A volte ci si dimentica l'inizio della storia, è un peccato. La storia, questa storia, è come un puzzle che dura da trent'anni. Se perdi le tessere vecchie non lo finisci mai. Dunque il tassellino di oggi dice che il presidente del Consiglio ha ottenuto il via libera dalla Regione Sardegna per ampliare di 800 metri cubi la superficie abitabile della celebre villa La Certosa. Tutto in regola secondo il piano varato dal governatore Cappellacci, figlio del commercialista sardo di Berlusconi, che come primo atto del suo mandato ha fatto piazza pulita dei vincoli paesaggistici imposti dalla precedente amministrazione. Casualmente un bene, per il datore di lavoro di Cappellacci medesimo: il Cavaliere non ha nemmeno dovuto far la fatica della sua abituale attività di condono - intanto si agisce illegalmente poi si fa la legge che sana gli illeciti e si paga - come gli era invece capitato tempo fa quando sfortunatamente l'amministratore della sua società immobiliare sarda era finito sotto processo con tredici capi d'imputazione tutti riferiti a violazioni delle norme ambientali ed abusi edilizi, poi assolto per condoni successivi. Questa volta no: la nuova legge gli consente di portare da 2800 a 3600 la cubatura vista mare. Bocciate venti richieste di albergatori e privati della zona, promossa la sua. Vuole costruire cinque belle nuove casette: non gli servono, come disse al momento del varo del nuovo piano casa (l'ennesimo condono), a fare la "nuova cameretta del bambino che nasce". Gli servono per gli ospiti, gli italiani capiranno.
Le 28 camere da letto del corpo centrale risultavano ultimamente insufficienti, c'era un certo movimento. Anche a causa della pubblicità che da quel movimento è poi derivata ha annunciato di voler lasciare la Villa: dopo lo «sfregio» delle foto di Zappadu non si sente più a suo agio, meglio i castelli romani. E però non si sa mai nella vita, magari la vende, magari l'affitta: con cinque belle casette in più renderà meglio. Gli affari sono affari, altro che cameretta per il neonato. Tessere antiche, adesso. Berlusconi comprò villa La Certosa 25 anni fa, pagandola in contanti un miliardo e mezzo. Da chi? Da Flavio Carboni, lo stesso che ora incontra Verdini e Dell'Utri in un borgo isolato per parlare di affari, lo stesso delle intercettazioni con Cappellacci, del business dell'eolico e della cricca della P3. Lo stesso finito anche nelle indagini sulla banda della Magliana e un'altra lista lunga così di misteri italiani, ma qui si va troppo indietro.
Cappellacci e Carboni sono intimi di Romano Comincioli, compagno di scuola di Berlusconi, tra i fondatori della Fininvest prima, di Publitalia poi infine di Forza Italia: amico, per la precisione, del padre dell'attuale governatore. E' a lui che oggi il Cavaliere affida l'incarico di fare da "supervisore" di quel che sta accadendo in Sardegna. Non che Cesare non lo sappia benissimo, per carità. E' che bisogna dare almeno l'impressione di voler stradicare la mala pianta. Serve un commissario: chi meglio di un amico d'infanzia, già socio in antichi affari con coloro che oggi ne fanno di nuovi? Carboni lo accoglierà a braccia aperte, Cappellacci jr come un vecchio zio: insieme diranno che la mozione di sfiducia che si discute domani in Regione è un moto di invidia della sinistra. Invidia per le nuove cinque casette: ecco, è certamente questo il motivo. Tranquilli. Compratevi un ghiacciolo e andate al mare, piuttosto.
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