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Federalismo, rischio pareggio E Bossi minaccia la crisi

ROMA - Il federalismo rischia grosso. E con lui tutto il governo. Oggi il provvedimento deve affrontare il parere della "Bicameralina" e la Lega avverte: "Senza maggioranza si va alle elezioni anticipate". Dopo una giornata di tensione e di tentativi disperati del Carroccio di raggiungere un accordo con le opposizioni, ieri la maggior parte degli emendamenti hanno inchiodato la Commissione, composta da deputati e senatori, sul risultato del 15 pari, in pratica un voto negativo anche se il parere non vincolante consente al governo di ripresentare il decreto legislativo nella versione originale oppure di modificarlo trasferendo la partita in aula. Una scivolata per la Lega che ha tentato fino all'ultimo di portare a casa l'approvazione della riforma con una larga maggioranza.

Un tentativo di ricucire le fila del federalismo, ormai sotto il tiro di numerose critiche, anche se accettato dall'associazione dei Comuni, è stato condotto dal ministro leghista Calderoli che si è fatto promotore di un vertice da Berlusconi con il finiano Mario Baldassarri. Sono state prese in esame le tre le proposte che l'economista del Fli avanza da giorni: compartecipazione all'Iva invece che all'Irpef per rendere più omogeneo sul territorio nazionale il gettito; fondo di un miliardo di sostegno per gli affitti; detrazione dell'Imu dall'Irpef per far gravare il costo sulle casse dello Stato e non sui Comuni. La mossa ha avuto solo un parziale successo: il passaggio dall'Irpef all'Iva tradotto in un emendamento è
stato approvato all'unanimità con i voti delle opposizioni. Respinte le altre due proposte, anche se con qualche spiraglio sul fondo inquilini.

"Restano gli squilibri iniziali, non è un provvedimento pienamente federalista", ha avvertito in serata Baldassarri che, a testimonianza del suo dissenso, ha continuato a votare no insieme alle opposizioni durante il passaggio degli altri emendamenti. Del resto la posizione del Pd e del Terzo polo non lasciava margini: in una riunione nel pomeriggio, cui ha partecipato anche l'economista finiano, le opposizioni decidevano una linea di condotta comune: sì solo sulla questione Iva ma sul voto finale di oggi, in assenza di aperture, sarà no. In un clima politico incandescente le speranze del federalismo di essere approvato oggi diminuivano di ora in ora. In serata il finiano Bocchino sentenziava: "Non è potabile, voteremo no". Ed Enzo Bianco chiosava: "Con il pareggio il decreto non può andare avanti". A nulla sono servite le assicurazioni di Berlusconi rese ieri sera al Tg1 mentre erano in corso le votazioni: "Il federalismo non comporterà nessun aumento delle imposte". I vertici della Lega si sono incontrati a cena con il ministro Tremonti e in un vertice notturno con Berlusconi a Palazzo Grazioli. "Dobbiamo portare a casa il federalismo - ha detto Bossi - c'è il rischio che salti tutto". Il senatùr è stato molto chiaro: senza maggioranza in Bicamerale si va alle elezioni anticipate, ha detto al premier, secondo quanto filtrato al termine dell'incontro. Al ministro Calderoli il mandato di trattare fino all'ultimo. Momento cruciale, dunque, e lo conferma anche l'editoriale della Padania di oggi (anticipato ieri): "Il federalismo è una grande occasione, l'attuale classe politica rischia la bocciatura definitiva, i padani non capirebbero uno stop".

Il rischio da scongiurare per la maggioranza è che oggi in Bicameralina vada in scena un nuovo pareggio (15 a 15, con la sudtirolese Thaler schierata a favore del sì), ovvero una bocciatura formale, sulla base del regolamento della Commissione (non condiviso dal presidente la Loggia che parla di "parere non espresso") e politica. A quel punto il governo avrebbe due opzioni: eludere il giudizio della Commissione e varare il testo ma nella versione originaria del 4 agosto (senza gli emendamenti dell'Anci); oppure rivolgersi direttamente alle Camere presumibilmente con il testo uscito dalla Bicamerale.


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 Fonte: Repubblica.it

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