Mentre proseg

Non contenti – ha aggiunto Gabrielli, vibrante di sdegno – gli aquilani “hanno tenuto un’assemblea, anch’essa fuorilegge, dove hanno contestato la nostra azione, definendola intimidatoria”. E chissà mai quale legge eventualmente scampata al rogo di Calderoli proibisce ai cittadini di riunirsi in assemblea e di definire “intimidator ia” un’iniziativa intimidatoria di un prefetto e della Digos al seguito. Nelle stesse ore, il presidente del Consiglio violava platealmente per l’ennesima volta il silenzio elettorale, improvvisando il solito comizietto fuorilegge nel suo seggio, invitando a votare per lui e contro Di Pietro. L’aveva già fatto nel 1999, nel 2004 e nel 2006. Intanto i cosiddetti onorevoli Gasparri e La Russa associavano Di Pietro ai terroristi dei pacchi-bomba. Ma nessun prefetto s’è mai sognato di denunciarli per violazione del silenzio elettorale. Così come nessun prefetto è mai intervenuto sui milioni di sms inviati nel 2006 da Palazzo Chigi per invitare gli italiani nel giorno del silenzio, a votare.
Non contento delle 37 leggi ad personam che hanno legalizzato i suoi reati, il ducetto brianzolo ha creato un clima tale per cuim le sue illegalità vengono bellamente ignorate dalle forze dell’ordine, mentre condotte assolutamente legittime, come contestare e criticare il governo, vengono criminalizzate e sanzionate senza che alcuna legge le proibisca. L’incredibile trattamento subìto dal vicequestore Genchi, sospeso tre volte in un anno dal capo della Polizia Antonio Manganelli per aver parlato troppo, mentre le decine di poliziotti violenti condannati per le sevizie del G8 di Genova restano tutti al loro posto, e in certi casi vengono addirittura promossi, è un altro segnale inquietante. Sappiamo bene che le forze dell’ordine sono popolate di decine di migliaia di fedeli servitori dello Stato che, malpagati e mortificati da continui tagli di organico e di risorse, seguitano a fare ogni giorno il proprio dovere.
Ma quando gli ordini superiori stridono così clamorosamente con i princìpi di imparzialità e legalità, non resta che un’alternativa: o l’obbedienza a direttive ingiuste (dietro cui si confondono anche le minoranze deviate, ansiose dimenare le mani) o l’obiezione di coscienza. Seguitare a far finta di nulla è sbagliato e pericoloso. Quando si manda la polizia a reprimere il dissenso, la democrazia se la passa maluccio. E chi trova normale quanto sta accadendo diventa complice del regime. Possibile che i partiti di opposizione non abbiano nulla da chiedere al ministro dell’Interno e al capo della Polizia?
Fonte: Fatto Quotidiano del 30.03 2010
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