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"Trovai il papello di Ciancimino ma il colonnello mi disse: lascialo lì"


PALERMO - Il capitano Angeli teneva in mano il "papello", l'aveva appena trovato nella casa di Massimo Ciancimino durante una perquisizione. Era il 2005. Telefonò al suo superiore, il colonnello Sottili, ma quello gli ordinò di lasciare perdere. Gli disse: «Non c'è bisogno di prenderlo, l'abbiamo già». È un racconto dai toni clamorosi: l'ha fatto un maresciallo dei carabinieri, il 20 luglio scorso, ai magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. E adesso la Procura chiede che il maresciallo Saverio Masi, così si chiama, venga presto chiamato a deporre al processo Mori.

«È stato il capitano Angeli a raccontarmi questo episodio – ha già messo a verbale il sottufficiale – dopo la telefonata al superiore, lui mandò un maresciallo fidato a fotocopiare quelle carte trovate a casa di Ciancimino. E gli disse di non farne cenno a nessuno». I magistrati hanno già rintracciato il maresciallo, Samuele Lecca, che ha confermato: «Sono stato io a trovare dentro un grosso scatolone copiosa documentazione dattiloscritta e manoscritta. Non so cosa fosse esattamente. Angeli mi chiese se conoscessi una copisteria in zona. Mi incaricò di andare, di fare presto e di riportare il materiale in originale e in fotocopia nel suo ufficio. Andai in via Lancia di Brolo, spesi 19 euro».

Per i pm di Palermo è una conferma importante a quanto detto da Massimo Ciancimino: «In quella casa c'erano il "papello" e altri documenti di mio padre». Ciancimino sostiene però che i pezzi più importanti dell'archivio di famiglia erano nella cassaforte. Il maresciallo Lecca racconta invece di avere ritrovato i documenti poi fotocopiati di nascosto «in un magazzino poco distante dall'abitazione». Adesso, i pubblici ministeri sono convinti che quel materiale fotocopiato non arrivò mai al Palazzo di giustizia. Il capitano Antonello Angeli è già stato interrogato, nella veste di indagato dell'inchiesta sulla trattativa, che vede iscritto anche il generale Mori. Angeli si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Quella perquisizione del 17 febbraio 2005 è adesso un vero giallo. Anche perché, qualche mese dopo, Angeli fu sottoposto a un procedimento disciplinare dai suoi superiori, fra cui c'era il colonnello Giammarco Sottili, comandante del reparto operativo, uno degli investigatori più fidati del pool antimafia coordinato dal procuratore Pietro Grasso. Ad Angeli furono contestate gravi inadempienze. Poi, il capitano fu anche trasferito. Fino a qualche mese fa, era in servizio alla Sicurezza del Quirinale.

Fonte: Repubblica.it

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1 commenti to " "Trovai il papello di Ciancimino ma il colonnello mi disse: lascialo lì" "

  1. Anonimo says:

    con queste rivelazioni il nostro primo ministro dovrebbe vergognarsi lui e tutti quelli che lo sostengono ancora-come si vede la mafia non è gestita ai livelli diciamo della cupola da un reina e altri personaggi che sono degli zappaterra-ma chi la gestisce realmente sono alcuni politici e imprenditori senza scrupoli.

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