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Orologi ai politici, Grossi confessa

MILANO — Solo «una o due volte» e solo «per amicizia». Giuseppe Grossi ammette di aver regalato preziosi orologi a «qualche politico», ma mai «per finalità illecite».
Interroga­to a San Vittore dopo l’arresto per associazione per delinque­re finalizzata al riciclaggio di 22 milioni, risponde al gip Fa­brizio D’Arcangelo che lo ha fat­to arrestare con altri sei nell’in­chiesta Montecity. Un interro­gatorio dalle venature polemi­che che il giudice a fatica ricon­duce alla calma.

È il 22 ottobre, due giorni da­gli arresti. Grossi è assistito dai suoi avvocati Massimo Pellic­ciotta e Salvatore Pino. Ci sono anche i pm Laura Pedio e Gaeta­no Ruta. L'imprenditore è accu­sato di aver creato, grazie a col­laboratori, amici e a un avvoca­to svizzero, un sistema per gon­fiare i costi sostenuti dalla Gre­en Holding per la bonifica in Germania delle terre del mega­progetto Montecity dell’immo­biliarista Luigi Zunino. I soldi in più, passati per conti esteri, sarebbero rientrati in Italia at­traverso spalloni o conti di pre­stanome compiacenti.

Ammet­te: «Le fatture contestate servi­vano a fare del nero esclusiva­mente per me», illeciti fiscali che ho «regolarizzato col fi­sco ». E aggiunge, duro: «Le col­pe me le assumo tutte io, se ci sono, perché è il mio più gros­so cruccio, perché qui avete messo dentro della gente che non c’entra niente (...) è pro­prio una cosa indecente». Si sente «sulla graticola» da quan­do ci furono i primi arresti: «Ho immagazzinato tutto den­tro », «ho chiesto di essere in­terrogato », «non sono stato be­ne perché non sono stato ascol­tato » al punto da dover subire «un intervento chirurgico».

Le domande dei pm affronta­no i rapporti con Zunino. Gros­si dice di essere stato suo ami­co finché il rapporto non si è rotto quando «si è comportato male commercialmente», «mi deve ancora, mi pare, 8 milio­ni ». Spiega un passaggio di de­naro con l’acquisto in comune a un’asta telefonica di un qua­dro di Andy Warhol, di averlo assistito andando perfino ai «Consigli comunali di Sesto San Giovanni, perché lui non riusciva a parlare con nessuno, perché ha un caratteraccio, la prima volta che ci è andato si è fatto buttare fuori», oppure «di­verse volte a Parigi, dall'archi­tetto Piano e decine e decine al ministero a Roma» con vere e proprie «prestazioni di consu­lenza per i lavori da svolgere nell’area ex Falk». Quindi i lega­mi con Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale di Pavia, moglie del vice coordinatore Pdl Giancarlo Abelli, arrestata in relazione a somme prove­nienti da Grossi transitate su conti a lei riferibili. «A lei ho re­stituito dei soldi che mi aveva mandato (...), aveva soldi che voleva impiegare perché non gli rendevano niente (...) gli ho detto: 'Alla prima occasione che faccio qualche affare immo­biliare ti tiro dentro' (...). Gli ho sempre detto cosa c’era da investire e poi i soldi sono stati resi». Gariboldi investì «500 milioni di lire».

E gli orologi? «Li colleziono da più di 30 anni», premette Grossi. Agli atti ci sono più li­ste e appunti su decine di acqui­sti per 6,4 milioni (Rolex, Car­tier, Tag). A ciascun pezzo è af­fiancato un nome di battesimo, talvolta sigle o parole come Puzzola o Brontolo. «Due, tre anni fa ho regalato a Natale un sacco di orologi a tutti i miei di­pendenti vicini». Il Pm Ruta vuole saperne di più. «A politi­ci non ne ho regalati», è la pri­ma risposta. Poi, dopo l’inter­vento di Pellicciotta, che fa no­tare che ci sono amici che sono anche politici, lui precisa: «Ah certo, ma non a politici nel sen­so di scambio merceologico», «può anche essere che qualche orologio sia andato», «non so se uno o due, non so quanti, si­curamente qualche orologio può anche essere che sia anda­to, ma sono amici, quasi tutti amici».

Fonte: Corriere.it
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