La Corea del Nord minaccia una guerra termonucleare e il Giappone schiera i patriot. Gli ultimi sviluppi della crisi nella penisola asiatica portano a un ulteriore innalzamento del livello di tensione nella penisola. L’agenzia sudcoreana Yonhap, citando fonti militari di Seul, fa sapere che Pyongyang ha completato i preparativi per il lancio di missili a media gittata dalla sua costa orientale. “Tecnicamente parlando”, è “possibile” che il lancio possa essere effettuato “anche domani“. Seul liquida poi l’avviso fatto ai cittadini stranieri che si trovano in Corea del Sud di prepararsi a lasciare il Paese in caso di guerra, affermando che è una strategia “di guerra psicologica” messa in atto da Pyongyang. La Corea del Nord ha anche rinnovato la richiesta alle ambasciate straniere di evacuare.
Pyongyang: “Azioni ostili di Seul e Washington. Verso guerra termonucleare”. “La situazione nella penisola coreana va verso una guerra termonucleare” a causa delle azioni ostili da parte di Usa e Corea del Sud. E’ la dichiarazione del portavoce del Comitato per la pace nell’Asia Pacifico della Corea del Nord che continua a esortare gli stranieri che si trovano in Corea del Sud a preparare piani per lasciare il Paese in caso di guerra. L’attuale situazione, ha poi aggiunto, “sta avendo effetti seri sulla pace e sulla sicurezza non solo nella penisola ma nel resto dell’area dell’Asia-Pacifico” e il governo nordcoreano “non vuole vedere stranieri in Corea del Sud vittime della guerra”. Secondo il portavoce nordcoreano Seul e Washington stanno cercando di “sfruttare l’occasione” di iniziare una guerra contro la Corea del Nord introducendo “armi di distruzione di massa” in Corea del Sud.
Missili nel centro di Tokyo. Il premier Abe: “Ogni misura per proteggere i giapponesi”. Il ministero della Difesa nipponico ha ordinato lo schieramento di batterie anti-missile Patriot Advanced Capability-3 (Pac3) nel quartier generale di Ichigaya, nel centro di Tokyo, e in altri punti dell’area metropolitana, Asaka e Narashino. Una mossa, decisa dal ministro Itsunori Onodera, che punta a “neutralizzare” eventuali lanci balistici da parte della Corea del Nord, possibili – secondo Seul – intorno al 10 aprile, data dell’ultimatum alle ambasciate straniere di evacuare il paese. Tokyo ha anche posizionato due cacciatorpedinieri con standard Aegis, dotati di missili intercettori, nel mar del Giappone. Proprio nei giorni scorsi il Paese del Sol Levante aveva fatto sapere che avrebbe abbattuto i missili nordcoreani qualora la Corea del Nord li avesse lanciati. Il Giappone ”farà quello che c’è bisogno di fare con calma, collaborando con gli alleati” ha detto il premier, Shinzo Abe, secondo cui il governo prenderà “ogni misura possibile per proteggere la vita delle persone giapponesi e la sicurezza”. L’ordine di abbattimento di un vettore nordcoreano, disposto domenica dal ministro della Difesa Itsunori Onodera, è il primo del suo genere, deciso in anticipo rispetto al formale annuncio da parte di Pyongyang sulle sue intenzioni, come è infatti avvenuto negli altri tre lanci precedenti. Abe ha invitato la comunità internazionale a prendere in modo deciso e determinato le ulteriori sanzioni contro il regime comunista, in linea con le ultime risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu approvate in risposta al terzo test nucleare del 12 febbraio.
L’irritazione di Pechino. La Cina, che teme che la crisi possa far finire l’area sotto la tutela Usa, continua a manifestare irritazione e nei giorni scorsi i messaggi di Pechino a Pyongyang erano stati chiarissimi: ”Il governo cinese ha chiesto alla Corea del Nord di garantire immediatamente la sicurezza dei diplomatici cinesi, conformemente alla convenzione di Vienna, al diritto e alle pratiche internazionali” recitava una nota del portavoce del ministro degli esteri Hong Lei. E per la prima volta aveva parlato anche il presidente: ”Nessun paese dovrebbe essere autorizzato a far precipitare nel caos una regione e a maggior ragione il mondo intero, per egoismo” aveva detto Xi Jinping, intervenendo al Forum economico annuale di Boao, anche se senza fare esplicito riferimento alla situazione nordcoreana. “Dobbiamo agire insieme per risolvere le difficoltà e garantire la stabilità dell’Asia”, aveva concluso, invitando la comunità internazionale ad avere una “visione comune e cooperativa per difendere la sicurezza globale”.
