ROMA - "Da quando noi siamo alla Fiat non ho mai ricevuto un euro dallo Stato". Il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, è intervenuto così sulla questione degli incentivi all'azienda torinese che sta creando frizioni con il governo. Le dichiarazioni, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università Luiss Guido Carli, hanno provocato la secca reazione del ministro leghista, Roberto Calderoli, che ha commentato: "Se si tratta di una barzelletta, non c'è nulla da ridere". Il presidente della Fiat ha poi sottolineato che qualsiasi scelta aziendale verrà fatta tenendo conto dei lavoratori e delle loro famiglie: parole che hanno rassicurato il presidente del Senato, Renato Schifani, per il quale è importante che il profitto non entri in contrasto con l'esigenza di "pace" e "serenità sociale".
Il tutto mentre i lavoratori di Termini Imerese sono scesi in sciopero dopo le notizie arrivate dal vertice al ministero dello Sviluppo economico, durante il quale l'azienda avrebbe confermato la propria intenzione di dismettere lo stabilimento siciliano.
Montezemolo: "Decisioni terranno conto delle esigenze dei lavoratori". A proposito delle future scelte aziendali - "che serviranno a mantenere competitiva l'azienda" - Montezemolo ha detto: "ogni decisione non potrà essere disgiunta dal problema di farsi carico delle famiglie e delle persone". Parole "autorevoli" che sono state accolte positivamente dal presidente del Senato, Renato Schifani, ospite d'onore alla Luiss. "Queste dichiarazioni - ha detto Schifani - sono incoraggianti e si basano sul senso di responsabilità. E' importante - ha proseguito il presidente del Senato - che la logica del profitto si misuri con l'esigenza di assicurare serenità e pace sociale ai dipendenti e alle loro famiglie".
Scontro Fiat-governo. Ieri, a proposito degli incentivi, l'ad Sergio Marchionne era stato chiaro: "degli incentivi si uò fare ameno"aveva detto, pur avendoli chiesti con insistenza in passato. Oggi il responsabile delle relazioni istituzionali di Fiat, Ernesto Auci, ha ribadito il concetto: "Mai chiesto nulla". E così è toccato a Montezemolo lanciare segnali di distensione all'esecutivo, a cui le scelte occupazionali del Lingotto non sono piaciute: "Con il governo c'è un rapporto molto chiaro e positivo, di dialogo e di confronto", in attesa del primo piano strategico con il quale il 21 aprile prossimo Marchionne farà sapere come si muoveranno nei prossimi quattro anni Fiat e Chrysler, accomunate dal destino di alleate dopo l'accordo di luglio. Un accordo che, ha precisato Montezemolo, non toglie nulla all'italianità della Fiat: "Basta chiacchiere, l'azienda è e resta italiana".
Calderoli: "Se è una barzelletta non c'è nulla da ridere". Le parole di Montezemolo, però, hanno indispettito - non poco - il Carroccio. "Se quella dei soldi è una barzelletta non fa proprio ridere. Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio, allora la faccenda assume contorni 'sanitari'...", ha affermato Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione. "La Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno", ha aggiunto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.
Sciopero a Termini. Intorno allo stabilimento siciliano la tensione resta alta. Stamattina gli operai del reparto montaggio, circa l'80% del personale, hanno abbandonato la linea produttiva e sono usciti dalla fabbrica, unendosi ai sindaci del comprensorio termitano che stavano effettuando un sit-in davanti ai cancelli. Una mobilitazione legata alle notizie arrivate dal vertice romano tra azienda, governo e sindacati (che è stato aggiornato al 5 marzo). A quanto si apprende, la Fiat ha ribadito la propria intenzione di voler dismettere lo stabilimento di Termini Imerese, ma non le tecnologie. Inoltre circa la metà dei dipendenti dello stabilimento avrebbero i requisiti per la mobilità con l'aggancio alla pensione. Secondo i rappresentanti della Fiat, si tratta di 806 persone, su 1658 dipendenti dello stabilimento. Infine, il ministero ha nominato Invitalia advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale palermitano.
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