
Invece nulla di tutto questo. Per il cosiddetto liberale Ostellino, “il male oscuro della nostra democrazia è una ‘malattia dell’anima’ degli italiani”. La corruzione che ci costa 70 miliardi di euro l’anno? L’evasione fiscale che ce ne costa 150? Il debito pubblico, risalito con questo governo ai livelli paurosi del compianto (soprattutto da lui) Bottino Craxi, che ci costa 70 miliardi annui di interessi passivi? Macché: le intercettazioni della magistratura e la difesa che ne ha fatto Di Pietro, reo di aver ricordato un’ovvietà, e cioè che “chi non ha nulla da nascondere, non le deve temere”. Ecco: Ostellino trova “inquietante che lo dica un parlamentare della Repubblica nata dalla resistenza antifascista”, perché “è la stessa sindrome di cui sono morte le democrazie, in Italia, in Spagna, in Germania, nel Ventesimo secolo: si violano le libertà individuali per il bene comune si finisce con uccidere (sic, ndr) la democrazia”. Non sapevamo che Mussolini, Franco e Hitler fossero saliti al potere a causa delle intercettazioni, ma se lo dice Ostellino dev’essere senz’altro vero.
Lui ne è talmente convinto da non argomentare minimamente l’assioma, tant’è che passa subito a paragonare l’Italia di oggi alla “Germania comunista” dove “i cittadini erano preoccupati, e indignati, dell’intrusione delle intercettazioni telefoniche nella loro vita privata da parte della polizia politica (la Stasi)”. Ma l’Italia è molto peggio, perché qui “gran parte degli intellettuali, dei media, della classe politica, dei cittadini comuni è entusiasta dell’idea di sapere che cosa pensano e dicono al telefono ‘gli altri’”, infischiandosene della “violazione della vita privata, nonché dei suoi diritti, anche dell’inquisito, per non parlare di chi” non lo è, “in nome di una non meglio precisata Etica pubblica” (concetto a lui del tutto ignoto).
Dove si annidino queste orde d’intellettuali, giornalisti e politici innamorati delle intercettazioni lo sa solo lui. A fine delirio, mentre già risuonano le sirene dell’ambulanza, Ostellino cita una raccomandazione di Popper: “E’ arrogante tentare di portare il paradiso sulla terra”. Inutile domandare al nostro vice-Popper che diavolo c’entrino il paradiso in terra, la Stasi, il comunismo, il fascismo, il nazismo, il franchismo con le intercettazioni regolarmente previste dal Codice di procedura vigente dal 1989 e legittimamente ordinate dai giudici per scoprire tangenti, mafie, truffe, abusi di potere. Cioè reati. Ma la parola “reato” non è contemplata dal vocabolario ostellinico: l’idea che le intercettazioni vengano disposte perché si commettono molti delitti è esclusa a priori. Né lo sfiora quella davvero bizzarra che la libera stampa debba dare le notizie, come fa spesso inopinatamente anche il Corriere nelle pagine interne. Poi però in prima pagina stigmatizza il brutto vizio di informare. Nei giorni scorsi Ostellino ha rivelato che un giorno imprecisato un politico imprecisato “chiese la mia testa”. Fortunatamente, dopo vane ricerche, non fu trovata.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 24 marzo, in edicola
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