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Fuori da casa? Solo se ci si sposa. Poche sicurezze

MILANO - Si dice spesso che la società italiana è bloccata. Intendendo il fatto che offre scarse opportunità ai giovani. Sarebbe però più giusto dire che è chiusa in casa. Nel senso che per i giovani diventa di giorno in giorno sempre più difficile lasciare la famiglia d'origine. E quando lo fanno è solo perché decidono di sposarsi. Proprio come accadeva 50 anni fa. A rivelarlo è l'Istat che pubblica i risultati di un'indagine svolta nel 2007 su «Famiglia e soggetti sociali» che verifica l'intenzione e i cambiamenti rispetto ad una precedente indagine del 2003 che si basava su un campione di 10mila persone intervistate.

PROBLEMA - Nel rapporto si evidenzia soprattutto come la permanenza dei giovani in famiglia è uno dei principali problemi del Paese. «I dati dell’indagine di ritorno - si legge nel rapporto - hanno evidenziato che tra il 2003 e il 2007 pochi uomini e poche donne – il 20,8% nel complesso – hanno lasciato la casa dei genitori. Su 100 che nel 2003 avevano dichiarato di essere certi di uscire dalla famiglia di origine, ne sono usciti poco più della metà (53,4%). Tra coloro che invece avevano dichiarato che probabilmente avrebbero lasciato la casa dei genitori, solo il 24,2% l’ha fatto. Dunque, nonostante l’intenzione (certa o probabile), molti sono i giovani che poi non sono usciti dalla famiglia di origine».

MOTIVI - Ma quali sono i motivi che spingono i giovani a lasciare la famiglia d'origine? «Si esce dalla famiglia di origine - si spiega nell'indagine - in primo luogo per matrimonio (43,7%), poi per esigenze di autonomia/indipendenza (28,1%) e per andare a convivere (11,8%). Motivi di lavoro sono segnalati dall’8,8% dei giovani e motivi di studio dal 5,5%. La graduatoria dei motivi di uscita cambia a livello territoriale. Soprattutto nel Mezzogiorno (57,5%), ma anche nel Centro (39,3%), è il matrimonio il primo motivo di uscita. Nel Nord, invece, tale motivo è al secondo posto (29,4%), preceduto dalle esigenze di autonomia/indipendenza (38,4%). L’uscita per convivenza, che nel Mezzogiorno è quasi nulla, è più elevata nel Nord e nel Centro (rispettivamente, 20% e 17,7%)». Da segnalare inoltre che possedere un titolo di studio elevato aumenta la probabilità dell'uscita da casa: il 43,7% dei giovani laureati del campione ha lasciato la famiglia d'origine a fronte solo del 15,6% di quelli con la licenza media.

OSTACOLI - Ma perché i giovani non lasciano la famiglia d'origine? La risposta la si trova nell'intrecciarsi di un'insieme di fattori, in parte economici, in parte culturali, in parte legati all'età. «Tra le persone di 18-39 anni al 2003 che sono rimaste in famiglia tra il 2003 e il 2007, - sottolinea l'Istat - il 47,8% dichiara che il motivo per cui vive con la famiglia di origine è la presenza di problemi economici, il 44,8% sta bene così mantenendo comunque la sua libertà e il 23,8% sta ancora studiando. I dati dell’indagine di ritorno hanno evidenziato, però, che le ragioni addotte per motivare la permanenza cambiano al variare sia dell’età sia del genere. I più giovani dichiarano di vivere ancora con i genitori perché devono completare l’iter formativo, soprattutto le donne (il 39,1% tra quelle con meno di 25 anni). Al pari dei loro coetanei, le donne dichiarano di rimanere in famiglia perché hanno sufficienti margini di libertà e di autonomia (45,4%); la proporzione, tuttavia, declina al crescere dell’età. Occorre anche notare che poco meno della metà di uomini e donne segnala problemi di tipo economico, vale a dire difficoltà che derivano da una situazione lavorativa instabile o dalla mancanza di risorse finanziarie che permettono l’accesso al mercato abitativo. L’età più critica sembra essere quella tra i 25 e i 29 anni, con il 57,1% degli uomini e il 51,3% delle donne che dichiarano difficoltà di tipo economico. In alcuni casi, invece, la decisione di rimanere più a lungo nella famiglia di origine non dipende dalla volontà di finire gli studi o da situazioni di difficoltà, ma da altre condizioni. Tra i meno giovani, in particolare tra le donne con più di 34 anni, è ragguardevole la quota di persone che rimangono in famiglia, rinunciando a una loro vita indipendente, per prendersi cura dei genitori e assisterli in caso di bisogno (49,7%). Le quote di coloro che denunciano difficoltà economiche sono elevate sia tra gli occupati (45,7%) sia tra i non occupati (51,3%)». Tuttavia man mano che si va avanti con l'età, il fattore economico diventa sempre più fattore d'impedimento rilevante soprattutto tra le donne con più di 35 anni. In questo senso l'avere un lavoro rappresenta una ragione significativa d'emancipazione: se si esaminano le donne e gli uomini che nell'indagine Istat erano occupati tanto nel 2003 quanto nel 2007 (rispettivamente, il 31,3% e il 23,8%) si evidenzia che sono usciti dalla famiglia di origine in proporzione superiore alla quota di donne e uomini non occupati al 2003 né al 2007.

Fonte: Corriere.it
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