Fin dall’inizio abbiamo riconosciuto il valore e anche il coraggio della svolta di Fini. Senza la sua pur tardiva battaglia per la legalità, corroborata da fedelissimi come Fabio Granata e Giulia Bongiorno, le porcate supreme del “processo breve” e del bavaglio sulle intercettazioni sarebbero leggi dello Stato. E, se oggi s’intravede il tramonto del lungo incubo berlusconiano, lo si deve soprattutto al distacco di Futuro e libertà. Ciò premesso, però, una domanda s’impone: che cosa vuol essere Futuro e libertà? Un partito con un’identità netta intorno ai valori di una destra normale, cioè legalitaria e rigorosa, o un caravanserraglio di riciclati berlusconiani in fuga dalla nave che affonda? Ogni giorno le cronache segnalano le “new entry” (new si fa per dire) che si accalcano all’ingresso del partito finiano senza incontrare la benché minima resistenza: che so, un filtro, un buttafuori, un cerbero che prenda le generalità dell’aspirante futurista e gli ponga almeno un paio di domande su come la pensa su alcuni princìpi cruciali. Forse perché i princìpi, a parte la vaga evocazione a Mirabello, stentano a emergere con la necessaria chiarezza. Si spera che ciò avvenga domenica a Perugia. Nell’attesa, però, entra di tutto e non si butta via niente. Come se l’unico criterio fosse quello numerico, più adatto a un circo che a un partito: più gente entra più bestie si vedono. Non sempre, in politica, è la somma che fa il totale. Il rischio, insomma, non è tanto che Fli si riduca a un bonsai della vecchia An, ma a una Forza Italia senza Berlusconi. Uno degli ultimi acquisti, per dire, è Tiziana Maiolo, già redattrice del Manifesto e candidata a sindaco di Milano per Rifondazione comunista, che nel '94 saltò sul carro del vincitore, cioè di Forza Italia e ora ha fatto lo stesso sul carro finiano: che c’entra con Fli questa presunta “garantista” che ha proposto l’abolizione dei pentiti di mafia, della custodia cautelare (per tutti!) e del 416-bis, cioè dell’associazione mafiosa, e ha passato la vita a insultare i migliori magistrati anticorruzione e antimafia? Alfredo Biondi è dato in avvicinamento: è l’autore della prima legge ad personam dell’Era Berlusconiana, il decreto che nel '94 aboliva il carcere per i reati di Tangentopoli, guardacaso alla vigilia degli arresti per le tangenti Fininvest alla Guardia di finanza; il decreto fu poi ritirato a furor di popolo grazie allo smarcamento di Fini e Bossi. Possibile che Fini abbia perso la memoria? Che c’entra l’avvocato Biondi con l’idea di legalità sbandierata da Fli? Poi c’è il piemontese Roberto Rosso: era nella Dc con Vito Bonsignore, nel '93 fondò il movimento “Mani Pulite”, poi passò a Forza Italia e si fece le sue brave cinque legislature; appena tre mesi fa s’è dimesso da vicepresidente della giunta Cota per lo scandalo Phonemedia; ancora sette giorni fa giurava che “mille motivi mi trattengono nel Pdl” e assicurava grande “stima” a Denis Verdini; poi l’improvvisa folgorazione: finiano della prima ora, un antemarcia.
Ma si può? Imbarcato anche Giampiero Catone, che ha girato un po’ tutti i partiti e visitò anche le patrie galere: ora dice di aver risolto tutti i guai con la giustizia, ma il curriculum resta da paura. Pare che sia tentato da Fli anche Valerio Carrara, celebre perché nel 2001, unico deputato eletto nell’Idv, appena entrato alla Camera si convertì a Forza Italia in meno di 24 ore: ora ha un’altra crisi di coscienza, sempre dove tira il vento, ça va sans dire. Ormai, sull’Arca di Noè, manca soltanto Jimmy il Fenomeno. Ma che deve fare un politico per essere respinto all’ingresso di Fli? Alla domanda del nostro Ferrucci se abbiano mandato indietro qualcuno, i colonnelli finiani hanno risposto: sì, uno, Lunardi. Bene. Ma per entrare basta non essere Lunardi, o è richiesto qualche altro requisito? Tipo magari la coerenza con il progetto finiano? Se è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini, forse è il caso di schiarirsi le idee e poi guardare in faccia gli uomini. Certa gente basta guardarla in faccia e si capisce tutto.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 04 novembre, 2010
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Penso che non rimasto,oggi come oggi,guardando nella faccia degli politici,dire andati a casa tutti,torniamo ai dieci comandamenti metendo la prima legge non rubare,poi si va a votare,speriamo che gli Italiano trovino un altro Dio +(figlio di Dio) +spirito di mani puliti.
Questi stanno attaccati al carro del potere come piovre. Sono parassiti come l'Helicobacter intestinale, che morirebbero immediatamente al di fuori del loro ambiente, perché non sanno far niente altro che rubare. I nomi citati nell'articolo sono significativi: zavorra umana, esseri inutili, pinguini goffi, ma abilissimi nel nuotare nella melma della politica italiana. Sarebbe ora di dare un segnale forte.