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Caso Mills, Berlusconi all'attacco dei giudici "Siamo in mano a una banda di talebani"


ROMA - Berlusconi di nuovo all'attacco della magistratura, con termini pesanti: "Siamo nelle mani di una banda di talebani", ha detto oggi a Torino durante la conferenza stampa per la campagna elettorale del candidato governatore del Piemonte del centrodestra, Roberto Cota. All'indomani della prescrizione del reato da parte della Cassazione che ha salvato l'avvocato inglese David Mills dalla condanna a 4 anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari, il premier parla di una sconfitta per il teorema dell'accusa e di una vittoria per la difesa. Ma non basta. "E' un'invenzione pura, un assurdo, non c'è stata nessuna dazione da parte di un manager di Fininvest che tra l'altro è morto", ha detto a Torino, sottolineando di volere una "assoluzione piena". Poi l'affondo: "Il male terribile dell'italia, la vera patologia è la politicizzazione della magistratura, cioè l'uso politico della giustizia. C'è una grande maggioranza di giudici tuttavia che non appartiene a questa banda di talebani". Berlusconi infine ha concluso: "la nostra democrazia è in balia di questa situazione". Immediata la reazione dei giudici. "Intollerabile escalation di insulti e aggressioni", ha replicato il segretario dell'Anm Cascini.

In serata Berlusconi è tornato a ribadire il concetto durante la cena di finanziamento per Cota. Dopo aver detto che "tangentopoli è un capitolo chiuso", il premier è tornato sul nodo giustizia: "Abbiamo un problema con la magistratura", ha detto Berlusconi. "Oggi io mi sono sporto un po', sono stato sgridato da un mio avvocato per quello che ho detto, ma ho detto quella che è la verità e cioè che ci sono bande di pm talebani che accusano gli avversari politici e usano le armi della giustizia a scopi politici". Il premier ha quindi ripetuto quanto già detto in conferenza stampa, ripercorrendo la bocciatura della legge sulla inappellabilità delle assoluzioni in primo grado da parte della "loro Corte Costituzionale". Una legge, ha sostenuto, che avrebbe portato l'Italia "ai livelli delle altre democrazie, prima fra tutte gli Stati Uniti". Per il premier, infatti, è normale che i pm ricorrano in appello in caso di assoluzione: "E' il loro mestiere, prendono i soldi per fare questo mestiere e magari lo fanno per antipatia personale o magari per pregiudizi politici o anche solo per puntiglio e per dimostrare il teorema accusatorio". Il problema, ha proseguito, è che l'imputato finisce in un "girone infernale che rischia di rovinarlo anche finanziariamente e che magari lo porta a pensare che chi gli sta accanto o possa ritenerlo un corrotto o un corruttore". "Io l'ho provato e so bene cosa vuol dire è una cosa che rovina la vita", ha aggiunto. Per ottenere l'abrogazione della norma sull'ineleggibilità "sono andati presso la loro Corte Costituzionale ed hanno ottenuto che venisse abrogata". In questo modo però, ha aggiunto, "la sovranità non è nelle mani del popolo ma di quelli che appartengono a questa banda".
La reazione dei giudici. "Basta insulti e aggressioni". La sentenza della cassazione sul caso Mills conferma l'impianto dei giudici milanesi e dimostra che "non c'è stata alcuna persecuzione o manovra politica" nella vicenda giudiziaria, ha replicato il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini. "Ormai - commenta Cascini - non si contano più le ingiurie. Noi invitiamo tutti a rispettare le decisioni dei tribunali italiani, si possono criticare le sentenze ma non è ammissibile continuare in questa escalation di insulti e aggressioni. Le sezioni unite della Cassazione hanno confermato l'impianto delle decisioni del tribunale e della corte d'appello di milano, e sono la dimostrazione piena che non c'è stata alcuna persecuzione o manovra politica". Quella messa in atto da Berlusconi è una "escalation di insulti e aggressioni" che "non è ammissibile continuare". Peraltro, commenta Cascini, "nel giorno in cui un servitore dello Stato è stato ucciso in Afghanistan, l'offesa rivolta dal presidente del consiglio alla magistratura italiana appare, se possibile, ancora più inaccettabile". Proprio per questo, ribadisce Cascini, l'ultima uscita del premier "richiede un sussulto di indignazione da parte di tutte le persone rispettabili". L'Anm non ha dubbi: "il male dell'Italia sta nella gravissima corruzione della politica e della pubblica amministrazione e non certo in magistrati che facendo in solitidine il loro dovere individuano i responsabili di tali crimini. E L'ossessiva ripetizione del ritornello della magistratura politicizzata, dei pm che agirebbero a fini di lotta politica diventa ogni giorno più falsa e stucchevole proprio di fronte alla quotidiana emersione di gravissimi comportamenti illeciti da parte di pubblici funzionari e uomini politici". "Bisogna essere ciechi e sordi- dice ancora Cascini- per non accorgersi di quali danni si fanno al Paese nel proseguire in questa linea di delegittimazione del ruolo e della funzione della magistratura in Italia". Il sindacato delle toghe lancia quindi un appello: "Invitiamo tutti a rispettare le decisioni dei tribunali e il ruolo della magistratura e chiediamo alle istituzioni di reagire di fronte a queste inaccettabili aggressioni".

