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Cosentino si costituisce nel carcere di Secondigliano

Cosentino ha scelto il carcere napoletano di Secondigliano. I carabinieri di Caserta e la Dia, su delega dei pm Antonello Ardituro e Alessandro Milita si stanno occupando dell'esecuzione delle due ordinanze di custodia emesse per i reati di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali e corruzione aggravati.

Entra in cella "da persona innocente". Attende la fine di "un calvario di cui non riesco a comprendere la necessità". Condanna "la camorra" come la "forma più nefasta di illegalità". E chiede ai suoi cari "e al buon Dio la forza per superare questo baratro".

A metà mattina il deputato uscente del Pdl Nicola Cosentino si è costituito a Napoli, nel carcere di Secondigliano. A suo carico c'erano due ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Poche ore prima, nella sua ultima serata da uomo libero, Nicola Cosentino aveva rotto il silenzio. E, assistito dai suoi avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, aveva scritto quindici righe in cui pesano parole come "angoscia", "dolore", "estraneità a gravi fatti". È stato il suo commiato, il suo messaggio a politica e giustizia. Prima di finire dietro le sbarre: addosso l'accusa di essere "referente", cioè il volto istituzionale, di Gomorra.

L'ora X doveva scattare nel pomeriggio, al termine dei lavori di insediamento del nuovo Parlamento. E invece Cosentino ha anticipato. E fino all'ultimo non si sapeva dove si sarebbe consegnato. "Cosentino non vuole comunicare il luogo: lo deve alla propria dignità e al rispetto per il dolore dei familiari", sottolineano i legali. Ma la scelta era ristretta a poche opzioni: Secondigliano e Benevento. E a scelto il carcere napoletano. Montone e De Caro confidano ora nel Tribunale del Riesame, che giovedì prossimo esaminerà la richiesta di revoca. Cosentino è ormai imputato in due processi a Santa Maria Capua Vetere.

Nel primo, relativo all'emergenza rifiuti così come ricostruita dai pm Milita e Narducci, Cosentino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, essendo ritenuto il "referente politico" del clan dei casalesi. Uno scenario confermato durante gli interrogatori in aula da parte di diversi pentiti della holding criminale. Nel secondo dibattimento, legato all'inchiesta battezzata "Il principe e la (scheda) ballerina" firmata dai pm Ardituro, Sirignano, Conzo, Curcio e Woodcock, l'ipotesi è di corruzione e reimpiego di capitali illeciti, con l'aggravante di aver favorito lo stesso clan. Imputazioni che Cosentino respinge ancora una volta, nettamente, nel messaggio che segna ieri un passaggio ineludibile della sua immagine pubblica, oltre che della sua vita.

Scrive Cosentino: "Quando la Procura della Repubblica ordinerà l'esecuzione delle misure cautelari sarò, ancora una volta, responsabilmente pronto a rispettare la decisione, mettendomi fisicamente a disposizione dall'autorità. Rimane forte in me la fiducia nella magistratura, che alla fine di questo lungo percorso, un calvario del quale non riesco a comprendere la necessità, sono certo riuscirà a riconoscere la mia estraneità ai gravi fatti che mi vengono addebitati". Aggiunge: "Una fiducia testimoniata da tutte le mie scelte processuali, per una celere definizione dei dibattimenti, che riposa sulla consapevolezza d'aver sempre rifiutato patti o compromessi con le forze più oscure che hanno infettato vita e società nei nostri territori, anche evitando ogni consapevole relazione con soggetti che hanno deciso di prendere la strada dell'illegalità nella sua forma più aggressiva e nefasta, quella della camorra".

"Il dolore e l'angoscia che comprensibilmente mi accompagnano in queste ore sono amplificati dal pensiero che non posso non rivolgere e mantenere costante a mia moglie ed ai miei figli, colpiti oltre ogni immaginazione dagli eventi. Chiedo a loro e al buon Dio la forza per superare questo baratro con dignità ed uscirne poi con restituita integrità. Chiedo, a tutti gli altri, un po' di rispetto".

E sul suo caso si accende ancora la battaglia politica. Piovono anche attacchi. Al sindaco de Magistris (che aveva detto: "Non brindo, ma giusto che vada in carcere"), risponde frontalmente Amedeo Laboccetta (altro inquisito eccellente). "A de Magistris, affetto da paranoia investigativa  -  dice  -  consiglio di portare rispetto per un uomo che con dignità sta affrontando un momento assai difficile; mentre lui, dopo i disastri prodotti in magistratura e quelli fatti da sindaco di Napoli, ha ancora la faccia tosta di parlare". Anche Gianni Lettieri, capo dell'opposizione in Comune, auspica che "Cosentino affronti i suoi processi da uomo libero".


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