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Kabul, attentato contro parà italiani: nessun paracadutista è rimasto ferito

ROMA - Un convoglio di militari italiani, di pattuglia nel settore della valle di Musahy, vicino a Kabul è stato investito dall’esplosione di un ordigno lasciato sul ciglio di una strada. Nessun paracadutista è rimasto ferito mentre il veicolo «Lince» ha riportato seri danni. Lo riferisce il comando del contingente italiano a Kabul. L’attentato è avvenuto questa mattina, intorno alle 8.30, a circa 15 chilometri a sud della capitale Afghana. La deflagrazione ha interessato il terzo mezzo della colonna composta da quattro veicoli.

IL GENERALE TRICARICO - «Siamo sicuri che i blindati Lince non siano stati dotati di protezioni migliori per mancanza di fondi?». Nel giorno dell'ennesimo attacco ai militari italiani, è il dubbio che solleva il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, secondo cui «bisogna capire - dice all'Ansa - se, e in che misura, sulla sicurezza dei nostri soldati in Afghanistan pesa la carenza di risorse».

«Siamo sicuri che l'addestramento dei nostri è adeguato, o invece - si chiede ancora Tricarico - è vero che non sono state fatte esercitazioni perché mancavano i soldi per comprare le munizioni?». Ad avviso dell'alto ufficiale, «bisogna vedere se non si può finanziare meglio la sicurezza dei nostri soldati, magari con iniziative di finanza creativa». Più in generale, secondo Tricarico, sulla questione occorre «una complessiva rivisitazione di carattere politico e tecnico: solo dopo si potrà andare ai funerali - anche se tutti speriamo che non ce ne siano più - senza piangere lacrime di coccodrillo». «Far fuoco con i cannoncini dei Tornado non solo è inutile, ma anche pericoloso perchè in scenari come quello afgano il rischio di danni collaterali è certo».

Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, già consigliere militare di tre presidenti del Consiglio, boccia senza riserve il piano di potenziamento delle dotazioni al contingente italiano in Afghanistan messo di recente a punto. «Colpire un talebano con le armi di bordo di un Tornado è facile come vincere al superenalotto, mentre il rischio di centrare bersagli diversi, civili innocenti, è altissimo», dice Tricarico all'Ansa. «Tecnicamente è così, tutti lo sanno. Proprio per questo le armi di bordo dei caccia non sono state mai usate neppure nei 78 giorni di operazioni aeree sui Balcani», aggiunge il generale, che coordinò quell'attività dal quartier generale alleato, a Vicenza. Secondo Tricarico, invece, c'è «un modo diverso e certo più efficace per contrastare gli 'insortì in Afghanistan: quello di armare i velivoli senza pilota Predator.

I nostri possono essere dotati di missili Hellfire in grado di essere diretti senza margine di errore sull'obiettivo. Durante il Governo Prodi questo velivolo, che si sta rivelando utilissimo per la ricognizione, non venne impiegato neppure disarmato perchè, come osservò ad esempio il leader di Rifondazione Giordano, 'con quel nome volete che sia uno strumento di pace?'. Oggi credo sia giunto il momento di dotare i Predator di missili di precisione»

Fonte: Corriere.it

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