PALERMO - L'inasprimento delle pene per i mafiosi rischia paradossalmente di far saltare decine e decine di processi a boss e gregari di Cosa nostra. "Colpa" di una norma del "pacchetto sicurezza" che ha previsto che, in presenza di tre aggravanti, le condanne per il reato di associazione mafiosa possano anche arrivare a 25-30 anni, tetto che "sfora" le competenze dei tribunali davanti ai quali si celebrano i processi per mafia ed estorsioni. Quando le pene comminabili diventano così alte il processo passa alla competenza della corte d'Assise.
Il risultato è che, da due giorni, in Sicilia già tre processi hanno subito uno stop imprevisto dopo che la Corte di Cassazione, accettando l'istanza di alcuni difensori degli imputati in un processo in corso a Catania, ha dichiarato l'incompetenza dei tribunali a giudicare in presenza di aggravanti e ha azzerato tutto assegnando il dibattimento alla corte d'Assise. E questa mattina a Palermo altri due processi si sono fermati per lo stesso motivo, quello contro i boss di San Lorenzo Madonia ed un troncone del dibattimento "Perseo". Ed è facile precedere che, nei prossimi giorni, la stessa sorte subiranno molti altri processi.
In allarme la Direzione distrettuale antimafia che ha convocato una riunione per lunedì 15 febbraio per fare il punto su questa nuova "emergenza" che rischia di mandare in fumo decine e decine di processi. E sembra che il rischio di un azzeramento sussista anche per processi già conclusi in appello e in attesa di Cassazione visto che il testo della norma recita "in ogni stato e grado del giudizio". Tutto quello che è già stato fatto dai tribunali, dunque, verrebbe azzerato con gravissime conseguenze sia per i tempi del giudizio, sia per i provvedimenti di libertà personale degli imputati.
Quanto alla durezza delle condanne non è un'eventualità teorica: proprio la settimana scorsa i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo hanno avuto 30 anni in uno dei dibattimenti del filone "Addiopizzo", perché nei loro confronti i giudici hanno applicato la recidiva reiterata e specifica e le aggravanti di essere stati "capi e promotori", di avere costituito un'associazione armata e di avere sfruttato i proventi di attività illecite in iniziative economiche. Stessa cosa, è avvenuto nel processo d'appello Gotha per il boss Nino Rotolo, condannato a 29 anni. Scontato ritenere che le difese degli imputati non si faranno sfuggire l'occasione per provare ad azzerare i processi e ricominciare tutto daccapo
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