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Lombardo indagato per associazione mafiosa: «Accusa che non sta né in cielo né in terra»


«È un'accusa che non sta nè in cielo nè in terra. Non conosco Aiello, e non so chi sia. Posso soltanto ribadire che non ho mai fatto affari con la mafia». Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, commenta così la notizia, riportata da un quotidiano nazionale, della sua iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno all'associazione mafiosa. Il governatore ha detto di «non avere avuto notificato alcun avviso di garanzia» e di «avere appreso la notizia da un amico che ha letto il giornale» e gli ha telefonato. Il leader del Mpa ha annunciato che adirà «le vie legali» nei confronti di chi lo accusa per «difendersi da queste accuse infamanti e false».

Sembra però confermata da ambienti giudiziari qualificati catanesi la notizia dell'indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del governatore siciliano. Agli atti ci sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali dei carabinieri del Ros e le dichiarazioni di un pentito. L'inchiesta riguarderebbe anche il fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa. Indagati pure il deputato regionale dell'Udc Fausto Fagone, sindaci e amministratori della provincia etnea. Alla base ci sarebbe un rapporto di tremila pagine che farebbe riferimento alle relazioni dei fratelli Lombardo con il capomafia catanese Vincenzo Aiello, arrestato il 9 ottobre scorso nel corso di un summit e indicato come uno dei boss vicini al boss ergastolano Benedetto Santapaola.

Il dossier parla di appoggio e impegno elettorale delle cosche a favore dei politici. Nelle conversazioni intercettate anche le critiche che il capomafia faceva al presidente della Regione per avere voluto in giunta il magistrato antimafia Massimo Russo, ma anche togati del calibro di Giovanni Ilarda, ex assessore alla Presidenza, e Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione di Palermo ucciso dalla mafia nel 1983. Una parte dell'inchiesta riguarderebbe anche gli affari dei fratelli Lombardo e di esponenti politici e funzionari regionali che farebbero a loro riferimento e che hanno preso il posto dei burocrati legati all'ex governatore Salvatore Cuffaro, condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia nel processo sulle «Talpe alla Dda» e a giudizio per concorso esterno.

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