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Povera Italia! Auto di lusso dalla mafia alla polizia Restituite: "Non possiamo permettercele"

ROMA - L'annuncio che le auto di grossa cilindrata sequestrate alla mafia sarebbero state messe a disposizione della Polizia il ministro dell'Interno Roberto Maroni l'aveva dato in grande stile, a Natale dell'anno scorso, in occasione della conferenza stampa di fine anno.

Una Ferrari 512 gialla e una Porsche Cayenne nera erano le prime vetture di lusso confiscate - per usare le parole dei titolare del Viminale - "da fare girare con la polizia a bordo nei posti dove prima girava il mafioso, per far capire che il clima è cambiato".

Il contrordine è arrivato nei giorni scorsi in sordina, con una laconica circolare della Direzione centrale dei servizi tecnico logistici del Dipartimento di pubblica sicurezza. Le auto di grossa cilindrata la polizia non le vuole perché la manutenzione è troppo costosa: "Al fine di contenere le spese di manutenzione del parco veicolare della Polizia di Stato, si dispone la restituzione alle competenti autorità giudiziarie di tutte le autovetture di cilindrata superiore a 2500cc".

I mafiosi non vedranno dunque agenti girare sulle loro auto di lusso. Sapranno, invece, che lo Stato che gliele ha confiscate non ha i soldi per farle usare alle forze dell'ordine. L'entità della spesa è tutt'altro che trascurabile perché - stando a fonti del Viminale - da quando è entrata in vigore la norma voluta da Maroni che consente di utilizzare subito le auto sequestrate per reati connessi all'attività mafiosa, alla polizia sono state assegnate mille vetture di grossa cilindrata. Sono quasi sempre Ferrari, Porsche, Bmw M3 ed M5, Audi da 500 Cv e Mercedes Mg, e quindi bisognose di manutenzione costosissima e specializzata.

Ai problemi tecnici si aggiungono quelli burocratici. Queste supercar sono quasi sempre da reimmatricolare perché intestate a società estere o radiate d'ufficio in quanto intestate a prestanome che non hanno mai pagato la tassa di possesso. Non solo, tutte queste vetture, essendo passate da depositi giudiziari, sono state depredate di parti preziose, quindi hanno bisogno di lavori di ripristino e costosi pezzi di ricambio.

Non va dimenticato, infine, che la polizia sta vivendo una fase di tagli di risorse che hanno colpito, in particolare, proprio i fondi destinati alla normale manutenzione delle auto di servizio, molte delle quali (una su tre secondo i sindacati, il 20 % secondo il Viminale), sono ferme in garage perché mancano i soldi per farle funzionare.

I poliziotti, manco a dirlo, sono stati fin da subito contrari all'iniziativa di Maroni. I primi a protestare sono stati già a febbraio i sindacati del Siap secondo i quali a Trapani gli agenti della Squadra Mobile non potevano usare una Bmw3, un'Audi TT e un Porsche Carrera nuovissime per mancanza di fondi.

Per Enzo Letizia, segretario del funzionari di polizia, "Non si può fare passare il messaggio che solo la mafia è in grado di utilizzare tali autovetture". "Purtroppo - aggiunge - questo è il risultato di leggi fatte di fretta, non meditate, che mettono in difficoltà addirittura gli organi dello Stato anziché agevolarli. Un buon legislatore avrebbe dovuto prevedere nella norma dei processi penali per confische procedure accelerate per quei beni soggetti ad usura e svalutazione nel tempo come le auto di grossa cilindrata. Non è funzionale il sequestro tout court per questo tipo di vetture cche, invece, andrebbero confiscate per poi dare il ricavato a quella questura che ha operato che oggi non ha i soldi sufficienti né per lo straordinario, né per le missioni".

Fonte: Repubblica

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