MILANO - Con un presidio di oltre cento lavoratori si sta svolgendo a Cologno Monzese e davanti alla sede romana uno sciopero dei lavoratori di Videotime, l'azienda attiva nelle produzioni televisive del gruppo Mediaset. Alcuni programmi tv potrebbero essere a rischio. È quanto rende noto Paolo Casamassima, delegato dello Slai Cobas, il sindacato di base che ha condiviso la protesta con le altre organizzazioni, Sistel-Cisl, Uilcom-Uil e Flc-Cgil.
PRESUNTE IRREGOLARITA' - Il sindacalista ha denunciato il fatto che «è stato impedito ai delegati che ne avevano fatto richiesta di entrare in azienda per verificare l'andamento dello sciopero». Secondo Casamassima infatti «sono stati visti entrare lavoratori di altre aziende che noi riteniamo siano stati utilizzati per svolgere le mansioni dei lavoratori in sciopero». Il sindacalista punta il dito contro l'azienda «di proprietà del presidente del Consiglio e guidata dal proprio figlio che non rispetta il contratto di lavoro che prevede per i rappresentanti sindacali il diritto di entrare in sede per verificare il funzionamento delle attività».
LA PROTESTA - Come detto la protesta è stata indetta dai sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil dopo avere avuto ufficiale comunicazione insieme alle Rsu di Videotime di Milano e Roma della intenzione della volontà della proprietà di procedere, prevedibilmente a partire dal primo febbraio 2010, alla cessione a Pragma Service srl del ramo d’azienda relativo alle attività di Sartoria, Trucco e Acconciatura, costituito da un organico complessivo di 56 addetti di cui 26 a Cologno Monzese, 4 a Milano Due e 26 a Roma. «Da qualche tempo - denunciano fra l’altro i sindacati - registriamo un graduale allentamento della qualità delle relazioni, che l’operazione di esternalizzazione rischia di compromettere in modo pesante. Siamo convinti che questa non sia la strada migliore per affrontare le trasformazioni in atto».
I COMUNICATI - Nel corso dell'edizione delle 13 del Tg5, nella quale non ci sono stati disservizi da segnalare, è stato letto un comunicato di solidarietà da parte del Comitato di redazione della testata ai lavoratori in sciopero. Il Cdr del Tg5 condivide «il timore espresso dai colleghi di Videotime-Mediaset che il progetto di cessione di questo ramo d'azienda possa essere l'inizio di un processo di affidamento di lavoro in appalto, che nell'ambito delle più generali trasformazioni dei settore televisivo, potrebbe coinvolgere altri settori, sedi o attività del gruppo Mediaset nel suo complesso». Da parte sua l'azienda, in un altro comunicato letto sempre in diretta durante l'edizione delle 13 del Tg5, «rassicura i dipendenti» spiegando che l'operazione «non avrà alcun effetto sull'occupazione o sulla condizione retributiva» dei lavoratori coinvolti che, assicura Mediaset, avranno «posto di lavoro assicurato». Inoltre l'azienda sottolinea che considera sempre «strategica l'attività televisiva».
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PRESUNTE IRREGOLARITA' - Il sindacalista ha denunciato il fatto che «è stato impedito ai delegati che ne avevano fatto richiesta di entrare in azienda per verificare l'andamento dello sciopero». Secondo Casamassima infatti «sono stati visti entrare lavoratori di altre aziende che noi riteniamo siano stati utilizzati per svolgere le mansioni dei lavoratori in sciopero». Il sindacalista punta il dito contro l'azienda «di proprietà del presidente del Consiglio e guidata dal proprio figlio che non rispetta il contratto di lavoro che prevede per i rappresentanti sindacali il diritto di entrare in sede per verificare il funzionamento delle attività».
LA PROTESTA - Come detto la protesta è stata indetta dai sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil dopo avere avuto ufficiale comunicazione insieme alle Rsu di Videotime di Milano e Roma della intenzione della volontà della proprietà di procedere, prevedibilmente a partire dal primo febbraio 2010, alla cessione a Pragma Service srl del ramo d’azienda relativo alle attività di Sartoria, Trucco e Acconciatura, costituito da un organico complessivo di 56 addetti di cui 26 a Cologno Monzese, 4 a Milano Due e 26 a Roma. «Da qualche tempo - denunciano fra l’altro i sindacati - registriamo un graduale allentamento della qualità delle relazioni, che l’operazione di esternalizzazione rischia di compromettere in modo pesante. Siamo convinti che questa non sia la strada migliore per affrontare le trasformazioni in atto».
I COMUNICATI - Nel corso dell'edizione delle 13 del Tg5, nella quale non ci sono stati disservizi da segnalare, è stato letto un comunicato di solidarietà da parte del Comitato di redazione della testata ai lavoratori in sciopero. Il Cdr del Tg5 condivide «il timore espresso dai colleghi di Videotime-Mediaset che il progetto di cessione di questo ramo d'azienda possa essere l'inizio di un processo di affidamento di lavoro in appalto, che nell'ambito delle più generali trasformazioni dei settore televisivo, potrebbe coinvolgere altri settori, sedi o attività del gruppo Mediaset nel suo complesso». Da parte sua l'azienda, in un altro comunicato letto sempre in diretta durante l'edizione delle 13 del Tg5, «rassicura i dipendenti» spiegando che l'operazione «non avrà alcun effetto sull'occupazione o sulla condizione retributiva» dei lavoratori coinvolti che, assicura Mediaset, avranno «posto di lavoro assicurato». Inoltre l'azienda sottolinea che considera sempre «strategica l'attività televisiva».
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