Il boss aveva un patrimonio di 3 milioni di euro ma percepiva l'indennità di disoccupazione. E' il caso di Giovanni Trapani, reggente della famiglia mafiosa di Ficarazzi - comune alle porte di Palermo - arrestato dai carabinieri lo scorso 5 agosto, nell'ambito dell'operazione "Iron man". Nonostante il suo patrimonio, risultava nullatenente e percepiva dal 2009 circa 700 euro mensili. Adesso i militari del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito nei suoi confronti un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano.
I sigilli sono stati apposti a beni per 3 milioni di euro, fra cui le ditte "Pa. Ma. Costruzioni di Pace Marianna", con sede a Ficarazzi, specializzata nell'edilizia, e "Triassi Srl", con sede legale a Ribera (Agrigento), società specializzata nel movimento terra. Sequestrati anche conti correnti, beni immobili, alcune auto di pregio, mezzi d'opera, cinque appartamenti, titoli azionari e terreni agricoli.
Il boss mafioso, dunque, titolare occulto di un impero imprenditoriale milionario, dal 2009 era riuscito a percepire un'indennità di disoccupazione, per un ammontare di circa 700 euro mensili. Tale indennità è un sostegno economico corrisposto dall'Inps ai lavoratori dipendenti assicurati contro la disoccupazione involontaria, che siano stati licenziati.
E il 54enne Giovanni Trapani, boss di Ficarazzi che gestiva direttamente il racket delle estorsioni, è risultato essere stato licenziato dalla sua stessa azienda: la Triassi, tra i beni oggetto del provvedimento di sequestro preventivo emesso dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Ignazio De Francisci, e dai sostituti Nino Di Matteo, Marcello Viola e Francesca Mazzocco, nell'ambito dell'operazione "Iron man 2". Sulla vicenda sono in corso gli accertamenti con gli organi erariali competenti per l'ipotesi di truffa ai danni dello Stato.
Trapani, appartenente alla leva storica della mafia palermitana, si è mostrato sempre molto accorto nel non ostentare la sua ricchezza, presentandosi in maniera dimessa, muovendosi a bordo di vecchie utilitarie, quasi sempre con abiti da lavoro. E, con pari accortezza, il boss aveva anche predisposto un piano di occultamento dei beni in caso di arresto, che tuttavia non è riuscito a mettere in atto per l'intervento tempestivo della procura palermitana e degli investigatori.
Ad esempio, tutte la vetture di pregio, tra cui un suv, riconducibili alla ditte intestate fittiziamente ai parenti del capomafia e utilizzate da questi ultimi per fini personali, erano state affidate in conto-vendita a una concessionaria di Ficarazzi, con la direttiva che però non fossero esposte nell'autosalone, ma venissero mostrate ad eventuali acquirenti interessati all'interno di un garage di comodo, lontano da occhi indiscreti, per non attirare le attenzioni dei carabinieri.
Per questo, risultano indagate per trasferimento fraudolento di valori Maria Giuseppina Triassi, 41 anni, di Siculiana (Agrigento), moglie del boss; Silvana Trapani, 49enne di Ficarazzi, sorella di Giovanni; Mariangela Manna, 28enne di Palermo, figlia di Silvana; Marianna Pace, 38enne di Palermo, nipote di Giovanni Trapani. Tra i beni sequestrati anche camion, ruspe, escavatori, caterpillar e bobcat, molti dei quali impegnati in numerosi cantieri a Ficarazzi, Agrigento e Siculiana, nell'ambito della florida attività economica del capomafia.
Fonte: Repubblica.it
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