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RaiTre e Tg3, "blindato" dal Pdl il tandem Minoli-Mentana

«Siamo pronti per una stagione “calda”»: col sorriso sulle labbra Giovanni Floris ha presentato l’ottava edizione del suo «Ballarò», che tornerà su RaiTre il 15 settembre con Crozza al suo posto. Stagione «calda» per le polemiche politiche (la prima puntata è su Berlusconi e la libertà ’informazione) e la crisi,
ma «calda» si annuncia anche la ripresa al settimo piano di Viale Mazzini.

E mentre la presentazione del talk show di Raitre è un rilancio per Paolo Ruffini, direttore di rete, crescono le voci di un cambio nel ristretto spazio per l’opposizione. Enrico Mentana al Tg3 al posto di Antonio Di Bella, e Giovanni Minoli a RaiTre. Un tandem inscindibile che la direzione generale (leggi Berlusconi), potrebbe mettere sul tavolo del Cda se non oggi, il 16 (anche se il 19 c’è la manifestazione). Due nomi sui quali il Pd avrebbe delle difficoltà a contestare la professionalità, ma certo non può avallarne la scelta.

L’obiettivo nel mirino del premier, perseguito dal Dg Mauro Masi, è smantellare la linea editoriale di RaiTre con programmi d’inchiesta e di critica come Report, Che tempo che fa di Fabio Fazio, e lo stesso Ballarò. Masi usa armi burocratiche: Ruffini ha confermato il tentativo del Dg di non garantire più ai free lance (di Report) la copertura legale Rai come difesa congiunta, automatica per chi è contrattualizzato. «Vorrei essere sicuro che la tutela legale sia garantita, perché è un prodotto Rai», afferma Ruffini. Milena Gabanelli attende un risposta «chiara» dalla Rai, dato che il programma riparte l’11 ottobre; «Finora non abbiamo perso una causa».

Masi mette «zeppe» cartacee anche per Michele Santoro: Anno Zero è in programma il 24 settembre ma ancora non sono stati firmati due contratti: quello di Marco Travaglio e un secondo che dovrebbe riguardare il vignettista Vauro. Santoro ieri ha scritto al direttore di RaiDue, Massimo Liofredi, al Dg Masi e al Cda per avere conto dei ritardi: le richieste di contratti «sono state formalizzate a fine luglio», il 3 agosto ha chiesto la conferma per Travaglio. Il conduttore chiede alla Rai se intende rispettare la sentenza che prevede sia messo in grado di realizzare il programma. Liofredi risponde: i due contratti sono fermi «per approfondimenti» del Dg. Insomma, la guerra dei bottoni di Masi è insidiosa (anche il programma di Daria Bignardi potrebbe finire).

Il cambio a Tg3 e RaiTre viene fatto ricadere dal centrodestra come frutto di lotte nel Pd prima del congresso. Il consigliere Giorgio Van Straten reagisce: «Il congresso del Pd non c’entra niente, il problema è che si vuole la totale omologazione del panorama dell’informazione». Dai vari fronti del Pd giurano: siamo tutti fermi nel sostenere Ruffini a RaiTre, semmai sul Tg3 qualche chance l’ha Bianca Berlinguer. Questo prima dell’estate, ora il cavaliere tenta la mossa Mentana-Minoli (il primo sembra non ne faccia mistero), mettendo in difficoltà i consiglieri del Pd.

L’assemblea dei giornalisti del Tg3 boccia il tentativo di farlo diventare «un giornale geneticamente modificato», appellandosi alle parole del presidente Garimberti: non voto più nomine non condivise, non si ricorra a professionalità esterne. Ruffini è sereno: «A me non è stato comunicato nulla», rivendica la sua professionalità, «non siamo un partito, siamo una rete che cerca di fare buona televisione per questa azienda» da otto anni come servizio pubblico. Rizzo Nervo (che secondo Dagospia avrebbe pranzato con Mentana) spiega: «Sul tavolo del Cda non è arrivato nulla» ma è pronto a difendere Ruffini: «Agiremo di conseguenza». Sarebbe una «rimozione assurda», rilancia Floris, «dovrebbero spiegare il perché ». RaiTre, infatti, è sempre terza per ascolti, dopo RaiUno e Canale5, l’obiettivo di rete è il 9,5% ma lo stesso Ballarò ha chiuso la stagione con il 17,64% con punte del 20-22%.

Fonte: Unita.it
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