese. Nel filone calabrese (vedi l'articolo) il nome di Belsito è spuntato in una indagine su movimenti economici di faccendieri legati alla 'ndrangheta. Triangolazioni sospette che stanno portando a numerose perquisizioni in corso a Genova, la città di Belsito. Perquisita anche la società della società Siram, che aveva beneficiato di erogazioni concesse dallo Stato in forma di credito d'imposta. La Siram spa è una grossa società con sede a Milano che si occupa principalmente di energie rinnovabili e servizi ambientali. Il gruppo ha sedi anche a Massa Martana (Perugia) e Roma. La Procura procede "per truffa ai danni dello Stato a carico di Stefano Bonet e Belsito con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram spa con sede a Milano".
Le false fatture. Fra gli episodi più clamorosi contestati al tesoriere leghista ci somme le somme occultate per quattro o cinque milioni di euro che, con una triangolazione con false fatture, uscivano e poi rientravano attraverso società compiacenti. E, soprattutto, nell'agosto 2011 il Carroccio avrebbe ricevuto 18 milioni di rimborsi elettorali attestando un falso bilancio. Ma per questo episodio la Lega sarebbe al momento attuale parte lesa, perché non è possibile accertare se fosse al corrente dell'operazione. E dunque Belsito è accusato per questo motivo di appropriazione indebita.
Gli investimenti in Tanzania. Ci sarebbero anche legami con gli investimenti fatti dalla Lega in Tanzania, che avevano provocato polemiche anche all'interno del partito. L'inchiesta della procura di Napoli scaturisce dall'indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell'Avanti! Valter Lavitola e dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. I magistrati di Napoli sono alla ricerca di prove in relazione al presunto riciclaggio e indagano in particolare sui rapporti fra un imprenditore veneto e Belsito. Fonti della Procura precisano che tuttavia la Lega non è coinvolta in attività di riciclaggio
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L'ira di Maroni. "Dobbiamo reagire, reagire subito, dimostrando di non avere nulla da nascondere", ha commentato l'ex ministro leghista Roberto Maroni a margine di un incontro all'Università Cattolica. "Questa inchiesta mi sembra particolarmente importante, quindi la risposta giusta che la Lega deve dare è un passo indietro da parte dell'amministratore e la nomina di un amministratore di cui tutti abbiamo fiducia". E l'eurodeputato leghista Matteo Salvini dai microfoni di
Radio Padania: C'è stata una "gentile visita", stamani nella sede della Lega Nord, "proprio mentre migliaia di nostri militanti stavano depositando le liste" per le prossime elezioni amministrative. Noi non crediamo ai complotti, registriamo soltanto quanto è accaduto". Salvini ha poi cambiato i toni quando ha incrociato i giornalisti in via Bellerio: "Non abbiamo nulla da nascondere, comunque in Lega se qualcuno sbaglia paga".
L'inchiesta. L'indagine è partita da accertamenti su transazioni finanziarie sospette di cui erano protagonisti, secondo l'accusa, due uomini d'affari. Da qui i pm sono risaliti ai collegamenti con il cassiere nazionale del Carroccio. I fatti contestati vanno dal 2010 al 2012. A Napoli il tesoriere è accusato di truffa sui rimborsi elettorali, un reato dunque connesso con il finanziamento ai partiti, mentre a Milano di appropriazione indebita per aver sottratto denaro alla Lega Nord. La prima Procura a far partire le indagini è stata quella napoletana, che procede per riciclaggio. Poi una parte dell'inchiesta è passata a Milano. A procedere c'è anche la Procura di Reggio Calabria.
Il filone calabrese. Nel filone calabrese (vedi l'articolo) il nome di Belsito è spuntato in una indagine su movimenti economici di faccendieri legati alla 'ndrangheta. Triangolazioni sospette che stanno portando a numerose perquisizioni in corso a Genova, la città di Belsito. Perquisita anche la società della società Siram, che aveva beneficiato di erogazioni concesse dallo Stato in forma di credito d'imposta. La Siram spa è una grossa società con sede a Milano che si occupa principalmente di energie rinnovabili e servizi ambientali. Il gruppo ha sedi anche a Massa Martana (Perugia) e Roma. La Procura procede "per truffa ai danni dello Stato a carico di Stefano Bonet e Belsito con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram spa con sede a Milano".
Le false fatture. Fra gli episodi più clamorosi contestati al tesoriere leghista ci somme le somme occultate per quattro o cinque milioni di euro che, con una triangolazione con false fatture, uscivano e poi rientravano attraverso società compiacenti. E, soprattutto, nell'agosto 2011 il Carroccio avrebbe ricevuto 18 milioni di rimborsi elettorali attestando un falso bilancio. Ma per questo episodio la Lega sarebbe al momento attuale parte lesa, perché non è possibile accertare se fosse al corrente dell'operazione. E dunque Belsito è accusato per questo motivo di appropriazione indebita.
Gli investimenti in Tanzania. Ci sarebbero anche legami con gli investimenti fatti dalla Lega in Tanzania, che avevano provocato polemiche anche all'interno del partito. L'inchiesta della procura di Napoli scaturisce dall'indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell'Avanti! Valter Lavitola e dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. I magistrati di Napoli sono alla ricerca di prove in relazione al presunto riciclaggio e indagano in particolare sui rapporti fra un imprenditore veneto e Belsito. Fonti della Procura precisano che tuttavia la Lega non è coinvolta in attività di riciclaggio
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