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Il 19 settembre tutti in piazza a Roma con un euro, contro il bavaglio all'informazione

Due bombe a mano scagliate contro la libertà di stampa (quella avvocatesca per le dieci domande di Repubblica sulle vicende del porno- Stato e quella giornalistica per i “moralismi” di Avvenire), e quelle minacciate contro i commissari europei da Danzica, fanno un unico botto. Dimostrano l’incapacità
del regime berlusconiano di sopportare critiche e reprimende, di tollerare qualsiasi rilievo al governo di uno solo. Siamo al 1923, quando Mussolini preparò le leggi speciali contro la libertà di stampa, divenute operative il 3 gennaio 1925, dopo il delitto Matteotti : che aveva fatto traballare il regime delle camice nere e spinto gli estremisti – i consoli della Milizia più teppisti- a imporre la “controffensiva”: parola tornata molto di moda nella strategia della destra, dopo lo smacco per le porcate di Casoria, Sardegna e Roma, che stanno facendo traballare il nuovo regime.

A cominciare dal suo pilastro esterno, il Vaticano, senza del quale, dice Gianni Letta, “in Italia non si governa a lungo”. Alla faccia del centocinquantenario dell’unità nazionale, e dell’indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa conclamate nella costituzione.
Perciò siamo lieti che la Federazione della stampa, l’Ordine, Articolo 21, partiti dell’opposizione e sindacati, abbiano deciso di portare in piazza, a giorni, il problema dell’informazione, prima che la ghigliottina cada anche sul Tg3 e sulla Terza Rete, coi suoi programmi di denuncia, “incompatibili” col consenso unanimista preteso dalla morente satrapia. La stampa non cloroformizzata, ormai minoritaria, ha espresso la sua solidarietà alle testate colpite dalla “controffensiva dei consoli”, e ci auguriamo che sia in piazza. Come lo fu altre volte, quando la volontà di lottare era più viva che non oggi. Eppure oggi la situazione è assai più grave per le libertà, perché siamo all’epilogo: o si ferma la mano liberticida o si finisce alle leggi speciali.

Occorre qualcosa di più forte delle parole dei pur qualificatissimi personaggi che avranno il microfono: qualcosa di simbolico. La mia modesta e personale proposta è che giornalisti, lavoratori, artisti dello spettacolo, intellettuali, docenti, precari, vadano alla manifestazione e offrano a chi ne avrà titolo un euro : fino al milione chiesto da Berlusconi a Repubblica. Da tener pronti in un fondo di solidarietà (chiamiamolo “Soccorso costituzionale”) per ogni aggressione alla libertà di stampa: mi dicono che ce ne sia un'altra contro l'Unità, un'altra contro Di Pietro. Contro il terrorismo giudiziario, un euro è nulla, un milione di euro sono una notizia. Una notizia capace di aprire un altro capitolo nella guerra non ancora perduta tra repubblica democratica e sultanato.
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