ROMA - Nell'anno del partito dell'amore il primo vertice sulla giustizia, intorno al desco di casa Berlusconi, produce già una seria frattura preventiva. Chi ha parlato con Fini lo descrive come "infastidito" per l'assoluta mancanza della ben che minima informazione su quanto si dovrà decidere su questioni assolutamente fondamentali come l'immunità, il nuovo lodo congela-processi, annessi e connessi quali il processo breve e il legittimo impedimento, il futuro delle riforme promesse su carriere dei giudici e Csm, e finora "mancate", come dicono gli avvocati penalisti che per questo scioperano. Troppo importante il piatto a tavola, ragiona Fini con i suoi, per non conoscerne prima e per tempo il contenuto soprattutto per evitare che il vertice si risolva, come pure è avvenuto tante altre volte, in una sorta di presa d'atto dovuta di strategie e iniziative assunte ad Arcore dai luogotenenti per la giustizia del Cavaliere Angelino Alfano e Niccolò Ghedini.
Niente amore dunque, ma schiaffo anzi tempo, destinato a raffreddare ancora di più il clima tra i due leader. L'antipasto di un vertice assai delicato visto che anticipa, solo di poche ore, l'incontro tra Berlusconi e Napolitano. Sulla giustizia le posizioni del Colle sono note, "riforme condivise e di sistema", due "corni" che difficilmente il Cavaliere può riavvicinare. Questo dicono le anticipazioni su quanto si discuterà a tavola, in un ampio parterre. Ghedini, l'avvocato e uomo di fiducia di Berlusconi, ha già pronto da alcuni giorni nella cartella che porta sempre con sé piena di codici, il maxi-emendamento sul processo breve che di fatto costituisce un testo ex novo rispetto a quello discusso finora al Senato. Dopo gli insistiti messaggi dell'ultimo mese su una retromarcia e un abbandono del processo breve come legge salva-premier, in realtà Ghedini non vuole fare marcia indietro sulla sua ultima creatura giuridica.
Non si fida di altre soluzioni, lo stesso legittimo impedimento e tantomeno del lodo costituzionalizzato, ma vuole incassare subito una legge che può azzerare d'un colpo i processi Mills e Mediaset. È disposto a fare alcune modifiche, diversa scansione della durata per i reati sotto i dieci anni (con la formula tre più due più uno per primo grado, appello, Cassazione), tempi lunghi (tre o quattro anni per fase) per i crimini gravi e gravissimi. Ma non più di questo perché il processo breve resta una tappa importante per affrancare Berlusconi dall'incubo giudiziario. Non ha importanza se i penalisti scioperano contro il progetto definendolo "frutto avvelenato del rapporto anomalo tra politica e magistratura". E non fa neppure nulla il rischio che Napolitano possa eccepire su una norma che già nella sua versione iniziale, solo per delitti fino a 10 anni e solo per gli incensurati, rischiava di far saltare centinaia di processi.
Ma lo scontro non si ferma qui. Dal vertice dovrà uscire fuori anche l'opzione sul nuovo lodo congela processi per le alte cariche e sull'immunità. Anche in questo caso le anticipazioni fanno intravedere la soluzione: entrambi i provvedimenti che, uniti in uno solo, marciano verso il referendum. Il testo del lodo e quello della proposta Chiaromonte-Compagna (a indagini preliminari finite su un parlamentare il pm chiede alle Camere se può andare avanti, le Camere decidono se ibernarle o farle proseguire) garantirebbero così sia le alte cariche, sia deputati e senatori. Ma se Napolitano raccomanda "riforme condivise" è assai improbabile che il Pd voti un pacchetto senza il corrispettivo delle altre riforme costituzionali. Allo stesso modo, sul legittimo impedimento, l'Udc potrebbe far saltare il tavolo se Berlusconi non rispettasse la promessa di rinunciare del tutto al processo breve.
