
E’ il “giudice breve” (con separazione delle carriere incorporata: i giudici che processano i mafiosi e i loro amici muoiono subito, gli altri no). Invece di tante leggi ad personam, che richiedono tempi e costi sociali elevatissimi, il problema è risolvibile quasi gratis, al netto di una modica quantità di tritolo per uso personale. Infatti il Cavaliere, troppo impegnato a celebrare un corrotto latitante, non ha detto una parola sui progetti di attentati ai magistrati, a parte definirli “plotone di esecuzione” (del resto si attende ancora una sua parola di plauso ai poliziotti che catturarono Provenzano nel maggio 2006). E i suoi uomini, per difendere in tv il processo breve, cioè morto, usano gli stessi argomenti degli avvocati dei boss nei processi di mafia: “Minchia, signor giudice, il mio cliente è un perseguitato, lo processano da quando era piccolo, ma sempre assolto fu...”. L’altra sera Bonaiuti, con quella faccia da Bonaiuti, sbavava a Porta a Porta dinanzi all’insetto, comprensibilmente affezionato alle leggi vergogna, che portano il timbro della sua signora Augusta Iannini, direttore dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia per volontà di Angelino Jolie. “Il processo breve – spiegava Bonaiuti – serve a difendere Berlusconi contro i processi ad personam”. Originale tesi ripresa anche dall’acuto Gasparri: “A Milano c’è una giustizia contra personam”. A nessuno è venuto in mente di rispondere ai due giureconsulti che tutti i processi sono ad o contra personam: la personam dell’imputato.
Forse i due geni pensano a una legge che imponga di fare i processi senza imputati, magari omissandone i nomi col segreto di Stato. Infatti, oltre alla personam del premier, la porcata salverà anche le personas imputate per i crac Parmalat, Cirio e Hdc, per le scalate Bnl e Antonveneta, per gli spionaggi Telecom e Sismi, per le truffe Impregilo sui rifiuti, e persino per i processi contabili alla Corte dei conti che coinvolgono le personas di Letizia Moratti, del viceministro Castelli e persino dell’autore dell’emendamento che estende il processo morto alle cause contabili, senatore Giuseppe Valentino. Più che una legge, un’auto-legge. Ora, sul modello del processo breve, si provvederà a una riforma della chirurgia breve: se l’intervento in sala operatoria va per le lunghe, il medico deve smettere, magari eliminando direttamente il paziente. Poi avremo il treno breve e l’auto breve: se non arrivano a destinazione entro un paio di minuti, esplodono in corsa.
Fonte: Il fatto quotidiano
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