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Altri due suicidi in carcere. In sei mesi già 31. "E' strage"


ROMA - Altri due detenuti si sono tolti la vita a Milano e a Lecce: in meno di sei mesi sono 31 i casi di suicidio dietro le sbarre 1. L'associazione Ristretti Orizzonti, che si occupa di questioni carcerarie, dice che dagli anni '60 a oggi i suicidi sono aumentati del 300 per cento. La UilPa Penitenziari non esita a parlare di "strage" nelle carceri italiane. "Con questi ultimi due casi il numero delle autosoppressioni in carcere dal primo gennaio 2010 è salito a 31 - spiega il segretario generale della UilPa, Eugenio Sarno - a questi occorre sommare i 46 tentativi di suicidio non portati a termine esclusivamente per l'intervento in extremis dei poliziotti penitenziari. Con questi numeri ci sembra che si possa parlare di strage, senza poter essere smentiti. La visione minimalista del fenomeno fornita dal sottosegretario Casellati, pertanto, ci appare priva di ogni fondamento e ragione".

Nel carcere milanese di Opera 2 si è ucciso ieri Francisco Caneo, 48 anni, ergastolano originario delle Filippine. Si è impiccato approfittando dell'uscita del compagno di cella. Caneo era detenuto dallo scorso dicembre dopo una condanna all'ergastolo per duplice omicidio: nel novembre 2008, aveva ucciso a coltellate una zia e una cugina con cui viveva in un appartamento a Magenta, nel Milanese. Venne arrestato qualche ora dopo. Il detenuto, attorno alle 13.30, rimasto solo in cella in quanto il compagno era fuori per l'ora d'aria, si è impiccato con la cintura dell'accappatoio alle sbarre della finestra. Da quanto si è saputo l'uomo, che ha moglie e due figli che vivono nelle Filippine, lavorava presso uno dei laboratori della casa di reclusione e dal primo giugno era stato assunto da una società esterna. "Siamo rimasti colpiti e scossi - ha detto Giacinto Siciliano, direttore di Opera, sottolineando che l'ultimo suicidio risale al 2008 - perché non aveva dato alcun segnale che facesse pensare a un gesto del genere".

A Lecce, sempre ieri, ha deciso di impiccarsi nel pomeriggio un uomo di 55 anni originario della zona che doveva ancora scontare circa tre anni di pena. I sindacati di polizia penitenziaria Sappe e Osapp, che hanno dato la notizia, rilevano che si tratta "del secondo suicidio avvenuto nel giro di qualche giorno nel carcere leccese, fatto questo che la dice lunga sull'attuale situazione vissuta all'interno del penitenziario". Sappe e Osapp denunciano che nel carcere salentino vi è una "drammatica situazione igienico-sanitaria derivante da un sovraffollamento che a Lecce, a fronte di 660 posti disponibili, vede la presenza di quasi 1.400 detenuti".

"E' indicativo - aggiunge il segretario della UilPa - che tali eventi luttuosi si verifichino, nella maggior parte dei casi, in strutture dove il sindacato ha da tempo lanciato l'allarme sulle condizioni strutturali 3 o per le difficoltà operative. Segno che da una parte si dispone di sensori adeguati a monitorare i segnali, dall'altra ci si ostina a non tenere in debito conto le segnalazioni che si ricevono. E' certamente il caso di Milano Opera, praticamente in ginocchio per la grave deficienza organica della polizia penitenziaria. Lo è ancor più per Lecce, un istituto di cui la Uil da mesi denuncia, inascoltata, le deficienze strutturali, operative e amministrative".

Ristretti Orizzonti, con una elaborazione di dati statistici del ministero, ricorda che negli ultimi dieci anni, dal 2000 al 2009, i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 568; nel decennio 1960-1969 furono "soltanto" cento. "I motivi di questo aumento - spiega l'associazione - sono diversi: 40 anni fa i detenuti erano prevalentemente criminali 'professionisti', che mettevano in conto di poter finire dentro ed erano preparati a sopportarne i disagi. Oggi buona parte della popolazione detenuta è costituita da persone provenienti dall'emarginazione sociale (immigrati, tossicodipendenti, malati mentali) spesso fragili psichicamente e privi delle risorse caratteriali necessarie per sopravvivere al carcere".

Fonte: Repubblica.it

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