ROMA - "È un atto evidentemente illegale e abusivo, sono d'accordo con il nostro avvocato Nabor Bulhoes: andiamo avanti con il ricorso al Tribunale Supremo". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha aperto da ieri la nuova pagina nella lunga battaglia politica e legale per l'estradizione di Cesare Battisti in Italia. Nel suo ufficio alla Farnesina Frattini da mesi ha in evidenza il fascicolo con gli ultimi aggiornamenti del caso: da magistrato e da ex vice-presidente della Commissione Ue con delega alla Giustizia, il ministro ha avuto la capacità di mantenere un buon controllo tecnico di tutta la vicenda e di impostare ogni passo giudiziario. Adesso però c'è bisogno di aprire anche una nuova fase politica: "Seguiremo ancora la via del ricorso al Tribunale supremo, la via giudiziaria contro la decisione di Lula", ha detto ieri Frattini ai suoi collaboratori, "ma questo non basta: noi non vogliamo che saltino complessivamente i rapporti fra Italia e Brasile, ma sul piano del rapporto bilaterale fra i governi la mancata estradizione di Battisti si farà sentire. Non possiamo far finta di nulla".
Dopo aver parlato con Silvio Berlusconi, con Gianni Letta e col ministro della Difesa Ignazio La Russa, Frattini ha deciso di chiedere ai deputati della maggioranza di congelare alla Camera l'accordo strategico Italia-Brasile che doveva essere ratificato proprio in gennaio. Una prima mossa "politica" anche per recuperare terreno rispetto alla trascuratezza con cui per mesi
il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva dato idea di seguire il caso Battisti.
"Come Governo noi abbiamo fatto la nostra parte, avevamo negoziato un accordo importante per la nostra industria, ma anche per la crescita e la stabilizzazione del Brasile", dice a Repubblica il ministro della Difesa La Russa: "Frattini propone una pausa di riflessione, mi sembra inevitabile: adesso la decisione spetta alla Camera, ma non possono non esserci conseguenze".
La decisione di congelare l'accordo con il Brasile non sarà senza conseguenze per l'Italia, che fra i due paesi economicamente avrebbe avuto tutto da guadagnare nel rafforzare la collaborazione economica con Brasilia, ma sia per Frattini che per La Russa la questione Battisti ormai va al di là del singolo caso giudiziario del terrorista, ma coinvolge la capacità politica dell'Italia stessa in campo internazionale.
Frattini ha detto ai suoi collaboratori che "per l'Italia i motivi con cui Lula giustifica la sua decisione sono sconcertanti: ha messo in dubbio lo stato di diritto, la saldezza delle nostre istituzioni e della stessa Costituzione". E proprio per questo, prima di rientrare a Roma richiamato "per consultazioni", ieri l'ambasciatore d'Italia Gherardo La Francesca è stato mandato a consegnare una lettera alla nuova presidente Dilma Roussef in cui Frattini invita la nuova presidente a rivedere la decisione di Lula. "Nessuno di noi crede che la Roussef possa rivedere la decisione del suo predecessore dal giorno alla notte", dice un collaboratore del ministro degli Esteri, "ma noi non possiamo non far diventare questo di Battisti il tema centrale della protesta di tutte le istituzioni italiane con il governo federale brasiliano".
La formula "tutte le istituzioni" include anche il Quirinale: da giovedì pomeriggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era rimasto in attesa di una telefonata di Lula che poi non c'è stata. La presidenza brasiliana ha spiegato che le telefonate a Napolitano e Berlusconi - concordate dai consiglieri diplomatici - erano state cancellate dopo la nota di protesta "preventiva" diramata giovedì sera da Palazzo Chigi. "Il risultato è stato un comportamento sconclusionato, che chiaramente ha irritato il presidente della Repubblica", dice una fonte vicina al Quirinale. Inizia un nuovo anno, con un nuovo presidente brasiliano e un punto a favore di Cesare Battisti nella battaglia contro la sua estradizione: ma la battaglia sarà ancora lunga.
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Fonte: Repubblica.it
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