La proposta della Federazione italiana degli editori per dare ossigeno alla carta stampata. Ma la Rete dice no.
Spesso solo con un paradosso si può capire il nostro Paese. In

Visto che la carta stampata è in crisi, per il presidente degli editori devono essere i navigatori ad accollarsi i costi di giornali che non riescono a vendere. "Sarebbe come se la Pepsi in crisi chiedesse al governo americano una tassa sulla Coca Cola per risollevare i propri bilanci" il commento (paradossale appunto) dell’avvocato Guido Scorza su Punto Informatico; come lui moltissime voci on-line (compreso Oscar Giannino su Chicago-blog) si sono uniti in una levata di scudi contro la "Tassa su Internet".
Anche Paolo Bonaiuti, oltre che portavoce di Berlusconi anche sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria si è detto contrario: "Non è tempo di tassare ma di incentivare: dobbiamo fare posto al nuovo salvando quello che c’è da salvare del vecchio ma non con un sistema di finanziamenti a pioggia".
Ieri Malinconico ha parzialmente ritrattato: la tassa non sarebbe in carico agli utenti ma "alle imprese che gestiscono gli accessi". Sarebbero in pratica i provider a pagare, probabilmente riversando poi sugli utenti il costo della tassa. Tutto molto paradossale, tutto molto italiano: business cattivo cerca sempre di cacciare business buono.
Da il Fatto Quotidiano del 24 aprile
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E così i porci continuerebbero ad ingrassare senza fare un caxxo ed alle spalle dei contribuenti. Bella idea! Una delle tante, in fondo. Il problema è solo che non sanno più da che parte spremerci 'sti maledetti!