MILANO - La Procura di Milano ha chiuso l'inchiesta Mediatrade-Rti nella quale, tra gli indagati figurano Silvio Berlusconi e altre persone, in tutto una decina. Il pm Fabio De Pasquale, tramite la Guardia di Finanza, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini. L'inchiesta è nata da uno stralcio di quella principale Mediaset e riguarda presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi per creare, secondo l'accusa, fondi neri. La chiusura di questo filone di indagine era attesa da tempo.
LE TAPPE - L'indagine è nata nel 2007 in seguito all'esame di alcuni documenti provenienti da un sequestro effettuato in Svizzera nel 2005 a una società riconducibile all'imprenditore Frank Agrama e da perquisizioni fatte presso Rti (società del gruppo Mediaset). Nell'autunno del 2007 Berlusconi era stato iscritto nel registro degli indagati per concorso in appropriazione indebita. Fra le 10 persone alle quali la Guardia di Finanza ha notificato l'avviso di chiusura indagini per Mediatrade, figurano anche Pier Silvio Berlusconi (per frode fiscale) e Fedele Confalonieri, il banchiere Paolo Del Bue, il produttore Frank Agrama, tre dirigenti di Mediaset e due cittadini di Hong Kong. I reati contestati, a vario titolo, sono: concorso in appropriazione indebita, frode fiscale e riciclaggio. I reati contestati vanno fino allo scorso anno.
«ACCUSE INCREDIBILI» - «La Procura di Milano ancora una volta continua nella pervicace volontà di sottoporre a processo Silvio Berlusconi - ha commentato l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini -. Le contestazioni mosse hanno dell'incredibile sia per il contenuto delle stesse sia per gli anni a cui si riferiscono, periodo in cui Silvio Berlusconi non aveva la benché minima possibilità di incidere sull'azienda». «Estendere l'incolpazione a Piersilivio Berlusconi, colpevole evidentemente di essere figlio di Silvio Berlusconi - ha aggiunto l'avvocato - è poi del tutto sconnesso da qualsiasi logica e da qualsiasi realtà fattuale essendo già da tempo dimostrata in atti, con documenti e testimonianze, la sua totale estraneità ai fatti contestati. L'ennesimo procedimento, che non potrà che risolversi in una declaratoria di insussistenza dei fatti, alla vigilia di una delicata competizione elettorale e proprio quando si stanno discutendo le riforme della giustizia non può non destare una straordinaria indignazione».
«MUORE LA GIUSTIZIA» - «Dopo la chiusura dell'inchiesta sui diritti tv, c'è qualcuno che può ancora credere che alcuni pubblici ministeri siano interessati a celebrare la giustizia, applicare le leggi e ricercare la verità?» ha rincarato la dose Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl. «Di questo passo - ha aggiunto - , muore il senso della giustizia e scompare definitivamente la fiducia dei cittadini nella magistratura. L'unica speranza è che maturi, anche da parte della sinistra, la consapevolezza della necessità e urgenza di una riforma che restituisca imparzialità, dignità e fiducia all'amministrazione della giustizia nel nostro Paese».
MEDIASET - In serata arriva anche il commento di Mediaset: «I diritti cinematografi oggetto dell'inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge. La documentazione dimostrerà la totale estraneità di Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi alle accuse ipotizzate di frode fiscale. Non si può infine evitare di sottolineare l'assurdità delle contestazioni: un procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società stessa e i suoi massimi dirigenti».
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