Restano le riforme costituzionali sulla giustizia, separazione delle carriere e divisione del Csm per pm e giudici, su cui il Guardasigilli Alfano sarebbe pronto a fare una mossa, ma c'è chi, nel suo stesso partito, considera inutile buttarsi in un'avventura che dal punto di vista parlamentare ha scarse possibilità di successo. Annusata l'aria, anche per questo scioperano i penalisti che considerano il processo breve, "scorciatoia inutile e dannosa", la conseguenza delle riforme non fatte.
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Niente amore dunque, ma schiaffo anzi tempo, destinato a raffreddare ancora di più il clima tra i due leader. L'antipasto di un vertice assai delicato visto che anticipa, solo di poche ore, l'incontro tra Berlusconi e Napolitano. Sulla giustizia le posizioni del Colle sono note, "riforme condivise e di sistema", due "corni" che difficilmente il Cavaliere può riavvicinare. Questo dicono le anticipazioni su quanto si discuterà a tavola, in un ampio parterre. Ghedini, l'avvocato e uomo di fiducia di Berlusconi, ha già pronto da alcuni giorni nella cartella che porta sempre con sé piena di codici, il maxi-emendamento sul processo breve che di fatto costituisce un testo ex novo rispetto a quello discusso finora al Senato. Dopo gli insistiti messaggi dell'ultimo mese su una retromarcia e un abbandono del processo breve come legge salva-premier, in realtà Ghedini non vuole fare marcia indietro sulla sua ultima creatura giuridica.
Non si fida di altre soluzioni, lo stesso legittimo impedimento e tantomeno del lodo costituzionalizzato, ma vuole incassare subito una legge che può azzerare d'un colpo i processi Mills e Mediaset. È disposto a fare alcune modifiche, diversa scansione della durata per i reati sotto i dieci anni (con la formula tre più due più uno per primo grado, appello, Cassazione), tempi lunghi (tre o quattro anni per fase) per i crimini gravi e gravissimi. Ma non più di questo perché il processo breve resta una tappa importante per affrancare Berlusconi dall'incubo giudiziario. Non ha importanza se i penalisti scioperano contro il progetto definendolo "frutto avvelenato del rapporto anomalo tra politica e magistratura". E non fa neppure nulla il rischio che Napolitano possa eccepire su una norma che già nella sua versione iniziale, solo per delitti fino a 10 anni e solo per gli incensurati, rischiava di far saltare centinaia di processi.
Ma lo scontro non si ferma qui. Dal vertice dovrà uscire fuori anche l'opzione sul nuovo lodo congela processi per le alte cariche e sull'immunità. Anche in questo caso le anticipazioni fanno intravedere la soluzione: entrambi i provvedimenti che, uniti in uno solo, marciano verso il referendum. Il testo del lodo e quello della proposta Chiaromonte-Compagna (a indagini preliminari finite su un parlamentare il pm chiede alle Camere se può andare avanti, le Camere decidono se ibernarle o farle proseguire) garantirebbero così sia le alte cariche, sia deputati e senatori. Ma se Napolitano raccomanda "riforme condivise" è assai improbabile che il Pd voti un pacchetto senza il corrispettivo delle altre riforme costituzionali. Allo stesso modo, sul legittimo impedimento, l'Udc potrebbe far saltare il tavolo se Berlusconi non rispettasse la promessa di rinunciare del tutto al processo breve.
Restano le riforme costituzionali sulla giustizia, separazione delle carriere e divisione del Csm per pm e giudici, su cui il Guardasigilli Alfano sarebbe pronto a fare una mossa, ma c'è chi, nel suo stesso partito, considera inutile buttarsi in un'avventura che dal punto di vista parlamentare ha scarse possibilità di successo. Annusata l'aria, anche per questo scioperano i penalisti che considerano il processo breve, "scorciatoia inutile e dannosa", la conseguenza delle riforme non fatte.
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