E le dichiarazioni del premier finiranno al vaglio della prima Commissione del Csm, dove dallo scorso settembre è aperto un fascicolo, ormai corposo, inerente le parole che il presidente del Consiglio ha rivolto contro la magistratura negli ultimi mesi. Anche le dichiarazioni odierne, dunque, saranno valutate al momento di decidere se aprire o meno una pratica a tutela delle toghe. "Nella magistratura non esistono bande di talebani - rileva il togato del Movimento della Giustizia Mario Fresa - ma ci sono persone che compiono il proprio dovere anche a rischio della vita. Dichiarazioni di questo tipo discreditano la magistratura agli occhi dei cittadini, mentre le istituzioni devono sempre rispettarsi tra loro".

Il ministro della Giustizia. "Questa sentenza non cambia nulla", ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. "Il programma del governo - ha spiegato Alfano - sarà portato avanti e dovrà essere realizzato, dalle intercettazioni, alla ragionevole durata dei processi, al legittimo impedimento". In particolare sulle intercettazioni Alfano ha ricordato come il governo "abbia avviato la legge già nell'estate del 2008. Ora - ha aggiunto - abbiamo la legittima aspettativa che il Senato approvi al più presto tale provvedimento che tutela il diritto alla riservatezza e alla privacy, un diritto costituzionalmente inviolabile". Alfano ha anche giudicato "legittima" la richiesta del parlamentare del Pdl e avvocato del Premier, Niccolò Ghedini, di sospendere le udienze del processo Berlusconi in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso Mills. "E' una legittima richiesta - ha spiegato il ministro - che sarà sottoposta al tribunale di Milano che domani deciderà".

Secco il commento del presidente del Senato Renato Schifani: "Le sezioni unite sono il massimo della giurisprudenza dell'autorevolezza giurisprudenziale, vanno quindi rispettate al massimo".

L'opposizione. ''La gente perbene confida nelle assoluzioni, non nelle prescrizioni. Voglio credere che il nostro presidente del Consiglio possa confidare in una assoluzione. E possa andare a cercarsela là dove le assoluzioni vengono date, nella sede giusta. Io spero questo'', è stata la replica del segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani. "Evidentemente Angelino Alfano si è dimesso da ministro della Giustizia per diventare praticante dell'avvocato Ghedini - ha affermato il presidente dei senatori dell'Italia dei valori, Felice Belisario - Non si spiegherebbe, altrimenti, con quale ruolo Alfano possa affermare che è legittima la richiesta di sospensione delle udienze in attesa del deposito della sentenza Mills in Cassazione che domani gli avvocati del premier faranno al tribunale di Milano".

Il processo a Berlusconi. Intanto si prospetta una falsa ripartenza domani al processo in cui Silvio Berlusconi risponde di aver corrotto il testimone David Mills. Appare infatti molto probabile un rinvio delle udienze in attesa che la Cassazione depositi le motivazioni della sentenza con cui ieri ha dichiarato l'intervenuta prescrizione del reato per il professionista britannico che negli anni '90 aveva creato il sistema di società off-shore utilizzato dal gruppo Fininvest. La suprema Corte dovrebbe impiegare tra i 30 e i 40 giorni per preparare il provedimento, che servirà per conoscere formalmente la data in cui la corruzione in atti giudiziaria si consumò, in modo da definire anche la posizione del presidente del Consiglio in relazione alla prescrizione.

E' quasi certo che i giudici delle sezioni unite abbiano accettato la ricostruzione del procuratore generale, ma siccome nel dispositivo si dice solo che il reato è estinto senza altre indicazioni sarà necessario attendere le motivazioni. In teoria i giudici potrebbero indicare una data antecedente all'11 novembre 1999, dichiarando in pratica "morto" anche il procedimento gemello a carico del premier. Ma si tratta di un'ipotesi più che remota.

Lunedì primo marzo è prevista la ripresa delle udienze anche nel processo per i diritti tv di Mediaset dove Berlusconi risponde di frode fiscale. Nella stessa giornata è fissata una riunione del Consiglio dei ministri, ma in cancelleria non risulta depositata da parte della difesa nessuna richiesta formale di rinvio per legittimo impedimento. Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo con ogni probabilità faranno presente che c'è il cdm ma che l'imputato consente che si proceda in sua assenza. Anche perché nell'ultima udienza il presidente del collegio Edoardo D'Avossa, nel rinviare al primo marzo a causa del viaggio di Berlusconi in Israele aveva avvertito che in caso di altre richieste analoghe avrebbe invitato le parti a interloquire sull'eventualità di separare la posizione di Berlusconi da quella degli altri 11 imputati. Ai giornalisti i legali del premier avevano detto: "lo stralcio creerebbe molti problemi".

Bisognerà inoltre vedere che cosa succederà invece nel caso in cui il Parlamento dovesse approvare il prossimo 9 marzo la legge che codifica il legittimo impedimento, consentendo di bloccare il processo per 18 mesi. Ma questa, al momento, è un'altra storia.


Fonte: Repubblica.it
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1 commenti to " Caso Mills, Berlusconi all'attacco dei giudici "Siamo in mano a una banda di talebani" "

  1. Si inizia con l’organizzazione della corruzione e si termina con l’organizzazione del terrore (citazione di Jan Theuninck)
    Non possiamo rimanere ciechi agli sviluppi contemporanei nel cuore delle nostre “democrazie”….
    Che ha il potere reale ?

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