ROMA - Il divario economico tra Nord e Sud continua ad essere nettissimo: il prodotto interno lordo del Mezzogiorno vale praticamente la metà rispetto a quello del Settentrione. Lo si ricava da una serie di dati che l'Istat ha depositato in Parlamento nell'ambito degli approfondimenti in corso sul federalismo fiscale: se si vive in una regione meridionale si ha oltre un terzo in meno di reddito disponibile per i consumi e gli investimenti; a fronte di regioni che piazzano bene i loro prodotti fuori dai confini territoriali, ce ne sono altre con tassi di dipendenza dall'esterno di oltre il 30%.
La fotografia dell'Italia "duale", come la definisce il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, evidenzia che al Sud si produce ricchezza per 17.900 euro pro-capite contro i 31.000 del Nord. In fondo alla classifica c'è la Campania dove il pil pro-capite è pari a 16.900 euro. Penultima la Calabria con 17.000 euro. In testa, invece, Bolzano con 34.400 euro, seguita dalla Lombardia con 33.600. I dati si riferiscono al 2008, prima dunque della grande crisi che ha ridotto di qualche punto la ricchezza a livello nazionale.
La situazione non migliora se si guarda al reddito disponibile delle famiglie consumatrici: al Mezzogiorno è pari al 64,1% rispetto a quello del Centro-Nord, il che vuol dire che un abitante del Sud può spendere e investire quasi il 36% in meno rispetto a uno del Nord. In Campania la disponibilità di reddito lordo pro-capite è di 12.100 euro in un anno, in Sicilia di 12.200 euro, contro i 20.700 di Bolzano o i 20.600 euro della Lombardia.
La "vulnerabilità", come la definisce lo stesso Istituto di statistica, delle regioni meridionali emerge anche dalle tabelle riguardanti l'interscambio commerciale. La dipendenza dall'esterno, ovvero il saldo tra esportazioni e importazioni in percentuale del prodotto interno lordo, per l'Italia è dell'1,3%. Ma a fronte di un saldo positivo di quasi tutte le regioni del Nord, risulta negativo al 21,8% quello del Mezzogiorno, con punte del 30,3% e del 27,5% in Calabria e in Sicilia.
Fonte: Repubblica.it
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