VARESE - La conferenza stampa è prevista per giovedì a Mendrisio, in Svizzera. Gli organizzatori dei mondiali di ciclismo 2009 spiegheranno come hanno utilizzato i 9 milioni di euro ricevuti dal Canton Ticino per l'evento. "Abbiamo speso meno del previsto - spiega il presidente del comitato, Marco Sangiorgio - e restituiremo anche 100mila euro". Le strade per le bici sono state rifatte. Ma non un mattone in più.
Diciotto chilometri più a sud, a Varese, i mondiali sono stati organizzati un anno prima con la procedura d'urgenza della Protezione civile. Ma i conti, due anni dopo, sono un mistero. Si conosce l'ammontare dello stanziamento: 71,4 milioni di euro, per lo più fondi statali. La società organizzatrice, la "Varese 2008 spa", ha un buco di 2 milioni. E la procura indaga per capire come mai tutto quel denaro pubblico abbia prodotto effetti così perversi: mega-alberghi costruiti in zone ad alto rischio idrogeologico che ora lottano con la crisi, ponti e strutture per i ciclisti inesistenti. E un parcheggio mai realizzato in viale Europa. Doveva essere pronto prima dei campionati, invece è ancora una collinetta di terra, fino a pochi mesi fa con l'erba alta e i cartelli di protesta.
Un altro capolavoro firmato Guido Bertolaso, investito da Berlusconi, nel 2005, del potere di derogare a ogni norma urbanistica beneficiando così due immobiliaristi: Salvatore Ligresti e Sandro Polita, costruttore con molti amici nel centrodestra. Il grosso degli appalti, invece - 54 milioni di euro per tangenziali, non del tutto completate - va alla "Varese 2008 scarl", presieduta da Attilio Navarra, che con la sua "Italiana costruzioni" ha già fatto incetta di grandi opere soprattutto a Roma (dalla nuova sede della corte d'Appello, committente il provveditorato alle opere pubbliche Angelo Balducci, al Maxxi). Il resto va ai parcheggi, ad altre opere infrastrutturali e alla preparazione dell'evento.
La gestione dei lavori per i mondiali non convince il gip Giuseppe Battarino, che a luglio respinge la richiesta di archiviare una denuncia di Legambiente per la reggia da 78 camere costruita da Polita a Capolago: "La protezione civile non ha poteri extralegali", scrive. Ed esorta a "verificare che l'esercizio concreto dei poteri attribuiti al Dipartimento sia avvenuto in maniera illegittima o illecita". Ma in procura c'era chi già lavorava in segreto sul sacco della città: il pm Agostino Abate, uno che a Varese ha dato fastidio a molti. A cominciare da Polita, che con lui patteggiò nella tangentopoli varesina. Abate ha già acquisito molte carte. L'inchiesta punta a capire perché sia stata scelta la strada del "grande evento" (solo un anno prima dell'avvio della procedura, nel 2004, un altro mondiale si era svolto a Verona senza corsie preferenziali, costo 5 milioni) e se esistano rapporti extraistituzionali tra i vari soggetti, pubblici e privati, coinvolti nell'affare.
Da chiarire è come, quando e perché entra in gioco Ligresti. L'imprenditore possedeva un bel terreno a due passi dall'ippodromo, con vista sulle Alpi: l'aveva adocchiato nel 1998 quando era ospite, per scontare una pena, di una comunità per tossicodipendenti. Lo compra per poco più di un miliardo di lire. E quando, nel 2005, la federazione di ciclismo sceglie Varese, l'area è lì, pronta per l'inserimento nel "piano delle opere" di Bertolaso come "opera funzionale all'evento" da approvare in variante urbanistica. Gli amministratori vogliono scommettere sul turismo: servono subito nuove strutture ricettive.
Nella "Varese 2008 spa" non ci sono solo amatori del ciclismo, come il presidente Renzo Oldani, leghista doc. Una quota del 10 per cento la detiene la "Società varesina incremento corse cavalli", partecipata dalla "Raggruppamento finanziario" di Ligresti, che oggi detiene il 38 per cento. Per trasformare l'ippodromo in cycling stadium, si asfalta la pista - costo 1,2 milioni di euro - e poi si rimuove l'asfalto. Dei fasti del mondiale ora resta ben poco intorno all'impianto ippico. A parte l'Atahotel di Ligresti, 220 camere e un auditorium congressuale (costruito in variante) difficili da riempire, in una città in piena crisi alberghiera.
Parte con buoni auspici anche l'hotel Capolago. Lo inaugura il 13 settembre 2008, il senatore berlusconiano Antonio Tomassini. "È l'anno zero dello sviluppo della città", declama Polita. Il suo è stato un parto difficile: Bertolaso s'era messo di traverso. Le norme urbanistiche "escludono qualunque tipo di edificazione", aveva tuonato e la richiesta di deroga era inopportuna: "Non sarà sfuggito il ruolo rivestito dallo scrivente commissario in seno al dipartimento civile, struttura operativa di cui si avvale il presidente del consiglio dei ministri per tutelare l'integrità della vita dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi o altri eventi calamitosi, tra i quali è contemplato anche il rischio che grava sull'area in questione".
L'albergo si fa. Direttore dei lavori è Giorgio De Wolf, allora assessore al territorio della Provincia: era il suo piano territoriale a considerare a rischio i terreni di Capolago. Oggi il Comune, di cui è vicesindaco, è in causa con Polita che non ha realizzato ancora le opere complementari previste. Le elenca Fabrizio Mirabelli, del Pd: "Un sottopassaggio per collegare l'albergo e il paese alla pista ciclabile, un infopoint, un bagno pubblico, marciapiedi, un punto ristoro...". De Wolf si dimette. Ma non da vicesindaco: da direttore dei lavori. La riqualificazione dell'area è ferma, i lavori per la costruzione di un ristorante sospesi. Restano i dubbi del gip Battarino. L'intervento edilizio, "non completato in vista dell'evento", scrive, è "contraddittorio rispetto alla funzionalizzazione del piano delle opere al regolare svolgimento dei campionati mondiali di ciclismo".
Fonte: Repubblica.it
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