INTEVISTA AL WELT (Germania)
“Senza alcuna presunzione credo che si possa dire che se ci guardiamo intorno e se volgiamo lo sguardo alle settimane passate, possiamo dire che abbiamo tutto il diritto di essere soddisfatti”. Così è iniziato l’intervento di Gianfranco Fini che da Bastia Umbra ha ripercorso il periodo trascorso fra il discorso di Mirabello e questa due giorni. “C’era chi con superficialità ci aveva liquidati dicendo che eravamo senza spessore poltico. Ma ora ci siamo trovati ad essere politicamente determinanti per le sorti del governo e soprattutto per l’avvenire della nostra patria”. Fini ha poi ringraziato la platea a partire dai neofiti, quelli che non avevano esperienze politiche prima di Fli, al mondo delle associazioni e della società civile. “E’ bello constatare come noi oggi siamo la sintesi del disegno di quello che doveva essere il Popolo delle libertà”.
Fini continua dicendo che le porte del nuovo partito sono aperte a tutti, tranne che “agli affaristi e ai carrieristi”. Parla alla pancia della platea, evocando il buon nome della patria e del passato glorioso dell’Italia, a partire dal patrimonio cultrale che il mondo intero ci invidia. Poi una stoccata a Berlusconi: “Che tristezza la notizia che ha fatto il giro del mondo del crollo della domus dei gladiatori di Pompei. E che tristezza l’altra notizia che nelle scorse settimane ha sempre cavalcato le cronache internazionali. L’Italia non merita questa immagine”. Sempre con Berlusconi sottotraccia, Fini comincia a parlare di politica, a partire dalla legalità: “La legalità non è solo il pacchetto sicurezza, è un abito mentale. Legalità vuole dire rispetto delle istituzioni, rispetto dello Stato. La precondizione perché ci sia libertà. Senza la quotidiana prova che la legge è uguale per tutti, la legalità diventa solo quella del più forte”. E poi i diritti civili. Dai migranti ai cittadini italiani di seconda generazione, quelli che considerano l’Italia la loro patria anche se non è la terra dei loro padri. La cittadinanza non può essere declinata con il leghiamo che non capisce come la nostra società sarà diversa da quella attuale e che avrà il dovere di integrare chi viene da posti lontani. “Non c’è in nessuna parte d’Europa un movimento politico così arretrato culturalmente come questo Pdl che va dietro al leghismo”. E ancora a braccio il presidente passa dal lavoro “in ogni parte dell’Occidente si è alla ricerca di una sintesi fra capitale e lavoro per un sistema che sia al servizio del popolo e non di una parte di essa”, rivendicando la centralità del lavoro nell’economia, alla famiglia: “Dobbiamo colmare un divario e dobbiamo allinearci agli standard europei sulle famiglie di fatto”.
Battaglie e temi programmatici che secondo Fini potranno far colmare il divario fra la destra italiana e quella europea. “Dobbiamo dare vita davvero a quella grande rivoluzione liberale che non si è realizzata se non in minima parte. Dobbiamo incarnare il moderatismo italiano con grande spirito riformatore. Cambiare il volto della società e ammodernare le istituzioni”. Dai temi sociali a quelli economici con un altra stoccata a B. “Questo non è il paese dei balocchi che di tanto in tanto dipinge Silvio Berlusconi”. Fini dà l’onore delle armi al ministro dell’economia Giulio Tremonti che ha saputo fronteggiare la crisi finanziaria. “Noi però gli contestiamo le modalità. Perché le politiche dei tagli lineari e cioè di togliere ai dicasteri soldi senza valutare caso per caso, ha rappresentato una scappatoia per non scegliere. Si toglie qualcosa a tutti e non si decide su cosa si deve tagliare e su cosa invece bisogna investire”.
Per il presidente le priorità del governo non possono essere il ddl sulle intercettazioni. Al contrario, secondo il leader, c’è la questione dell’indebolimento del senso di appartenenza alla comunità nazionale. “Quando si brucia il tricolore, come è successo a Terzigno, si vilipende il senso dell’unità nazionale”. Quei fatti, secondo Fini, sono frutto dell’egoismo strisciante in termini territoriali che è il motore della Lega Nord. Poi il welfare, con un occhio particolare ai giovani, nuovo soggetto debole al fianco degli anziani o dei portatori di handicap. “C’è un conflitto generazionale. Oggi i giovani sanno perfettamente che se hanno un tenore di vita accettabile lo devono ai sacrifici della famiglia”. Su tutti questi punti, Fini lancia un’ulteriore stoccata per B: “Più che un governo del fare, questo sembra un governo del fare finta”.
Ed ecco il capitolo sui temi etici e sui comportamenti di Berlusconi da giorni di nuovo al centro delle cronache. Secondo lui il moralismo è la peggiore attitudine di molti italiani. “Di tanti sepolcri imbiancati”. E poi continua: “E’ il motivo della progressiva perdita di decoro a partire da chi, se gli piaccia o no, è chiamato ad essere d’esempio per il ruolo che ricopre”. Per stigmatizzare la sua lontananza dai comportamenti del premier, Fini cita l’invisa prima Repubblica. “Ho rimpianto del rigore e dello stile e del comportamento come di Moro, Berlinguer, Almirante e La Malfa. Persone che non si sarebbero mai permesse di trovare ridicole giustificazioni a ciò che non può essere giustificato”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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