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Il 20% delle specie è a rischio Colpa della perdita di habitat


UN QUINTO delle specie animali e vegetali del nostro pianeta è direttamente minacciato dall'estinzione. E' questo il risultato dell'ultimo rapporto sullo stato di salute dell'ambiente terrestre mostrato durante il summit delle Nazioni Unite sulla biodiversità che si sta tenendo in Giappone. Il dato è ancor più preoccupante perché la situazione risulta in peggioramento rispetto agli anni scorsi.

Il rapporto mostra come gli animali a maggior rischio siano gli anfibi, dei quali risulta minacciato il 41% delle specie, mentre gli uccelli sono tra i meno in pericolo con solo il 13% delle specie. Le aree dove la sopravvivenza degli animali è più a rischio si trovano nel sudest asiatico: qui la perdita di habitat, soprattutto dovuto al taglio delle foreste per far spazio all'agricoltura, soprattutto per i biocarburanti, raggiunge i massimi livelli.

Anche il mondo vegetale sta soffrendo: Stephen Hopper, Direttore del Royal Botanic Gardens Kew, ha attirato l'attenzione su un recente studio sulle piante, coordinato dal Kew e dall'Iucn (Union for the Conservation of Nature), secondo il quale oltre un quinto di tutte le specie vegetali sono minacciate. La maggioranza delle piante in pericolo si trovano nelle regioni tropicali. Anche in questo caso il pericolo peggiore è la perdita di habitat causata dall'uomo. "Circa il 29% delle conifere, che sono presenti in tutto il mondo, in quasi tutti tipi di foreste, sono di fronte all'estinzione. E altre specie in pericolo sono considerate fondamentali per un ambiente, al punto che senza di esse l'intero ecosistema potrebbe crollare su se stesso, causando l'estinzione di altre specie", ha spiegato il ricercatore.

"Si sta erodendo quella che è la spina dorsale della biodiversità", ha detto Edward Wilson della Harvard University, tra i più importanti ecologisti al mondo, che ha continuato: "Un piccolo passo in su della Lista Rossa (la Lista Rossa è l'elenco delle specie in pericolo di estinzione), è un grande passo verso l'estinzione totale. E quel che conosciamo è, in realtà, solo una piccola finestra sulle perdite globali del pianeta".

Qualche speranza tuttavia, che non tutto sta precipitando verso il baratro esiste. I ricercatori, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Science, affermano infatti che esistono le prove che i progetti che sono stati realizzati per la conservazione dell'ambiente hanno per la maggior parte avuto un impatto positivo a livello mondiale. "Quando gli sforzi sono realmente concentrati per risolvere un problema i risultati non tardano ad arrivare. In molte isole ad esempio, gli uccelli sono in ripresa, proprio perché sono stati oggetto di conservazione", ha detto Simon Stuart, Presidente della Species Survival Commission per la Iucn. Altre specie sono state protette in cattività prima di ridare loro la libertà. Esempi sono il condor della California, il furetto dai piedi neri degli Stati Uniti e il cavallo di Przewalski in Mongolia. Anche il divieto di caccia ha avuto effetti molto benefici. E' il caso delle balene la cui popolazione è crescuita così rapidamente che oggi le megattere sono state escluse dalla Lista Rossa.

Per la presidente di Nature Serve, Mary Klein, questi dati provano che quando si conducono lavori con finalità precise e con finanziamenti sufficient, la conservazione delle specie minacciate e dei loro habitat può essere efficace. Noi sappiamo che si può ancora salvaguardare la biodiversità, è sufficiente raddoppiare gli sforzi".
Wwf e Lipu hanno chiesto che l'Italia si faccia promotrice di un accordo internazionale per la conservazione della natura e della biodiversità a livello mondiale. Quanto non si è riusciti a realizzare entro il 2010 si dovrebbe ottenere entro il 2020: far sì cioè che ciascun Paese preservi il 20% del proprio territorio con aree protette.


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