ROMA – C’è chi si prostituisce per pagare le tasse universitarie, chi per mantenersi durante gli studi e chi, addirittura, per sfuggire al mondo del precariato.
Per le studentesse italiane, insomma, vendere il proprio corpo per denaro sarebbe ormai tutt’altro che tabù, stando a quanto riportato da Studenti.it.
Già nel 2006, sostiene il sito, il 21 per cento delle ragazze italiane usava il proprio corpo per pagarsi gli studi, come avveniva del resto anche in Francia e in Inghilterra. Ma se allora la prostituzione era vissuta come «un espediente temporaneo», in attesa di un “vero” lavoro, oggi, in alcuni casi lo ha sostituito.
In tempi di crisi, precariato e disoccupazione dilagante, insomma, sono sempre di più le ragazze, dopo aver cercato disperatamente un impiego, si “rassegnano” e scelgono di diventare escort perché, dicono, «è l’unico lavoro che mi dà da vivere e mi permette di pagare l’affitto».
Per capire meglio se la prostituzione sia «frutto della necessità, della disperazione, della reale mancanza di alternative» o, semplicemente, «una scelta che oggi si fa in modo sempre più leggero», il sito ha lanciato un sondaggio, chiedendo ai propri lettori: “E’ giustificabile prostituirsi se non si trova lavoro o non si hanno soldi per studiare?”.
Il 64 per cento degli utenti ha risposto “No, perché c’è sempre un’alternativa”, mentre il 16 per cento lo ha definito legittimo perché “lo fanno tutti” e il 21 per cento ha scelto una soluzione possibilista, affermando che “dipende dalle situazione”. Il 37 per cento, dunque, ritiene che (almeno in alcuni casi) la prostituzione sia un’opzione da considerare.
«Se il passaparola è il sistema a cui ci si affida una volta entrate nel giro, all’inizio le studentesse usano il web per trovare i primi contatti. Nei forum specializzati e non (ad esempio olx.it), gli annunci di richiesta e di offerta sono tantissimi e la frase chiave spesso è “Un aiuto economico in rose per una studentessa“» scrive il sito.
Il passaparola prevale sempre, invece, quando a prostituirsi sono le studentesse più piccole: quelle delle superiori. Spesso, non lo fanno per necessità, ma solo per potersi permettere qualche vestito o accessorio in più.
«Dalle testimonianze di chi si prostituisce e di chi sfrutta il fenomeno, ma anche dai risultati dell’indagine, la sensazione che si ha è che la prostituzione spesso non venga vissuta come un espediente mortificante, a cui ci si piega per reali necessità. E’ invece un modo facile e veloce per poter guadagnare tanto e pagarsi gli studi senza fatica, bypassare il problema del precariato o accedere a beni e servizi di lusso inaccessibili con le sole risorse di cui si dispone» conclude il sito.
Un ritratto di certo poco edificante della nostra gioventù.
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Fonte: Blitzquotidiano.it
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Per le studentesse italiane, insomma, vendere il proprio corpo per denaro sarebbe ormai tutt’altro che tabù, stando a quanto riportato da Studenti.it.
Già nel 2006, sostiene il sito, il 21 per cento delle ragazze italiane usava il proprio corpo per pagarsi gli studi, come avveniva del resto anche in Francia e in Inghilterra. Ma se allora la prostituzione era vissuta come «un espediente temporaneo», in attesa di un “vero” lavoro, oggi, in alcuni casi lo ha sostituito.
In tempi di crisi, precariato e disoccupazione dilagante, insomma, sono sempre di più le ragazze, dopo aver cercato disperatamente un impiego, si “rassegnano” e scelgono di diventare escort perché, dicono, «è l’unico lavoro che mi dà da vivere e mi permette di pagare l’affitto».
Per capire meglio se la prostituzione sia «frutto della necessità, della disperazione, della reale mancanza di alternative» o, semplicemente, «una scelta che oggi si fa in modo sempre più leggero», il sito ha lanciato un sondaggio, chiedendo ai propri lettori: “E’ giustificabile prostituirsi se non si trova lavoro o non si hanno soldi per studiare?”.
Il 64 per cento degli utenti ha risposto “No, perché c’è sempre un’alternativa”, mentre il 16 per cento lo ha definito legittimo perché “lo fanno tutti” e il 21 per cento ha scelto una soluzione possibilista, affermando che “dipende dalle situazione”. Il 37 per cento, dunque, ritiene che (almeno in alcuni casi) la prostituzione sia un’opzione da considerare.
«Se il passaparola è il sistema a cui ci si affida una volta entrate nel giro, all’inizio le studentesse usano il web per trovare i primi contatti. Nei forum specializzati e non (ad esempio olx.it), gli annunci di richiesta e di offerta sono tantissimi e la frase chiave spesso è “Un aiuto economico in rose per una studentessa“» scrive il sito.
Il passaparola prevale sempre, invece, quando a prostituirsi sono le studentesse più piccole: quelle delle superiori. Spesso, non lo fanno per necessità, ma solo per potersi permettere qualche vestito o accessorio in più.
«Dalle testimonianze di chi si prostituisce e di chi sfrutta il fenomeno, ma anche dai risultati dell’indagine, la sensazione che si ha è che la prostituzione spesso non venga vissuta come un espediente mortificante, a cui ci si piega per reali necessità. E’ invece un modo facile e veloce per poter guadagnare tanto e pagarsi gli studi senza fatica, bypassare il problema del precariato o accedere a beni e servizi di lusso inaccessibili con le sole risorse di cui si dispone» conclude il sito.
Un ritratto di certo poco edificante della nostra gioventù.
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