ROMA - Si va dal corteggiamento ("Stiamo pensando a un nuovo ruolo per te") alle minacce ("Verrai deferito ai probiviri") ai consigli ("Torna di qua, Fini vi ha fregato"). Metodi e strategie della mega-campagna acquisti estiva in corso tra Camera e Senato. La impongono i numeri, delicatissimi, sui quali Silvio Berlusconi si sta giocando la maggioranza. E quindi è partita la manovra: pescare tra i centristi, Udc e Api, considerati il ventre molle e più propenso al salto di schieramento, rivolgersi al gruppo misto (che, come dice il nome, contiene parlamentari di varia estrazione) e, soprattutto, riconquistare i finiani. D'altronde Berlusconi lo ha detto: "Sentirò personalmente tutti e 33 i deputati che hanno costituito il gruppo di Futuro e Libertà. E così farò per i senatori".
In quel caso, più che una campagna acquisti, sarebbe una campagna ri-acquisti. È già successo: i tre diniani (Daniela Melchiorre, Italo Tanoni e Maurizio Grassano) che in questi giorni hanno assicurato il loro appoggio al governo, erano stati eletti con il Pdl. Passati all'opposizione, sono ora tornati con Berlusconi. Con la maggioranza, voterebbe anche Riccardo Villari, ex di Udeur e Pd. Operazioni andate a buon fine, a fronte dei rifiuti che il premier ha ricevuto da Renzo Lusetti e Dorina Bianchi (entrambi Udc) e dal deputato eletto all'estero Ricardo Merlo. Ma gli sforzi maggiori sarebbero indirizzati alla riconquista di quei finiani considerati, a torto o a ragione, più fedeli al governo. "Quando iniziò quest'avventura - spiega Amedeo Laboccetta, napoletano, fedelissimo di Berlusconi - subito dopo il Consiglio Nazionale, Fini raccolse 39 firme di deputati e 14 di senatori. Ora mi sembra che alla Camera i finiani siano 33 e al Senato 10. I numeri variano e qualcuno cambia idea. La fedeltà dei finiani è tutta da verificare", assicura Laboccetta.
Si racconta che Gianfranco Paglia, deputato del Fli (acronimo di Futuro e libertà per l'Italia), ufficiale dell'esercito, medaglia d'oro al valor militare, subito dopo la costituzione del nuovo gruppo abbia mandato una e-mail ai colleghi del Pdl per avvertire che mai avrebbe votato contro il governo. I berlusconiani, poi, considerano difficile un voto contrario dell'avvocato Giuseppe Consolo. Così come del ministro Andrea Ronchi. Ieri Libero stilava un elenco dei finiani "cattivi" (8, tra cui Bocchino, Granata e Briguglio) e "gli altri", quelli sui quali il premier starebbe facendo pressione. Racconta Massimo Corsaro, deputato ex An che in questi mesi ha tenuto in mano il "pallottoliere dei finiani": "Stiamo monitorando l'andamento delle adesioni. Mi pare legittimo. Fini ha giocato sulla buona fede, prospettando la costituzione di un nuovo gruppo e la permanenza nel Pdl. Prima o poi i probiviri si riuniranno e decreteranno un'incompatibilità. E allora sarà difficile che tutti i finiani siano disposti a essere estromessi dal partito".
Il clima, insomma, è questo. "Passiamo il week end a rispondere al telefono - racconta il senatore finiano Maurizio Saia - le pressioni sono enormi e inevitabili. Ma nessuno si lascerà affascinare. Non è una telefonata che ci farà cambiare idea". Spavaldo è anche Carmelo Briguglio: "Lui si muove? E noi non stiamo fermi". E il sottosegretario Roberto Menia aggiunge: "Berlusconi è stato male informato: si aspettava quattro gatti e ci siamo ritrovati in 33. E tanti fanno la fila per entrare". E a quel punto si aprirebbe un nuovo fronte della campagna acquisti: trattenere i transfughi. Qualche nome? Santo Versace assicura che resterà nel Pdl, anche se le sue posizioni ("Chi ha problemi con la giustizia faccia un passo indietro") sono più simili a quelle di Fini. E tra i dubbiosi nel Pdl, nuova categoria della politica estiva, ci sarebbero anche Chiara Moroni e Giancarlo Mazzucca. Le grandi manovre proseguono.
Fonte: Repubblica.it
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