“I politicanti vedi che sono scemi, si accontentano di 10.000 di telefono”. Saverio Moscato parla chiaro. Ufficialmente lui fa l’imprenditore. In realtà è un capo della ‘ndrangheta che comanda in Lombardia. La sua zona è quella di Desio, nel cuore della ricca Brianza. L’intercettazione porta la data del 24 gennaio 2009. Come molte altre, finirà nelle carte dell’inchiesta ‘Infinito’ che il 13 luglio scorso ha sollevato il velo sulla presenza delle cosche in terra di Padania.
A distanza di quattro mesi, quella valanga giudiziaria ha terremotato l’influente politica brianzola. Da ieri infatti e dopo le dimissioni di 17 consiglieri, il comune di Desio, a guida Pdl, è ufficialmente sciolto. Un colpo definitivo assestato anche grazie al supporto di sei consiglieri della Lega nord. Il comune si scioglie per infiltrazioni mafiose. In Lombardia non era mai successo. Questo si legge nel documento firmato dai politici dimissionari in cui si motiva la scelta “con il coinvolgimento nell’inchiesta ‘Infinito’”. Intanto, ieri sera Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd, ha fatto un’interrogazione al ministro dell’Interno Maroni “per capire cosa sta succedendo nella città di Desio”.
Eppure in quel gennaio 2009 trame e collusioni scorrono sotto traccia. Saverio Moscato, così, può parlare in serenità. “A Ponzoni, l’ultima volta che è andato su ho speso 10.000 euro di matite, omaggio per quando si vota Ponzoni” perché “vorrei partecipare all’Expo”. Il progetto è chiaro. Il cavallo su cui puntare anche. Massimo Ponzoni, ex assessore regionale, è l’enfant prodige del Pdl in quella zona. Pupillo del governatore Roberto Formigoni, incassa migliaia di preferenze a ogni tornata elettorale.
E del resto, in questo lembo di Lombardia le preferenze contano più che in altre zone. A fare il pieno sono soprattutto i candidati del Pdl. Sul totale dei voti azzurri, il 66% è dato dalle preferenze. Non capita da nessun’altra parte. Nemmeno a Milano dove la media si attesta sul 30%. A Desio, dunque, qualcuno è in grado di spostare un pacchetto di voti non di poco conto. E lo fa con metodi tipici delle zone ad alta densità mafiosa. “Alle ultime amministrative – ci racconta un politico locale che vuole restare anonimo – davanti a certi seggi stazionavano persone dalla mattina alla sera”. Che facevano? “Controllavano chi entrava, altri portavano gente, soprattutto anziani, passavano bigliettini”. Senza contare che tra i rappresentanti di lista da sempre spuntano nomi di personaggi legati alla potente cosca Iamonte-Moscato.
Insomma, che a Desio la ‘ndrangheta fosse di casa era il segreto di pulcinella. Contatti e relazioni duravano da anni. Ma sono emersi solo dopo l’indagine di questa estate. Tra i vari nomi spicca quello del consigliere comunale del Pdl Natale Marrone. Lui, pur non indagato, si rivolge a un boss della zona come Pio Candeloro per pianificare l’aggressione a un dirigente del comune di Desio. Domanda: “La possiamo fare qualche azione o no?”. L’altro abbozza. Quello prosegue: “Gli faccio un’azione preventiva, per fargli prendere un po’ di paura”. Il mafioso, però, fa finta di non capire. L’obiettivo infatti è Rosario Perri. Già a capo dell’ufficio tecnico del comune di Desio ed ex consigliere nella provincia di Monza e Brianza, Perri viene definito “appoggiato da persone di rispetto”. In un’intercettazione racconta al figlio di avere 500 mila euro “nei tubi” e di aver aperto un conto cifrato a Lugano. Dalle informative della polizia giudiziaria emergono i suoi rapporti con un imprenditore legato alla cosca Moscato. Né Perri né Marrone sono indagati.
Lo è invece Massimo Ponzoni, non per mafia, però, ma per bancarotta fraudolenta. E questo nonostante le intercettazioni provino i suoi rapporti con i boss Salvatore Strangio e Fortunato Stellitano. E comunque, tanto basta perché la giunta del sindaco Giampiero Mariani vada a casa. Ora la palla passerà al Prefetto che dovrà nominare un commissario per traghettare il comune alle elezioni della prossima primavera.
Fonte: Il FQ
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