Il 10 aprile scade l’ultimatum alle ambasciate. Manca un solo giorno alla scadenza dell’ultimatum alle ambasciate straniere e l’avvertimento è chiaro: evacuare. La Corea del Nord ha nuovamente ammonito gli stranieri presenti nella Corea del Sud a prepararsi a lasciare il Paese. “Non vogliamo fare del male agli stranieri in Corea del Sud nel caso ci fosse una guerra” si legge nella nota riportata dall’agenzia Kcna che cita il portavoce del comitato nordcoreano per la pace in Asia-Pacifico. Il comitato “esorta tutte le organizzazioni straniere, le imprese e i turisti, a mettere a punto misure per l’evacuazione”. La Russia solo ieri aveva fatto sapere che non intendeva rimpatriare lo staff della sua ambasciata proprio come Cina, Cambogia e Gran Bretagna; anche se il presidente Vladimir Putin ha evocato lo spettro di Chernobyl in caso di deflagrazione di una crisi che ormai va avanti da giorni. La notizia di un quarto test nucleare in preparazione era stata però ridimensionata: “Non è imminente” aveva fatto sapere Seul anche dopo aver monitorato un aumento dei movimenti di veicoli e personale nel sito di prova di Punggye-ri, provincia di Hamgyong del Nord, utilizzato per i test finora effettuati, di cui l’ultimo il 12 febbraio, condannato con forza dagli Stati Uniti.
Il G8 dei ministri degli esteri contro le provocazioni nordcoreane. Il G8 dei ministri degli esteri di domani e dopodomani a Londra respingerà il comportamento provocatorio della Corea del Nord fa sapere il portavoce del ministero degli Esteri russo Alexander Lukashevich sottolineando che Mosca condivide le preoccupazioni dei partner. “Siamo solidali con gli altri partner nel rifiutare la linea provocatoria e bellicosa di Pyongyang”, ha spiegato in un’intervista all’agenzia di stampa statale Ria. “Allo stesso tempo – ha aggiunto – non dobbiamo rinunciare agli sforzi politici e diplomatici”. La tensione nella penisola coreana è ad “un livello molto alto, riconosciamo che la situazione è tesa e potenzialmente volatile – hanno ammesso le fonti Ue in un briefing con i giornalisti a Bruxelles, preannunciando la possibilità di nuove sanzioni – ma non siamo sull’orlo di un conflitto armato, la nostra valutazione è che esiste un rischio limitato di un conflitto armato”. Piuttosto, quello che si teme, hanno sottolineato le fonti europee, “è un errore di calcolo o un incidente provocato” in una situazione che è caratterizzata da “un alto grado di imprevedibilità”. Detto questo e ricordato che l’Ue “non ha capacità sul terreno”, le fonti hanno detto di “fidarsi di quello che ci dicono i nostri partner nella regione”, in particolare la Corea del Sud, che “non ritiene imminente la minaccia” di Pyongyang. Pertanto, “al momento non stiamo considerando alcuna evacuazione – hanno detto le fonti, ricordando che sette Paesi europei hanno una rappresentanza diplomatica (Germania, Svezia, Regno Unito, Bulgaria, Romania, Polonia e Repubblica ceca) – La questione adesso è di disinnescare la tensione“. Quanto all’atteggiamento della comunità internazionale, le fonti hanno sottolineato come sia della “massima importanza mostrare una posizione unita”, per dire che “le minacce non funzionano e che la Corea del Nord deve tornare al tavolo del negoziato”.
Ban Ki-moon: ” Attuale livello di tensione pericoloso”. ”L’attuale livello di tensione’ è molto pericoloso: un piccolo incidente, provocato da un calcolo o un giudizio sbagliato, potrebbe scatenare una situazione incontrollabile”. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon a Roma, si dice “profondamente preoccupato” dagli sviluppi della crisi delle Coree e appellandosi, ancora una volta, a Pyongyang affinchè “freni le provocazioni”. Ban Ki-moon, che ha sottolineato diparlare da segretario generale dell’Onu benché sia un cittadino sudcoreano, si è quindi soffermato sul distretto a sviluppo congiunto coreano di Kaesong, chiedendone “la riapertura” essendo “il progetto di cooperazione di maggior successo” tra le due Coree. Ban, ricordando di aver parlato della crisi della penisola coreana già con le autorità cinesi mentre il tema sarà al centro dell’incontro, giovedì prossimo, con il presidente Barack Obama, ha infine chiesto “ai Paesi vicini che esercitino la propria influenza sulla Corea del Nord’’ affinchè ponga fine alla sua “retorica provocatoria”.
I lavoratori nordcoreani hanno disertato Kaesong. Intanto a dimostrazione che le provocazioni di Pyongyang proseguono arriva la notizia che i lavoratori nordcoreani del distretto coreano a sviluppo congiunto di Kaesong non si sono presentati al lavoro. “La Corea del Nord deve finirla con il suo comportamento sbagliato e fare la scelta giusta per l’interesse del futuro dei coreani” ha affermato la presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, durante una riunione dell’esecutivo, definendo come molto negativa la decisione di Pyongyang di bloccare le attività nell’area industriale di Kaesong.
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