ROMA - Quando l'una è passata da poco la giornata, che sembrava piena di negatività, volge al bello. Arrivano le prime notizie sul processo Mills dal palazzaccio. Cambiano l'umore e la prospettiva del premier. Si spezza il circuito nero che lo avvolge da giorni, dai fatti di Firenze. Berlusconi comincia a sentire l'odore della vittoria, anche se lo pervade il risentimento per quel Fini che, giusto a qualche centinaio di metri, incontra Casini e Pisanu magari per rimuginare su un esecutivo istituzionale. Ma quando gli riferiscono le parole del rappresentante dell'accusa che retrodata la corruzione, ha la prima esclamazione d'assoluto entusiasmo: "Non ci posso credere, non ditemelo... Accolgono la nostra tesi dopo tutti questi anni di tormento? Sarebbe la dimostrazione che ho sempre avuto ragione, che su di me è stato imbastito un teorema, che i giudici hanno agito con motivazioni politiche".
Ed è sempre lì, a via del Plebiscito, dove coesistono casa, ufficio, pranzi, cene, festini, che il Cavaliere apprende l'esito finale, la conferma che questa volta, anche se ancora per prescrizione, gli è andata bene. Non sta nella pelle. "Adesso i miei nemici non potranno dire che avevo torto. Questa è la dimostrazione per tabulas che la procura di Milano ha agito politicamente contro di me". Ce l'ha con i pm, ma anche con i giudici, visto che, almeno per David Mills, in primo e in secondo grado lo hanno condannato. All'ora di pranzo, quando il verdetto non è stato ancora preso, parla con il suo avvocato Niccolò Ghedini e con il Guardasigilli Angelino Alfano. Ad entrambi dice: "Adesso abbiamo la prova della contiguità dei pm con i giudici. I primi hanno postdatato apposta il reato, gli altri li hanno seguiti. Non c'è più tempo da perdere, dobbiamo separare le carriere. datevi da fare. Voglio la riforma pronta subito dopo le elezioni".
È galvanizzato perché sa che questa giornata va a suo favore. Quando alle 20 esce il dispositivo della sentenza può dire: "È chiaro che la decisione mi rafforza. Adesso posso occuparmi con più tranquillità anche della campagna elettorale". A chi gli raccomanda prudenza e gli dice che è meglio aspettare le motivazioni, risponde seccamente: "Per me il processo è chiuso, questo reato non è mai esistito. C'è stato solo un incredibile accanimento nei miei confronti, si sono inventati una corruzione che non esiste, questa favola della corruzione susseguente, ma finalmente la Cassazione ha fatto giustizia".
Ordina a Denis Verdini di parlare per primo, riceve via via le telefonate di solidarietà. Un coro. Si preoccupa della sorte del legittimo impedimento che comunque dovrà salvarlo dalle udienze future visto che per lui il processo riprende perché, quasi una beffa, la sospensione dovuta al lodo Alfano gli ha "regalato" un anno in più da calcolare per la scadenza della prescrizione. Per questo, come gli dice Gaetano Quagliariello, "il legittimo impedimento si farà come da programma e poi presenteremo subito il provvedimento costituzionale".
Ma ci sarà tempo per questo subito dopo le regionali, adesso l'ira di Berlusconi si volge contro Fini. Del quale, come dice ai suoi, non sopporta l'attivismo e l'evidente slealtà. Vuole dargli una lezione subito, a cominciare dal disegno di legge sulla corruzione, "per stoppare la sua propaganda sull'ineleggibilità per cinque anni ai corrotti, come se fosse l'unico che difende la legalità". Appositamente dà il via libera ad Alfano e Ghedini sulla mannaia per chi viene condannato in via definitiva per corruzione e dovrà avere "obbligatoriamente" anche la pena dell'interdizione ai pubblici uffici, ora solo facoltativa. Significa che ai corrotti viene negata per sempre la strada per arrivare in Parlamento, oltre che nei Comuni, nelle Province, nelle Regioni. Fa dare l'annuncio che il disegno di legge è già pronto, che sarà presentato lunedì al consiglio dei ministri. E chiude la serata: "La sentenza della Corte è una boccata d'ossigeno importantissima. Per me è una vittoria morale. Adesso non potranno più dire che in questi anni me la sono presa ingiustamente coi giudici. È il risarcimento dovuto e che mi aspettavo".
