Il primo a sganci

Nel 2005, all’ennesima avvisaglia della frana berlusconiana, che aveva portato il Cainano a perdere tutte le elezioni comunali, provinciali, regionali ed europee, persino Francesco Giorgino rilasciò una dura intervista a L i b e ro contro il suo direttorissimo, Clemente J. Mimun. L’e fe b i c o mezzobusto fu subito sbalzato fuori dalla conduzione del Tg1, dopodiché se la vide brutta nella notte delle elezioni del 2006, quando la scontata vittoria di Prodi parve all’improvviso molto meno scontata e si sfiorò il pareggio. Durò poco, comunque: due anni dopo, il Banana era di nuovo a Palazzo Chigi e tutti i topi tornarono per tempo nella tana. Ora ci risiamo, a parti rovesciate. Vespa che ronza sul palco con Santoro e Floris contro la chiusura dei programmi. E il sisalvichipuò al Tg1: “La più preoccupata di tutti del clima poco chiaro – scrive La Stampa - è la vicedirettora Susanna Petruni, che ai suoi fedelissimi continua a dire: “Se cambia aria qui mi asfaltano”. E per evitarlo ha iniziato già a prepararsi il posto per il dopo. Cosa di meglio se non la moda, argomento che di solito poco interessa al potere? E poco importa se a farne le spese sarebbe la storica inviata del settore,Paola Cacianti,pregata di non andare a Milano.
Chi ha intervistato in prima serata Roberto Cavalli? La Petruni of course”. Ecco, per restare alla moda, ma soprattutto a vento, ti butti sulla moda. Che fa fine e non impegna. Sennò ti asfaltano. Ma non è mica finita: il sismografo di Arcore registra scosse preoccupanti pure dalla redazione del Fog l i o . S’è mosso Giuliano Ferrara e, quando si muove lui, altro che tornado. Il Platinette Barbuto ha vergato l’altroieri un sapido commentino sull’inchiesta di Trani per dire che sì, certo, il padrone è perseguitato dai giudici, certo le intercettazioni sono una vergogna,certo l’indagine pugliese è piena di anomalie, però bisognerebbe “fare un po’ di attenzione quando si parla al telefono”. Il Molto Intelligente non si spinge fino a suggerire al padrone di smetterla di delinquere, questo no, sarebbe troppo, oltre la più fertile immaginazione. Ma poco ci manca: “Bi sognerebbe abituarsi – scrive testualmente – a delinquere un po’ meno attraverso i fili del telefono”. Ecco: o si scelgono altri mezzi meno rischiosi per delinquere indisturbati (tipo i pizzini, o la tradizione orale, o Skype), oppure se proprio si vuole telefonare è il caso di “d e l i n q u e re un po’ meno”. Come già per il falso in bilancio e la frode fiscale, è consigliabile una “modica quantità” di concussione e di minacce. Umorismo involontario a parte, bisogna prendere atto seriamente che è la prima volta a memoria d’uomo che Ferrara usa il verbo “d e l i n q u e re ”.
Pare che, grazie all’ausilio di alcuni hacker, abbia dovuto craccare il sistema editoriale e il correttore automatico per far accettare quella parola proibita e inedita. E, se Ferrara dice “d e l i n q u e re ”, per giunta a proposito del padrone, l’ora è davvero grave. Manca soltanto un’apertura a sinistra di Mastella, altro indicatore umano di catastrofi in arrivo. Ma al momento il sismografo di Ceppaloni registra ancora calma piatta. Segno che il Banana è cotto, ma per la degna sepoltura c’è ancora tempo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18 marzo 2010, in edicola---
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