ROMA - La polizia postale ha effettuato quattro arresti nell'ambito di un'operazione contro il crimine informatico. A finire ai domiciliari, quattro hacker che celandosi dietro il nome di "Anonymous" ed approfittando della notorietà del movimento, attaccavano i sistemi informatici di infrastrutture critiche, siti istituzionali e aziende. Oltre ai quattro arresti sono state effettuate perquisizioni a Roma, Bologna, Venezia, Lecce, Torino e Ancona. L'operazione, denominata "Tango Down", ha portato al sequestro di diverso materiale informatico.
Le indagini sono state effettuate dal Cnaipic, il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche della polizia postale, e sono coordinate dalla procura di Roma.
Anonimi. I quattro arrestati sarebbero responsabili anche degli attacchi ai siti del governo, del Vaticano e del Parlamento. Secondo le indagini, i quattro arrestati facevano parte del movimento di Anonymous ma ne sfruttavano il logo per interessi personali. In realtà risalire ai collegamenti reali tra il gruppo hacktivista e chi poi agisce in Rete non è semplice. Capita che singoli hacker agiscano in nome di un collettivo che per definizione non ha volto e tantomeno un ordine o una catena di comando, per lo meno ufficiale. Nella nebulosità della rete hacktivista, può succedere che gli stessi hacker firmino azioni indivisuali con l'effige del gruppo, la maschera di Guy Fakwes di "V for Vendetta", senza che questa poi risulti coordinata. E sui canali "ufficiali" di Anonymous attraverso Twitter e spazi web appositi non è raro trovare dissociazioni.
Il web risponde. Le reazioni della comunità hacker italiana e mondiale non sono tardate: "Anonymous reagirà o lascerà i quattro arrestati da soli?" si legge, l'hashtag è #Freeanons. E sono molte le espressioni di solidarietà che arrivano dal mondo della cosiddetta "altra Rete". "Potete arrestare quattro persone ma non potete arrestare un'idea", qualcuno scrive su Twitter, ma nel mondo intero il giro di vite contro gli hacker è evidente: in Usa, il gruppo Lulzsec responsabile di attacchi tra gli altri contro Sony e Nintendo è stato condannato e i quattro aderenti tradotti in carcere. La condanna più breve è a 20 mesi
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