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Ed è sempre lì, a via del Plebiscito, dove coesistono casa, ufficio, pranzi, cene, festini, che il Cavaliere apprende l'esito finale, la conferma che questa volta, anche se ancora per prescrizione, gli è andata bene. Non sta nella pelle. "Adesso i miei nemici non potranno dire che avevo torto. Questa è la dimostrazione per tabulas che la procura di Milano ha agito politicamente contro di me". Ce l'ha con i pm, ma anche con i giudici, visto che, almeno per David Mills, in primo e in secondo grado lo hanno condannato. All'ora di pranzo, quando il verdetto non è stato ancora preso, parla con il suo avvocato Niccolò Ghedini e con il Guardasigilli Angelino Alfano. Ad entrambi dice: "Adesso abbiamo la prova della contiguità dei pm con i giudici. I primi hanno postdatato apposta il reato, gli altri li hanno seguiti. Non c'è più tempo da perdere, dobbiamo separare le carriere. datevi da fare. Voglio la riforma pronta subito dopo le elezioni".
È galvanizzato perché sa che questa giornata va a suo favore. Quando alle 20 esce il dispositivo della sentenza può dire: "È chiaro che la decisione mi rafforza. Adesso posso occuparmi con più tranquillità anche della campagna elettorale". A chi gli raccomanda prudenza e gli dice che è meglio aspettare le motivazioni, risponde seccamente: "Per me il processo è chiuso, questo reato non è mai esistito. C'è stato solo un incredibile accanimento nei miei confronti, si sono inventati una corruzione che non esiste, questa favola della corruzione susseguente, ma finalmente la Cassazione ha fatto giustizia".
Ordina a Denis Verdini di parlare per primo, riceve via via le telefonate di solidarietà. Un coro. Si preoccupa della sorte del legittimo impedimento che comunque dovrà salvarlo dalle udienze future visto che per lui il processo riprende perché, quasi una beffa, la sospensione dovuta al lodo Alfano gli ha "regalato" un anno in più da calcolare per la scadenza della prescrizione. Per questo, come gli dice Gaetano Quagliariello, "il legittimo impedimento si farà come da programma e poi presenteremo subito il provvedimento costituzionale".
Ma ci sarà tempo per questo subito dopo le regionali, adesso l'ira di Berlusconi si volge contro Fini. Del quale, come dice ai suoi, non sopporta l'attivismo e l'evidente slealtà. Vuole dargli una lezione subito, a cominciare dal disegno di legge sulla corruzione, "per stoppare la sua propaganda sull'ineleggibilità per cinque anni ai corrotti, come se fosse l'unico che difende la legalità". Appositamente dà il via libera ad Alfano e Ghedini sulla mannaia per chi viene condannato in via definitiva per corruzione e dovrà avere "obbligatoriamente" anche la pena dell'interdizione ai pubblici uffici, ora solo facoltativa. Significa che ai corrotti viene negata per sempre la strada per arrivare in Parlamento, oltre che nei Comuni, nelle Province, nelle Regioni. Fa dare l'annuncio che il disegno di legge è già pronto, che sarà presentato lunedì al consiglio dei ministri. E chiude la serata: "La sentenza della Corte è una boccata d'ossigeno importantissima. Per me è una vittoria morale. Adesso non potranno più dire che in questi anni me la sono presa ingiustamente coi giudici. È il risarcimento dovuto e che mi aspettavo".
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