ROMA - "Annozero non tornerà. Io vado avanti per la mia strada sia su Santoro sia sulle serate della Dandini". Un altro giorno in trincea per Mauro Masi. Assediato da tutte le parti, costretto a cedere su Paolo Ruffini che torna direttore di Raitre, in difficoltà con la stessa maggioranza di centrodestra che lo accusa di aver gestito malissimo i dossier tanto cari a Berlusconi. Il direttore generale deve ottenere almeno lo scalpo di un "nemico" del Cavaliere e i riccioli di Santoro sono in cima alla lista. La minaccia di stracciare il contratto di servizio 1 agitata dal premier ieri mattina ha fatto capire a Masi che non è il momento di alzare bandiera bianca. Bisogna combattere e Masi è pronto a sfidare l'evidenza, le sentenze dei giudici, le scelte dei direttori di rete (il vero obbiettivo è ridurre a una serata settimanale Parla con me), l'ostilità ormai manifesta di alcuni consiglieri di amministrazione del Pdl.
Masi fa finta di non vedere l'esito del suo lunedì nero. Soprattutto, il botta e risposta tra il presidente Garimberti e il conduttore di Annozero concluso con un messaggio inequivoco: da settembre, il giovedì sera, tornerà su RaiDue l'"uso criminoso" della tv di Santoro. "Quello che c'è scritto sui giornali è acqua fresca. Michele deve dire a me che l'accordo raggiunto per la sua uscita salta", avverte il direttore generale. Convinto di avere ancora delle carte da giocare. Ha messo sul piatto addirittura un rilancio dell'offerta economica. Si parte da 10 milioni, tre di liquidazione e 7 per la produzione di docu-fiction. Masi ha contattato l'agente di Santoro Lucio Presta alzando la posta: si può arrivare a 12 milioni. "L'aumento c'è. Ma non più di tanto", ammettono al settimo piano di Viale Mazzini. E' un vicolo cieco, una mossa da ultima spiaggia. Ma tutte le strade vanno battute. Non si comprende come il consigliere indicato dal Tesoro Petroni e quello Udc De Laurentiis potrebbero accettare altre spese dopo aver già condannato le cifre della precedente intesa. E la posizione di Santoro è chiara: "L'offerta era al di sotto dei valori di mercato. Ma l'aspetto economico non mi interessa. La questione è politica".
Il rilancio è solo una delle ipotesi. L'altra è esasperare il conduttore ancora per qualche settimana fino a costringerlo a un gesto unilaterale di addio. La classica porta sbattuta (e ben liquidata). La terza è la produzione di docu-fiction santoriane a prescindere da transazioni aziendali. La morale è: Annozero non deve andare più in onda, punto. Alcuni consiglieri del Pdl giudicano quest'impresa "pura utopia". Non ci stanno a farsi trascinare in battaglie assurde contro sentenze dei magistrati e in difesa di scelte sbagliate. A Masi quindi cominciano a mancare sia le sponde interne sia gli alleati fuori da Viale Mazzini. Con l'eccezione di Palazzo Chigi, dove però gli spifferi anti-Masi soffiano sempre più forti.
Berlusconi è infuriato per la gestione delle vicende Rai. Ma con la sua esternazione e attraverso Gianni Letta, principale mentore del dg, ha dato il segnale che la guerra va combattuta fino alla fine. Un messaggio inviato urbi et orbi, consiglieri di maggioranza compresi. Non è il momento di macinare dubbi, critiche e appunti a Masi. Di consumare faide. E' il momento di muoversi compatti e raggiungere gli obbiettivi. "Santoro non deve rimanere in Rai. Il direttore generale trovi il modo, è un problema suo", dicono fonti del governo. Quando Masi dice "vado avanti" sa di avere le spalle coperte dal Cavaliere. Per il momento. Ma l'asse Pdl-Lega a Viale Mazzini si muove ormai in ordine sparso. La conferma si è avuta ieri nella riunione del consiglio di amministrazione. Anche sui palinsesti presentati dall'azienda i consiglieri di centrodestra hanno fatto proprie molte osservazioni della minoranza.
