ROMA - Il primissimo segnale vuole darlo con le intercettazioni, "una riforma che la nostra gente condivide e che aspetta ormai da troppo tempo". Berlusconi vorrebbe un testo ancora più duro di quello in attesa del sì definitivo al Senato, ma è disposto ad "accontentarsi", a patto però che per la prima settimana di maggio diventi legge una volta per tutte. Di ammorbidirlo, come pure ha consigliato il Quirinale sin dal luglio 2009, neanche a parlarne. In contemporanea, in consiglio dei ministri, il Guardasigilli Angelino Alfano dovrà presentare la tanto annunciata riforma della giustizia, con le carriere separate dei pm e dei giudici, lo splittamento conseguente del Csm, un'alta corte che sostituisca l'attuale sezione disciplinare interna per "processare" i magistrati. Il Cavaliere, su questa road map, non ammette né deroghe, né distinguo. Soprattutto sulle intercettazioni. "In ogni piazza in cui sono andato, in ogni comizio che ho fatto, la gente mi ha applaudito quando ho detto che la pubblicazione delle telefonate sui giornali è uno scandalo che deve finire. A loro ho promesso la nuova legge che impedirà tutto questo, adesso voglio mantenere il mio impegno e la maggioranza deve essere con me".
Decisionista come non mai, a palazzo Grazioli il premier dà i compiti di Pasqua al ministro della Giustizia e al suo avvocato e consigliere giuridico Niccolò Ghedini, che partecipano al vertice sulle riforme. Che, in tempi strettissimi, dovranno chiudere la riforma della giustizia. Alfano ci lavora da quando si è insediato a via Arenula. Di bozze ne esiste più d'una. Ora è tempo di stringere, dice Berlusconi, è approdare a palazzo Chigi. La materia è complessa, visto che l'obiettivo è quello di riformare tutto il titolo quarto della Costituzione che, dall'articolo 101 al 113, regola l'assetto della magistratura.
Il Guardasigilli non comincerà già oggi, durante il consiglio dei ministri, a esporre le sue linee d'azione, e forse neppure nel successivo appuntamento dopo Pasqua. Se ne parlerà più avanti, ma ormai è certo che, dopo tante minacce contro i giudici, stavolta se ne parlerà tra qualche settimana. È ancora un interrogativo invece l'ipotesi di cambiare in corsa la legge elettorale del Csm, prorogando fino a novembre l'attuale Consiglio. Il progetto piace ad Alfano, che ha più volte messo in mora il Csm in vigore e gli imputa di ritardare il trasferimento d'ufficio dei pm nelle sedi disagiate. Un prolungamento dell'incarico potrebbe realizzare due obiettivi: obbligare il Csm a spostare i magistrati e cambiare il sistema d'elezione scompaginando gli equilibri tra le correnti che ormai hanno già scelto i candidati per il voto di luglio. Un gesto d'imperio dunque, tanto per far capire chi comanda.
Ma prima di tutto questo c'è il nodo delle intercettazioni. Di questo si preoccupa Berlusconi perché quello che considera lo "strapotere" dei magistrati nel disporle, nel tenerle in piedi per anni, nel renderle pubbliche attraverso i provvedimenti, lo irrita profondamente. Per questo il ddl dovrà avere una corsia preferenziale. E il premier vuole anche evitare, com'è avvenuto durante la discussione alla Camera, qualsiasi contrasto con Fini. Ha apprezzato una sua frase, "il testo attuale è un buon compromesso", che ha letto sui giornali. Su quel testo si andrà avanti. E le gerarchie del partito, convocate per la prossima settimana, potrebbero votare anche per il definitivo via libera. Un modo per "legare le mani" a Fini. Per evitare "quei distinguo e sofismi di sorta, quei birignao", di cui parla il vice capogruppo dei deputati Pdl Osvaldo Napoli che, con una chiara allusione a Fini, sottoscrive la decisione di convocare tutti gli organi di partito per andare avanti sulle riforme.
Fonte: Repubblica.it
---
Se hai trovato interessante l'articolo iscriviti ai feed via mail per rimanere sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog
0 commenti to " Giustizia, la road map del premier "In un mese stop alle intercettazioni" "