
Fini, però, non ci sta. E dallo scranno più alto della Camera, rimanda al mittente la proposta: "Trovo originale pretendere che il Parlamento si debba pronunciare sull'efficacia di un farmaco. Ognuno ha le sue opinioni, anche io ho la mia, ma non è oggetto di dibattito politico. Poi ci sono le linee guida del governo, si è pronunciata l'Agenzia del farmaco, non vedo cosa c'entri il Parlamento".
Gasparri, però, non si arrende e conferma la sua volontà di promuovere, in Senato, iniziative di indagine conoscitive sugli effetti della pillola. "Il Parlamento - aggiunge l'esponente del Pdl - ha la possibilità di svolgere attività ispettive e conoscitive su ogni materia. E spesso si occupa di cose molto meno importanti che il diritto alla vita, la corretta applicazione della 194, e vicende delicate come quella della Ru486. Con tutto il rispetto dell'Aifa, il Parlamento è molto più importante ed è legittimato dal voto dei cittadini". Al fianco di Gasparri si schiera il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano che vede "più di una ragione" per far intervenire il Parlamento.
Fini, però, non resta solo. "Il problema reale è quello della regolamentazione della Ru486, che è materia che riguarda il ministero che ha competenza sulla sanità" taglia corto Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. Certo, le commissioni parlamentari "possono fare audizioni" ma, fa capire Cicchitto, non è il Parlamento il luogo che deciderà l'utilizzo della pillola antiabortiva.- Compagni di partito ma divisi dalla Ru 486. Dopo il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco all'uso della pillola abortiva, tra Gianfranco Fini e Maurizio Gasparri si apre una polemica estiva che potrebbe avere ricadute a settembre quando la diffusione della Ru486, che potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, avrà inizio.

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