Uno sfaldamento della maggioranza in Rai mette in pericolo altre operazioni. Oggi infatti la commissione di Vigilanza vara il nuovo contratto di servizio, quello che Berlusconi vorrebbe non firmare. E salta agli occhi la nuova offensiva contro Sky, nuovo atto del conflitto d'interessi. L'articolo 20 prevede che la Rai sia trasmessa "attraverso almeno una piattaforma distributiva di ogni piattaforma tecnologica". Significa che per il satellite non sarà necessario garantire la presenza su tutti i network. La Rai potrà "scendere" dai canali targati Murdoch per passare solo a Tivùsat. Con un doppio danno, per Sky e per la Rai e un solo vincitore, Mediaset, l'azienda del premier. Se passa questa norma siamo sicuri che il ministro dello Sviluppo economico ad interim Berlusconi non firmerà il contratto?
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Masi fa finta di non vedere l'esito del suo lunedì nero. Soprattutto, il botta e risposta tra il presidente Garimberti e il conduttore di Annozero concluso con un messaggio inequivoco: da settembre, il giovedì sera, tornerà su RaiDue l'"uso criminoso" della tv di Santoro. "Quello che c'è scritto sui giornali è acqua fresca. Michele deve dire a me che l'accordo raggiunto per la sua uscita salta", avverte il direttore generale. Convinto di avere ancora delle carte da giocare. Ha messo sul piatto addirittura un rilancio dell'offerta economica. Si parte da 10 milioni, tre di liquidazione e 7 per la produzione di docu-fiction. Masi ha contattato l'agente di Santoro Lucio Presta alzando la posta: si può arrivare a 12 milioni. "L'aumento c'è. Ma non più di tanto", ammettono al settimo piano di Viale Mazzini. E' un vicolo cieco, una mossa da ultima spiaggia. Ma tutte le strade vanno battute. Non si comprende come il consigliere indicato dal Tesoro Petroni e quello Udc De Laurentiis potrebbero accettare altre spese dopo aver già condannato le cifre della precedente intesa. E la posizione di Santoro è chiara: "L'offerta era al di sotto dei valori di mercato. Ma l'aspetto economico non mi interessa. La questione è politica".
Il rilancio è solo una delle ipotesi. L'altra è esasperare il conduttore ancora per qualche settimana fino a costringerlo a un gesto unilaterale di addio. La classica porta sbattuta (e ben liquidata). La terza è la produzione di docu-fiction santoriane a prescindere da transazioni aziendali. La morale è: Annozero non deve andare più in onda, punto. Alcuni consiglieri del Pdl giudicano quest'impresa "pura utopia". Non ci stanno a farsi trascinare in battaglie assurde contro sentenze dei magistrati e in difesa di scelte sbagliate. A Masi quindi cominciano a mancare sia le sponde interne sia gli alleati fuori da Viale Mazzini. Con l'eccezione di Palazzo Chigi, dove però gli spifferi anti-Masi soffiano sempre più forti.
Berlusconi è infuriato per la gestione delle vicende Rai. Ma con la sua esternazione e attraverso Gianni Letta, principale mentore del dg, ha dato il segnale che la guerra va combattuta fino alla fine. Un messaggio inviato urbi et orbi, consiglieri di maggioranza compresi. Non è il momento di macinare dubbi, critiche e appunti a Masi. Di consumare faide. E' il momento di muoversi compatti e raggiungere gli obbiettivi. "Santoro non deve rimanere in Rai. Il direttore generale trovi il modo, è un problema suo", dicono fonti del governo. Quando Masi dice "vado avanti" sa di avere le spalle coperte dal Cavaliere. Per il momento. Ma l'asse Pdl-Lega a Viale Mazzini si muove ormai in ordine sparso. La conferma si è avuta ieri nella riunione del consiglio di amministrazione. Anche sui palinsesti presentati dall'azienda i consiglieri di centrodestra hanno fatto proprie molte osservazioni della minoranza.
Uno sfaldamento della maggioranza in Rai mette in pericolo altre operazioni. Oggi infatti la commissione di Vigilanza vara il nuovo contratto di servizio, quello che Berlusconi vorrebbe non firmare. E salta agli occhi la nuova offensiva contro Sky, nuovo atto del conflitto d'interessi. L'articolo 20 prevede che la Rai sia trasmessa "attraverso almeno una piattaforma distributiva di ogni piattaforma tecnologica". Significa che per il satellite non sarà necessario garantire la presenza su tutti i network. La Rai potrà "scendere" dai canali targati Murdoch per passare solo a Tivùsat. Con un doppio danno, per Sky e per la Rai e un solo vincitore, Mediaset, l'azienda del premier. Se passa questa norma siamo sicuri che il ministro dello Sviluppo economico ad interim Berlusconi non firmerà il contratto?
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