IL governo ha distrutto le speranze di avere, in breve tempo, internet banda larga per tutti gli italiani. L'annuncio è arrivato ieri da Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: "I soldi per la banda larga li daremo quando usciremo dalla crisi".
Si riferisce agli 800 milioni che il governo aveva promesso di dare da mesi nell'ambito di un progetto da 1,47 miliardi di euro: il cosiddetto "piano Romani" - da Paolo Romani, viceministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni.
Era un piano per portare la banda larga 20 Megabit al 96% della popolazione entro il 2012, e almeno i 2 Megabit alla parte restante. Un piano di livello base, per risolvere i nodi più stringenti della nostra rete, afflitta da problemi di copertura (il 12% degli italiani non può avere nemmeno i 2 Megabit) e da una crescente saturazione che rallenta le connessioni degli utenti.
Con il piano Romani il governo rinunciava nell'immediato, invece di occuparsi del futuro della nuova rete. A differenza di altri Paesi europei, dove ci sono da anni piani nazionali per portare banda larghissima a 50-100 Megabit. Al 75% delle case entro il 2014 in Germania; a 4 milioni di case nel 2012 in Francia (che investirà 10 miliardi di euro). Eppure, a quanto pare, anche questo piano minimo ha avuto un intoppo.
Per mesi quegli 800 milioni sono stati avvolti da un giallo: un decreto già da prima dell'estate li stanziava per la banda larga, ma il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ne ha sempre rimandato l'assegnazione. A nulla sono valse le pressioni, per sbloccare quei fondi, da parte di Telecom Italia, Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), dello stesso Romani e del ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta.
Almeno adesso il rebus si scioglie. Letta ha comunicato che i fondi sono sempre in pancia al Cipe, quindi non sono stati dirottati altrove, ma saranno sbloccati solo una volta usciti dalla crisi. Adesso ci sono altre priorità economiche, la banda larga può aspettare.
Non la pensano così altri governi europei, con i loro piani sulla banda larga. Né è d'accordo l'Unione Europea secondo cui questi piani servono appunto per uscire dalla crisi. L'Europa ha stimato che la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell'economia europea di 850 miliardi di euro. Si noti che di quei 1,47 miliardi, questi 800 milioni sono gli unici fondi assegnati dall'attuale governo alla banda larga. Li altri vengono da altre fonti, stanziati dal governo Prodi oppure della Comunità europea.
Chissà adesso di quanto tempo il piano Romani sarà ritardato, rispetto all'obiettivo 2012. Il sottosegretario si dice però "ottimista": "Letta ha detto anche che la banda larga, nelle priorità ordinarie del governo, è al primo posto. Subito dopo quelle straordinarie che ora viviamo per la crisi - dice a Repubblica.it - credo inoltre che la fine della crisi sia questione di mesi, non di anni. Inoltre, anche senza gli 800 milioni non stiamo fermi. Abbiamo 400 milioni, tra fondi Infratel, rurali dalla Comunità Europea e derivanti da protocolli con le Regioni. Stiamo facendo bandi, creando infrastrutture".
Per arrivare a 1,47 miliardi, mancano poi 210 milioni, che, secondo il piano, dovrebbero venire da privati. "Per quelli faremo un bando europeo, dopo che si sbloccheranno gli 800 milioni", spiega Romani. Insomma, degli 1,47 miliardi manca all'appello un miliardo. Si lavora con circa un quarto della somma prevista.
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Si riferisce agli 800 milioni che il governo aveva promesso di dare da mesi nell'ambito di un progetto da 1,47 miliardi di euro: il cosiddetto "piano Romani" - da Paolo Romani, viceministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni.
Era un piano per portare la banda larga 20 Megabit al 96% della popolazione entro il 2012, e almeno i 2 Megabit alla parte restante. Un piano di livello base, per risolvere i nodi più stringenti della nostra rete, afflitta da problemi di copertura (il 12% degli italiani non può avere nemmeno i 2 Megabit) e da una crescente saturazione che rallenta le connessioni degli utenti.
Con il piano Romani il governo rinunciava nell'immediato, invece di occuparsi del futuro della nuova rete. A differenza di altri Paesi europei, dove ci sono da anni piani nazionali per portare banda larghissima a 50-100 Megabit. Al 75% delle case entro il 2014 in Germania; a 4 milioni di case nel 2012 in Francia (che investirà 10 miliardi di euro). Eppure, a quanto pare, anche questo piano minimo ha avuto un intoppo.
Per mesi quegli 800 milioni sono stati avvolti da un giallo: un decreto già da prima dell'estate li stanziava per la banda larga, ma il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ne ha sempre rimandato l'assegnazione. A nulla sono valse le pressioni, per sbloccare quei fondi, da parte di Telecom Italia, Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), dello stesso Romani e del ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta.
Almeno adesso il rebus si scioglie. Letta ha comunicato che i fondi sono sempre in pancia al Cipe, quindi non sono stati dirottati altrove, ma saranno sbloccati solo una volta usciti dalla crisi. Adesso ci sono altre priorità economiche, la banda larga può aspettare.
Non la pensano così altri governi europei, con i loro piani sulla banda larga. Né è d'accordo l'Unione Europea secondo cui questi piani servono appunto per uscire dalla crisi. L'Europa ha stimato che la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell'economia europea di 850 miliardi di euro. Si noti che di quei 1,47 miliardi, questi 800 milioni sono gli unici fondi assegnati dall'attuale governo alla banda larga. Li altri vengono da altre fonti, stanziati dal governo Prodi oppure della Comunità europea.
Chissà adesso di quanto tempo il piano Romani sarà ritardato, rispetto all'obiettivo 2012. Il sottosegretario si dice però "ottimista": "Letta ha detto anche che la banda larga, nelle priorità ordinarie del governo, è al primo posto. Subito dopo quelle straordinarie che ora viviamo per la crisi - dice a Repubblica.it - credo inoltre che la fine della crisi sia questione di mesi, non di anni. Inoltre, anche senza gli 800 milioni non stiamo fermi. Abbiamo 400 milioni, tra fondi Infratel, rurali dalla Comunità Europea e derivanti da protocolli con le Regioni. Stiamo facendo bandi, creando infrastrutture".
Per arrivare a 1,47 miliardi, mancano poi 210 milioni, che, secondo il piano, dovrebbero venire da privati. "Per quelli faremo un bando europeo, dopo che si sbloccheranno gli 800 milioni", spiega Romani. Insomma, degli 1,47 miliardi manca all'appello un miliardo. Si lavora con circa un quarto della somma prevista.
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