Blitz della squadra mobile fra gli spacciatori della Palermo bene. Ventinove in manette. Fra i clienti anche il deputato regionale ed ex senatore dell'Udc Salvatore Cintola: grazie alle intercettazioni si è scoperto che la segretaria acquistava droga per conto del politico, il quale poi inviava i soldi con l'auto blu. Nel 2004, blitz della polizia nella segreteria di Cintola: trovati dieci grammi di cocaina
Manda l'autista a comprare la cocaina Il deputato Cintola indagato per peculato Salvatore Cintola.
Mentre stava seduto sugli scranni del parlamento siciliano dava disposizioni alla segretaria per acquistare la cocaina. E i soldi, 1.000 euro in contanti, li mandava con l'autista in auto blu. C'è anche il deputato regionale Salvatore Cintola, dell'Udc, fra i clienti della rete di spacciatori della Palermo bene bloccata questa notte dalla sezione Narcotici della squadra mobile. Ventinove persone sono finite in manette. E per il deputato Cintola è scattata una denuncia a piede libero: in quanto consumatore di stupefacenti non gli viene contestato alcun reato, ma avrebbe utilizzato l'auto della Regione per acquistare la cocaina. Ecco perché deve rispondere di peculato.
Agli atti dell'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Marcello Viola e dall'aggiunto Teresa Principato, ci sono le conversazioni intercettate al telefono fra uno spacciatore - tale Giorgio Napolitano - e la segretaria di Cintola, che discutono dell'acquisto di cocaina destinata al politico. Nel 2004, dopo l'ennesimo dialogo, i poliziotti fecero irruzione nella segreteria di Cintola, sequestrando dieci grammi di polvere bianca. L'indagine a carico del parlamentare regionale è sempre rimasta segreta: emerge adesso, nell'ambito dell'operazione che nella notte ha portato in carcere pusher e trafficanti, su disposizione del gip Piergiorgio Morosini.
I poliziotti della Mobile hanno appurato che la cocaina arrivava a Palermo dalla Spagna, attraverso fidati intermediari che operavano in Calabria e Campania. L'hashish, invece, arrivava dal Marocco. La distribuzione fra i salotti più esclusivi di Palermo era curata da una rete di insospettabili spacciatori. Sull'organizzazione c'è l'ombra delle cosche mafiose di Brancaccio, che avrebbero investito ingenti somme sul traffico di droga.
Fonte: Corriere.it
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