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Appello dalle tendopoli sotto zero

Battaglie quotidiane nel caos Appello dalle tendopoli sotto zero
L'AQUILA - Due sorelle in lotta, in una città caotica. Due sorelle che vogliono "la vita di prima" e fanno di tutto per ottenerla. Fabiana, dopo tre mesi di lavoro ad Avezzano, è tornata all'Aquila, per aprire un negozio di parrucchiera. Cristina è ancora alla ricerca di una casetta o di un piccolo appartamento dove aprire uno studio proprio, come psicologa infantile.

La città non è più quella di prima. "Per fare due chilometri, adesso puoi impiegare anche più di un'ora. Il traffico impazzisce dal mattino alla sera". Tutti i percorsi di prima (casa-lavoro, casa-scuola), sono stati stravolti. Quelle che erano strade poco frequentate, con la presenza delle new town, sono diventate all'improvviso le arterie principali. Non ci sono più i punti di riferimento di sempre. I ragazzi si trovavano in centro, ai Quattro Cantoni o in piazza Duomo, e adesso non sanno dove andare. Il risultato è questo: l'unico luogo di incontro è il centro commerciale l'Aquilone, con migliaia di ragazzi che ad ogni ora stanno lì per incontrarsi e stare al caldo e fare passare le ore vuote, sia nella pausa pranzo che dopo la scuola, in attesa dei genitori che hanno finito il lavoro o dei pullman per gli hotel della costa.

"Il caos fisico della città - dice Cristina - è simile al caos che tante persone si portano dentro. I giovani e i ragazzi, soprattutto. Ci sarebbe bisogno di tanto aiuto psicologico, in questi giorni. Ma dare una mano non è semplice. Ci sono gli psicologi arrivati da fuori che stanno facendo convenzioni con le scuole. Noi psicologi aquilani vorremmo essere in prima fila, ma non sempre è possibile. Io avevo aperto il mio studio una settimana prima del terremoto. Vorrei riaprirlo ma gli affitti alle stelle almeno per ora mi impediscono di avere un ufficio".

La città caotica è anche alla base della scelta di Fabiana, diplomata alle Magistrali e poi parrucchiera per 15 anni. "Come ho già raccontato, un amico mi ha chiamata a lavorare nel suo negozio ad Avezzano. Lo ringrazio ancora. Ma il pullman partiva alle 8 del mattino e rientrava dopo le 8 della sera. Maila, mia figlia quattordicenne che ha appena iniziato l'istituto psicopedagogico - le vecchie Magistrali - tutto il giorno restava sola. Anche lei, come tanti altri, a passare le ore vuote all'Aquilone. E allora ho preso il coraggio a due mani. Ho trovato un negozio in affitto - caro - e torno a lavorare qui. Riapro la mia attività. Certo, non ci dormo di notte. Ieri ho ordinato gli arredi e parte dell'attrezzatura, un'altra parte l'ho recuperata nel negozio che avevo prima. E' un azzardo. Mi chiedo se le mie clienti torneranno. Mi domando soprattutto quante di loro siano ancora qui all'Aquila... Ma non potevo continuare la vita da pendolare con una figlia mandata da sola allo sbaraglio. Penso alla notte della scossa. Siamo usciti di casa, siamo andati a cercare i genitori, mia sorella, gli altri... Mesi in tenda ad aspettare l'ora del pranzo e della cena... Noi, della nostra famiglia, siamo i più fortunati. Siamo tornati a casa nostra mentre mia sorella e la sua famiglia ed i miei genitori sono ancora in albergo. Insomma, il peggio è passato. Ecco, mi sono detta, devo fare un altro salto in avanti: riaprire il mio negozio. Dobbiamo riconquistarla, la vita di prima".

APPELLO DALLE ULTIME TENDOPOLI
Nelle tendopoli che dovevano essere chiuse il 30 settembre ci sono ancora più di quattromila persone. Questo l'appello che gli ultimi abitanti di queste città di tela rivolgono agli italiani. La mail per contattarli è la seguente:

emergenzaottobre2009@gmail.com

All'Aquila è emergenza umanitaria. Facciamo appello a tutti coloro che in Italia hanno dimostrato sensibilità a quanto qui è successo e continua ad accadere.

A chi ha mantenuto alta l'attenzione sul dramma che ha colpito il nostro territorio e sulla gestione del post sisma.

In questi giorni all'Aquila fa freddo. Siamo nella fase più drammatica, la notte già si sono sfiorati i -5°C ed andiamo incontro all'inverno, un inverno che sappiamo essere spietato.

Le soluzioni abitative, promesse per l'inizio dell'autunno, non ci sono. Quasi cinquemila persone sono ancora nelle tende.

Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C. A. S. E o nei M. A. P.

La maggior parte degli aquilani sono sfollati altrove in attesa da mesi di rientrare. Ora, con lo smantellamento delle tendopoli altre migliaia di persone sono state allontanate dalla città e mandate spesso in posti lontani e difficilmente raggiungibili.

Noi, definiti "irriducibili", siamo in realtà persone che (come tutti gli altri) lavorano in città, i nostri figli frequentano le scuole all'Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto, altri possiedono terreni od animali a cui provvedere. Siamo persone che qui vogliono restare anche per partecipare alla ricostruzione della nostra città.

Da oltre sei mesi viviamo in tenda, sopportando grandi sacrifici, ma con questo freddo rischiamo di non poter più sopravvivere.

Se non accettiamo le destinazioni a cui siamo stati condannati (che sempre più spesso sono lontanissime) minacciano di toglierci acqua, luce, servizi.

Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno della vostra solidarietà.

Gli enti locali e la Protezione Civile ci hanno abbandonati. Secondo le ultime notizie che ci giungono i moduli abitativi removibili che stiamo richiedendo a gran voce da maggio, forse (ma forse) arriveranno tra 45 giorni.

Oggi invece abbiamo bisogno di roulotte, camper o container abitabili e stufe per poter assicurare una minima sopravvivenza. Visto che le nostre richieste alla Protezione Civile e al Comune non sono prese in minima considerazione chiediamo a tutti i cittadini italiani un ulteriore sforzo di solidarietà.

E abbiamo anche bisogno di non sentirci soli.

Per questo vi chiediamo di organizzare dei presidi nelle piazze delle città italiane per SABATO 24 OTTOBRE portando nel cuore delle vostre città delle tende per esprimere concretamente solidarietà a noi 6000 persone che viviamo ancora nelle tende ad oltre sei mesi dal sisma.

Un altra emergenza è cominciata oggi. Non dettata da catastrofi naturali ma dalla stessa gestione del post sisma, da chi questa gestione l'ha portata avanti sulla testa e sulla pelle delle popolazioni colpite.

Alcuni abitanti delle tendopoli sotto zero.
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