Il padrino più potente di Palermo è adesso solo in una cella del carcere di Milano, davanti a un televisore. «In nome del popolo italiano, Lo Piccolo Salvatore condannato a 30 anni»: il presidente Bruno Fasciana inizia a leggere la sentenza del processo Addiopizzo alle 22,54 della sera, dopo oltre 80 ore di camera di consiglio. Il boss è immobile, il suo volto scuro rimbalza nei sedici televisori piazzati davanti le gabbie dell'aula bunker dell'Ucciardone dove sono rinchiusi i fedelissimi del clan di Tommaso Natale.
In un angolo di quei monitor c'è anche l'immagine del figlio del padrino, Sandro, che non smette di camminare nervosamente in un'altra celletta delle video conferenze: «Lo Piccolo Sandro condannato a 30 anni», il presidente della seconda sezione del tribunale continua a leggere la sentenza. Ma non è una condanna piena. La sentenza assolve i Lo Piccolo dall'accusa di essere stati i mandanti del rogo al grande magazzino Guajana, del luglio 2007. Assolto dal capitolo Guajana anche il picciotto che i pentiti indicavano come il fedele esecutore della missione, Vittorio Bonura (comunque condannato a 9 anni e 4 mesi per altri episodi).
Adesso, nella sentenza, è il momento dei colonnelli dell'esercito del racket, quelli che tra il 2006 e il 2007 misero sotto ricatto centinaia di negozianti del centro città. Nove anni a Luigi Bonanno, ritenuto l'ambasciatore dei Lo Piccolo a Milano, ma solo per l'accusa di droga: per l'associazione mafiosa è arrivata l'assoluzione e il conseguente ordine di scarcerazione. Tre anni e 6 mesi a Giuseppe Bruno, 5 anni e 4 mesi ad Antonino Ciminello, 9 anni e 4 mesi a Rosolino Di Maio, ulteriori 4 anni in continuazione con una precedente sentenza a Stefano Fontana (ritenuto il reggente dell'Acquasanta), 9 anni e 4 mesi a Giovanni Battista Giacalone, 10 anni a Sebastiano Giordano, ulteriori 3 anni in continuazione a Francesco Paolo Liga, 16 anni a Massimo Giuseppe Troia, 12 anni a Francesco Paolo Di Piazza.
L'assoluzione arriva per i due commercianti che erano stati portati in giudizio con l'accusa di non aver denunciato il racket: sono Salvatore Catalano e Maurizio Buscemi, assolti dal reato di favoreggiamento. Assoluzione anche per due imputati che erano finiti in manette con l'accusa di essere picciotti al servizio del mandamento. Sono Tommaso Contino e Gaetano Fontana.
La sentenza della seconda sezione del tribunale (nel collegio Tania Hmeliak e Stefania Brambille) ha condannato i boss anche al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili: presidenza del consiglio dei ministri, Regione Siciliana e commissariato antiracket (300 mila euro), Provincia (150 mila), Comune (100 mila). Poi, Addiopizzo e Fai (100 mila), Confindustria, Lega Coop Sicilia, Confesercenti, Confcommercio e Centro Pio La Torre (60 mila), Sos Impresa e Solidaria (50 mila).
Si è concluso così il primo grande processo ai Lo Piccolo. Il pool costituito dai pm Francesco Del Bene, Gaetano Paci. Annamaria Picozzi e Marcello Viola hanno già ottenuto la condanna di altri trenta fra boss e gregari col rito abbreviato. Condannati pure una ventina di commercianti, per non avere denunciato l'estorsione. Non sono gli ultimi ad essere imputati per questa ragione: altri dieci operatori economici della città sono sul banco degli imputati nell'ultima trance dell'inchiesta della squadra mobile "Addiopizzo" che si tiene attualmente alla terza sezione del tribunale. Sul banco degli imputati ci sono pure quindici presunti boss legati ai Lo Piccolo.
Condanne a parte, il vero bilancio positivo dell'inchiesta Addiopizzo è nell'elenco dei trenta commercianti che, convocati dopo l'arresto dei Lo Piccolo, hanno deciso di ammettere e denunciare l'estorsione.
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