È partita la settimana di protesta nelle università italiane contro la riforma del ministro Mariastella Gelmini che mette mano alla governance degli atenei, il reclutamento del personale, il diritto allo studio. Da oggi sono in programma incontri, assemblee, sit-in, occupazioni (scatteranno in tutti i rettorati), lezioni che si terranno a singhiozzo. Al centro della vertenza nazionale, la scarsità di risorse sul piatto per gli atenei. «La drammatica condizione in cui versano le università per effetto dei tagli al finanziamento in parte già attuati, ed in parte da attuare nel 2011 e 2012 - sottolinea la Flc Cgil- metteranno in ginocchio il sistema. Una proiezione della conferenza dei rettori stima all'1 gennaio 2011 il momento di insostenibilità finanziaria per gran parte degli atenei».
Insomma, il momento del "collasso" si avvicina e «già oggi molte università sono in una condizione di deficit crescente che impone il taglio dei corsi, dell'offerta formativa, della ricerca», continua il sindacato. Al problema delle risorse si aggiunge la vertenza dei ricercatori a tempo indeterminato a cui la riforma al vaglio del senato sbarra la strada: resteranno fuori da ogni possibilità di carriera poichè la loro figura viene eliminata: ci saranno solo ricercatori a termine a cui vengono garantiti percorsi più definiti di carriera. Entro sei anni, ci sarà «una concorrenza spietata - dicono i ricercatori- tra vecchie leve (alcuni insegnano da decenni negli atenei) e nuovi assunti per i pochi posti da docente».
L'occupazione dei rettorati e le assemblee - oggi scatteranno le occupazioni simboliche dei rettorati in tutte le università. A Roma, a Tor Vergata, l'iniziativa partirà alle 10, alla presenza del segretario generale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo. Alle 11 toccherà alla Sapienza. Sempre nella capitale, alle 14.30, sarà la volta di Roma Tre. A Bologna ci sarà prima una assemblea pubblica, alle 10, in piazza Scaravilli, poi anche qui scatterà l'occupazione del rettorato. in ogni ateneo sono previste anche assemblee di docenti e ricercatori. A Milano, alla statale, ce ne sarà una anche giovedì, con l'astensione dei partecipanti dalle lezioni che, questa settimana, sono a rischio un po' dovunque con i docenti impegnati nelle proteste. A Napoli, alla Federico II, si presidierà un rettorato che, di fatto, è già senza rettore: le dimissioni di quello attuale, guido trombetti, sono ormai più che confermate dalle indiscrezioni. I ricercatori dell'ateneo campano, quasi 2.000, presidieranno comunque il palazzo. Intanto hanno già confermato che non insegneranno più da settembre: nell'ultimo senato accademico «ci siamo astenuti - racconta Alessandro Pezzella, rappresentante in senato - dall'approvare la nuova offerta formativa».
Ecco poi altre iniziative: il sit-in al Senato - mercoledì la protesta, da tutta Italia, si sposterà sotto al senato, dove è in discussione la riforma. I ricercatori stanno preparando pullman da tutte le regioni per dire no al ddl e far valere le loro ragioni. Intanto, qualcosa si è messo: la scorsa settimana è passato un emendamento del relatore Giuseppe Valditara che elimina dal testo la disparità sulla chiamata diretta da parte degli atenei (l'assunzione senza concorso, ma previa abilitazione) tra ricercatori a termine (istituiti dal ddl) e ricercatori a tempo indeterminato. Era uno dei punti al centro della vertenza dei ricercatori che, però, vogliono più garanzie sulle assunzioni. Il loro coordinamento nazionale (cnru), con base alla sapienza, sta facendo girare da mesi una proposta per favorire l'ingresso di chi ha già insegnato per almeno sei anni in un ateneo. Quel che è certo è che i ricercatori non si fermeranno, protesteranno finchè la legge sarà in parlamento.
Fonte: Unita.it
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Insomma, il momento del "collasso" si avvicina e «già oggi molte università sono in una condizione di deficit crescente che impone il taglio dei corsi, dell'offerta formativa, della ricerca», continua il sindacato. Al problema delle risorse si aggiunge la vertenza dei ricercatori a tempo indeterminato a cui la riforma al vaglio del senato sbarra la strada: resteranno fuori da ogni possibilità di carriera poichè la loro figura viene eliminata: ci saranno solo ricercatori a termine a cui vengono garantiti percorsi più definiti di carriera. Entro sei anni, ci sarà «una concorrenza spietata - dicono i ricercatori- tra vecchie leve (alcuni insegnano da decenni negli atenei) e nuovi assunti per i pochi posti da docente».
L'occupazione dei rettorati e le assemblee - oggi scatteranno le occupazioni simboliche dei rettorati in tutte le università. A Roma, a Tor Vergata, l'iniziativa partirà alle 10, alla presenza del segretario generale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo. Alle 11 toccherà alla Sapienza. Sempre nella capitale, alle 14.30, sarà la volta di Roma Tre. A Bologna ci sarà prima una assemblea pubblica, alle 10, in piazza Scaravilli, poi anche qui scatterà l'occupazione del rettorato. in ogni ateneo sono previste anche assemblee di docenti e ricercatori. A Milano, alla statale, ce ne sarà una anche giovedì, con l'astensione dei partecipanti dalle lezioni che, questa settimana, sono a rischio un po' dovunque con i docenti impegnati nelle proteste. A Napoli, alla Federico II, si presidierà un rettorato che, di fatto, è già senza rettore: le dimissioni di quello attuale, guido trombetti, sono ormai più che confermate dalle indiscrezioni. I ricercatori dell'ateneo campano, quasi 2.000, presidieranno comunque il palazzo. Intanto hanno già confermato che non insegneranno più da settembre: nell'ultimo senato accademico «ci siamo astenuti - racconta Alessandro Pezzella, rappresentante in senato - dall'approvare la nuova offerta formativa».
Ecco poi altre iniziative: il sit-in al Senato - mercoledì la protesta, da tutta Italia, si sposterà sotto al senato, dove è in discussione la riforma. I ricercatori stanno preparando pullman da tutte le regioni per dire no al ddl e far valere le loro ragioni. Intanto, qualcosa si è messo: la scorsa settimana è passato un emendamento del relatore Giuseppe Valditara che elimina dal testo la disparità sulla chiamata diretta da parte degli atenei (l'assunzione senza concorso, ma previa abilitazione) tra ricercatori a termine (istituiti dal ddl) e ricercatori a tempo indeterminato. Era uno dei punti al centro della vertenza dei ricercatori che, però, vogliono più garanzie sulle assunzioni. Il loro coordinamento nazionale (cnru), con base alla sapienza, sta facendo girare da mesi una proposta per favorire l'ingresso di chi ha già insegnato per almeno sei anni in un ateneo. Quel che è certo è che i ricercatori non si fermeranno, protesteranno finchè la legge sarà in parlamento.
Fonte: Unita.it
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